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CULTURA POLITICA

TITOLO

UmanesimoEcosocialista e Costituzione italiana di Luigi Fasce
  250 caratteri massimo
DATA 01/09/2025
LUOGO Genova


Anticipo che la tesi di questa relazione è sostanzialmente che l’ECOSOCIALISMO di Kohei Saito che solo di recente ha acquisito il riconoscimento di rilievo mondiale, si ritrova già nella Costituzione italiana.

In quanto psicologo psicanalista particolarmente sensibile alla dimensione politica e sociale facente riferimento al socialista viennese Alfred Adler primo collaboratore di Freud e successivamente sulle orme di Erich Fromm autore tra i tanti libri di cui i due qui più pertinenti “Psicanalisi della società contemporanea” (5) e sopratutto “L’Umanesimo socialista” (6) ) scritto con lungimirante critica a Marx nel 1965 che ritengo integrabile con l’Ecosocialismo di Saito. Mi preme altresì inquadrare la mia relazione all’interno di una riflessione sulle radici più profonde dell’agire umano che a mio avviso si trova nel libro “Sapiens da animali a dèi” di Yuval Noah Harari (12) di cui cito l’essenziale in funzione al nostro specifico discorso.

L’immensa varietà delle realtà immaginate che inventarono i Sapiens e la conseguente varietà di modelli comportamentali sono le principali componenti di quelle che chiamiamo “culture”. Una volta avviate, le culture non cesseranno mai di mutare e svilupparsi, e le loro alterazioni inarrestabili costituiscono ciò che noi chiamiamo “storia”.
La Rivoluzione cognitiva, di conseguenza, segna un punto di svolta: quello in cui la storia dichiarò la propria indipendenza dalla biologia. …
Dalla Rivoluzione cognitiva in avanti le narrazioni storiche sostituiscono le teorie biologiche come nostro mezzo primario di spiegare lo sviluppo di Homo sapiens. Per comprendere la nascita del cristianesimo o la Rivoluzione francese, non è sufficiente capire quali siano le interazioni tra geni, ormoni e organismi. E’ necessario prendere in considerazione anche l’interazione fra idee, immagini e fantasie.
Questo non significa che Homo sapies e la cultura umana diventino esenti dalle leggi biologiche. Siamo sempre animali, e le nostre capacità fisiche, emotive e cognitive sono sempre modellate dal DNA. Le nostre società umane sono costruite partendo dagli stessi mattoni su cui si erano edificate le società dei Neanderthal e degli scimpanzé, e più esaminiamo questi mattoni – sensazioni, emozioni, legami familiari – meno differenza riscontriamo tra di noi e le altre scimmie. …
Le differenze significative cominciano a presentarsi solo quando arriviamo a mille-duemila individui tali differenze si fanno sorprendenti.
Se si cercasse di riunire migliaia di scimpanzé in piazza Tienanmen, nella basilica di San Pietro o nella sede delle Nazioni Unite, il risultato sarebbe un pandemonio.
I Sapiens, invece, si radunano regolarmente a migliaia in questi poti. Insieme, essi creano modelli ordinati – quali reti commerciali, celebrazioni di massa e istituzioni politiche – che non avrebbero mai potuto creare in una situazione di isolamento.
La vera differenza tra di noi e gli scimpanzé è il collante dei miti, che lega insieme grandi numeri di individui, di famiglie e di gruppi. Questo collante ci ha resi padroni del creato. Naturalmente ci occorreva possedere altre abilità, come la capacità di creare e usare utensili. La manifattura di utensili, è di per sé poco significativa se non è accompagnata dalla capacità di cooperare con molti altri individui. Com’è possibile che noi oggi disponiamo di missili intercontinentali dotati di testate nucleari mentre 30.000 anni fa avevamo solo bastoni con punte di selce ? Albert Einstein aveva un’abilità manuale molto meno sviluppata di quella di un antico cacciatore-raccoglitore. Però la nostra capacità di cooperare con grandi numeri di estranei è migliorata straordinariamente. La punta di lancia fatta con la selce veniva fabbricata in qualche minuto da una singola persona, che contava sul consiglio e sull’aiuto di pochi amici intimi. La produzione di una testata nucleare moderna richiede la cooperazione di milioni di persone che non si conoscono e vivono in luoghi diversi del pianeta – dagli operai che estraggono il minerale d’uranio nelle profondità della terra ai fisici teorici che scrivono le lunghe formule matematiche per descrivere le interazioni delle particelle subatomiche.>
(Sapiens da animali a dèi – Breve storia dell’umanità pag. 52,53,54)

Ebbene è su questo presupposto psicologico immaginativo che caratterizza il Sapiens che abbiamo posto le basi, tra le tante, anche dell’ideologia socialista di cui rimando alla storia della sinistra dello storico del socialismo Giuseppe Tamburrano (22)

NB
"Ideologia. Sistema di idee, di opinioni che costituiscono una dottrina politica o sociale, o che ispirano gli atti e le scelte di un partito, di una classe sociale, etc. Azioni che si basano su una precisa ideologia.
Nel linguaggio moderno, specialmente a partire da Marx, dottrina che riceve forza, più che dalla verifica obiettiva dei suoi asserti, dagli interessi che la sostengono e dai fini pratici che persegue. (Enciclopedia-Corriere della sera, Rizzoli, Larousse)
(«Ideologie politiche: avvertimenti di nuove possibilità di vita. - Guido Calogero, Difesa del Liberalsocialismo ed altri saggi, Milano, Marzorati, 1972).
(in Luigi Fasce Politiche costituzionali per le riforme pag 17-18 capitolo ideologie)

Dopo i trenta anni gloriosi della socialdemocrazia del secolo scorso sappiamo l’atroce crisi in cui come socialisti siamo caduti dopo il 1989 complice la dirigenza europea convertita al neoliberismo portando discredito persino alla parola socialismo. Periodo di sofferenza che dura oramai da più di trenta anni. Per una disamina circostanziata segnalo MicroMega n.6/2019.
Solo di recente siamo in presenza di una nuova “narrazione” autenticamente socialista riemersa fortunosamente sullo scenario mondiale da quando Kohei Saito ha reinterpretato l’ideologia marxista in senso ecologista alla luce di due recentissimi saggi: “Ecosocialismo di Karl Marx” (20223) e “Capitalismo nell’antropocene” (2024)

Pensiero politico di Kohei Saito essenzialmente compendiato nell’intervista da Roberto Ciccarelli.

«La crisi ecologica è provocata dal capitalismo, sono necessarie più eguaglianza e sostenibilità ambientale». (https://sbilanciamoci.info/marx-era-ecologista-ve-lo-spiego/)

«Marx era ecologista, ve lo spiego»
INTERVISTA. L’economista giapponese Kohei Saito, autore di ”L’ecosocialismo” di Karl Marx: «La crisi ecologica è provocata dal capitalismo, sono necessarie più eguaglianza e sostenibilità ambientale»
«Il successo di questo libro è un esempio del bisogno di idee radicali e della crescita del dibattito marxista tra i movimenti ambientalisti – ci ha detto in un collegamento via Zoom dal Giappone – Anche i marxisti possono imparare molte cose dall’ecologia. Il pensiero critico del capitalismo e la riflessione critica sulla crisi ecologica possono essere fusi nell’ ecosocialismo e fare un passo verso la giustizia, la sostenibilità, la libertà, la lotta contro la disuguaglianza, la sopravvivenza umana, il futuro del pianeta.
...Permette di comprendere gli effetti distruttivi del capitalismo anche fuori dalla fabbrica, soprattutto tra i poveri che vivono vicino alle centrali a carbone e soffrono per l’inquinamento, perdono la loro terra a causa del clima anomalo, della siccità, degli incendi, la loro esistenza assomiglia a quella dei poveri di due secoli fa. Tutte queste persone formano una sorta di proletariato ambientale e possono avere lo stesso interesse a proteggere il pianeta, a lottare contro il capitalismo, a partecipare a un nuovo tipo di movimento socialista del XXI secolo.>
(https://sbilanciamoci.info/marx-era-ecologista-ve-lo-spiego/)

Prospettiva galvanizzante dopo le tragiche sconfitte del socialismo europeo e internazionale dopo la caduta dell’URSS e conseguente tradimento della dirigenza massima del socialismo europeo che con Blair e Schroeder hanno imboccato la “falsa terza via” pressoché conversione totale al neoliberismo a cui sono stati prontamente proni anche i socialisti italiani e pure i comunisti italiani, ecco con la rivisitazione del pensiero marxista in chiave ecologista di Kohei Saito finalmente il viatico per la ripartenza del socialismo mondiale che guarda al futuro.

L’elemento centrale del Kohei Saito pensiero è certamente quello di essere pervenuto all’approdo ecologista del marxismo industrialista, “crescitista”, sviluppismo all’infinito senza tenere in alcun conto dei “danni collaterali” rivelatasi col senno di poi una ecatombe ambientale a cui ha contribuito anche l’URSS, fattosi capitalismo di Stato, che ha rincorso l’avverso modello capitalista occidentale oramai nella odierna versione neoliberista.
I piani quinquennali dell’URSS per la crescita industriale imposta dal potere pubblico centralizzato con in mano totalmente tutti i mezzi di produzione sappiamo bene cosa ha prodotto escalation di armamenti nucleari per avere una bomba di più di quelle USA.
Quasi nulla la produzione per il soddisfacimento di futili beni materiali di uso comune, abbinata a controllo capillare e repressione violenta contro qualsivoglia opposizione.
Dopo il 1989 la reazione del muto sentire del popolo russo ancora radicato al conservatorismo religioso così come dei Paesi satelliti all’interno della cortina di ferro a cui si sono aggiunti i rigurgiti nazionalisti si è rivelato pensiero di destra estrema, attualmente spina nel fianco della Ue dei 27. Ne è sortito un mix di neoliberismo progressista da un lato e dall’altro lato di neoliberismo conservatore autocratico alla Orban.

A questo proposito le parole testuali di Saito:”Non è forse vero che l’ex Unione sovietica ha operato enormi distruzioni ambientali per inseguire a tutti i costi la crescita economica ?“ (pag. 111 Il capitale nell’antropocene).



Temo che anche l’attuale federazione Russa che ha adottato nella parvenza di forma politica democratica, di fatto autocrazia, permanendo il modello produttivistico neoliberista, ed essendo straricca di petrolio e gas possa credere di non avere alcun incentivo economico per procedere alacremente alla transizione energetica verde.
Eppure con il suo immenso territorio (la Russia è lo Stato più grande del mondo), ma collocato quasi interamente a latitudini pre polo nord. Area ampissima soggetta al fenomeno dello scioglimento del permafrost.
Il permafrost è il terreno gelato, formato da ghiaccio, suolo, roccia, sedimenti, presente in zone polari e montane, che si sta degradando a causa del riscaldamento globale. La maggior parte si trova nell'emisfero nord della Terra, dove copre 23 milioni di km2, in vaste zone della Siberia, del Canada, dell'Alaska e della Groenlandia. Ci possono essere diversi livelli di permafrost: lo strato attivo superficiale che fonde in estate e sul quale cresce la vegetazione; il permafrost sempre gelato; e lo yedoma, un tipo di permafrost formatosi tra 1,8 milioni e 10.000 anni fa, che è ricco di materiale organico.
Cosa succede in caso di fusione? Con la fusione del permafrost aumenta il termocarsismo, fenomeno che crea depressioni e laghi: in pratica le zone cominciano ad assomigliare alle regioni carsiche. Non solo: gli eventi di fusione veloce, come i laghi nati dal disgelo e i più frequenti incendi nella tundra, sono responsabili di emissioni di metano e altri gas serra notevoli.>
(https://www.focus.it/scienza/scienze/permafrost-cosa-accade-quando-si-scioglie)

Pertanto anche la Russia dovrebbe essere preoccupatissima per l’incombente ecatombe climatica e fare, per il bene comune del suo popolo e più in generale per il bene dell’umanità la sua parte per evitarla.
E invece attualmente la Russia di Putin del tutto assorta nella guerra contro l’Ucraina si disimpegna dalla realizzazione dell’agenda 30 e dal percorso previsto dall’ONU di cui alla imminente COP30 in Brasile.
E nel panorama mondiale cosa succede in Cina ?

in questo scenario distopico la divaricazione tra il modello socialista cinese e quello capitalista occidentale si accentuerebbe drammaticamente. La Cina continuerebbe il suo percorso verso una prosperità condivisa attraverso la settimana lavorativa di 36 ore, l’eliminazione delle mansioni pericolose e ripetitive e l’innalzamento generale delle condizioni di vita, mentre l’Occidente precipiterebbe in una forma di barbarie tecnologica che renderebbe le disuguaglianze attuali un ricordo nostalgico di tempi più egualitari. La Cina potrebbe allora divenire il modello di riferimento globale dimostrando che un’alternativa è possibile. La scelta tra questi due scenari non è predeterminata dalla tecnologia, ma dalle lotte politiche e sociali che si svilupperanno durante il decennio attuale. Non si intravvedono terze vie per il futuro dell’umanità.
(https://www.circolocalogerocapitini.it/ecologia_det.asp?ID=545)



La Repubblica popolare ha reso l’ecologia e la salvaguardia ambientale un obiettivo politico di primo livello, come d’altro canto esplicitato dal 14esimo Piano quinquennale. Lo stesso Presidente Xi Jinping ha ribadito, in occasione del Leaders Summit on Climate, tenutosi il 22 aprile 2021, che: “La natura vale il suo peso in oro. Proteggere l’ambiente è proteggere le forze produttive; migliorare l’ambiente significa sviluppare le forze produttive. Questa è una semplice verità. È imperativo rifiutare metodi di sviluppo che danneggiano o addirittura distruggono l’ambiente e pratiche che mirano a interessi a breve termine a scapito dell’ambiente. Dobbiamo seguire la corrente della rivoluzione tecnologica e della trasformazione industriale di quest’epoca, cogliere le enormi opportunità di sviluppo generate dalla transizione verde e valorizzare il ruolo trainante dell’innovazione nei nostri sforzi miranti a favorire la ristrutturazione e la riqualificazione economica, energetica e industriale, al fine di garantire uno sviluppo economico e sociale sostenibile basato sulla protezione dell’ambiente a livello planetario”. Il concetto di “civiltà ecologica” (生态文明, shēngtài wénmíng) è in effetti diventato centrale nelle politiche di Pechino. In questo senso, la Repubblica popolare ha fatto passi da gigante per quanto concerne la trasformazione di se stessa in “colosso Green”. Secondo i dati della Global Energy Monitor, Pechino sta sempre più consolidando la propria leadership nello sviluppo di energie rinnovabili. A testimonianza di ciò, si consideri che in Cina è stata installata una potenza di più di 180 GW di solare e di 159 GW di eolico. Per quanto riguarda le emissioni di CO2, la Nazione sta affrontando il problema incrementando la produzione di veicoli elettrici e sostituendo i mezzi pubblici con motore termico con quelli elettrici. Questo provvedimento ha permesso a città come Shanghai e Shenzhen di ridurre di molto il tasso di smog presente nell’aria. Inoltre, fondamentale è stata l’introduzione di nuove tecnologie come i cosiddetti “Air Cleaner”, torri di aspirazione che, filtrando e purificando l’aria, permettono di rimetterla in circolazione completamente pulita. Conseguenza diretta di queste applicazioni sono le significative migliorie che riguardano la qualità dell’aria nelle città. A Xian, per esempio, la costruzione di una di queste gigantesche torri ha permesso di purificare il 15% dell’aria all’interno della stessa. Questi risultati, estremamente positivi, hanno determinato la realizzazione di nuove torri di purificazione in altre città cinesi come Shanghai e Guangzhou. Per quanto riguarda invece l’ambito legato ai motori a combustione interna, nel 2024 l’azienda Weichai Power è riuscita a sviluppare un motore diesel avente un impatto ambientale inferiore rispetto ai modelli precedenti realizzati dalla stessa azienda. Questo ha determinato notevoli passi in avanti in termini di ricerca e sviluppo nel settore della sostenibilità ambientale. Il motore, infatti, ha un’efficienza termica pari al 53,09%, battendo così il precedente record del 2022.>
(https://www.geopolitica.info/ecologia-cina-ieri-ed-oggi/)


Purtroppo in piena era trumpista anche il capitalismo occidentale neoliberista o l’attuale regressivo modello mercantilista (USA-Ue) sta rendendo problematica la transizione energetica. Gli sforzi dell’ONU con Agenda 30 come percorso virtuoso da fare sono sostenuti solo dagli Stati che non si sono genuflessi all’imperialista america first di Trump.


Noi socialisti possiamo ancora contare in Europa sul socialista spagnolo Sanchez che recentemente ha presenziato alla conferenza dell’Internazionale socialista a Istambul e in Inghilterra a Corbyn in procinto di fare nascere a un nuovo partito socialista per la pace e ambiente.

Ma possiamo anche sperare nei BRICS+ quando ribadiscono il sostegno a “una riforma completa delle Nazioni Unite, che includa anche quella del Consiglio di sicurezza e che chiedono di “riformare l'attuale architettura finanziaria internazionale” per renderla “più inclusiva”.


Comunque sia la conversione ecologista del tardo Marx qui citato lascia spazio a una interpretazione aperta se lo stesso Kohei Saito afferma realisticamente:

<2.Non un ritorno alla natura, ma una nuova logica.
Per evitare malintesi, tuttavia , è importante ribadire che le argomentazioni dell’ultimo Marx non mirano ad abbandonare vita e tecnologie cittadine pr tornare a una società rurale e comunitaria. Non è più qualcosa di fattibile.”.(pag. 263 Il capitale nell’antropocene.)

<19.Economia, politica e ambiente: la trinità da innovare.
Rinnovare la democrazia è diventato un compito sempre più importante. E questo perché l’uso del potere statale è oramai indispensabile se vogliamo affrontare i cambiamenti climatici.
In questo libro abbiamo sostenuto che la base del comunismo è nel “comune” vale a dire in una gestione orizzontale e condivisa dei mezzi di produzione, diversa dalla proprietà privata o da quella statale. Il che non significa però rifiutare il potere dello Stato. Al contrario, considerando la necessità di sviluppare infrastrutture e promuovere la produzione industriale, rifiutare la modalità di soluzione rappresentata dallo Stato sarebbe quasi una follia. … Per evitare che gli ordini arrivano dall’alto, siano esperti o politici, è essenziale promuovere la partecipazione attiva dei cittadini e sistematizzare un processo attraverso cui le loro opinioni vengono raccolte dallo Stato.> (pag. 287 Il capitale nell’antropocene)

Kohei Saito abbonda di riferimenti ad altri autori radicali critici del capitalismo odierno: Rifkin, Money, Piketty, Klein, Latouche, ma oltre che A.Negri (Il nuovo ordine della globalizzazione) nessun altro italiano citato, di riferimenti alla nostra Costituzione nemmeno l’ombra che l’Italia si è dotata nel 1948 dopo la seconda guerra mondiale.
Neppure citato il compagno Giorgio Galli e il suo libro lungimirante. (7) che qui mi piace condividere almeno la presentazione.
Descrizione
Per due ragioni: perché i cittadini controllano poco e male il potere politico, e sono schiavi di quello economico (come dimostra la storia degli ultimi due secoli, sino alla crisi attuale); e perché i fattori razionali ne hanno emarginati altri, propri del nostro patrimonio collettivo (emozioni, archetipi, antichi saperi).
Questo libro si colloca nella corrente di pensiero che sottolinea le difficoltà. Racconta come siamo giunti a una situazione critica, nel corso dei millenni, con uno sviluppo iniziato con Erodoto per giungere a Rawls, Bauman, e Beck.
Questa situazione critica ci pone di fronte a un bivio, che il maggior politologo dello scorso secolo, lo statunitense Robert Dahl, pone in questi termini: la democrazia dei nostri successori non sarà quella dei nostri predecessori; cambierà comunque. O evolverà verso una maggiore partecipazione dei cittadini al controllo del potere (politico ed economico); o subirà una involuzione sempre più oligarchica, con il potere esercitato da esigue minoranze, sempre più ridotte.>


Analisi problematica di alto profilo ancora di assoluta attualità


Ebbene care compagne e cari compagni intendo qui colmare in quanto italiano la lacuna di Saito a proposito dei contributi dei nostri AA italiani e in special modo sulla dis-conoscenza della nostra Costituzione.

Nel mio libro “Politiche costituzionali per le riforme” (2018) si storicizza il cambiamento di paradigma, in peggio, da Repubblica Italiana fondata sul Lavoro e annessi Principi Fondamentali (da art. 1 a art.12) e Rapporti economici (da 35 a 47): il modello economico che fino agli anni ottanta del Novecento consentiva programmazione economica di cui sono qui note le lombardiane “riforme di struttura”, provocando la rottura traumatica degli anni 90 del Novecento con sostituzione di costituzione materiale secondo modello economico-finanziario neoliberista, il tutto compendiato nel Trattato prima di Maastricht (2992) e poi con suggello finale di Lisbona (2009).
Il paradosso di questi ultimi 30 anni, complici i partiti politici della sinistra storica europea socialista (Blair – Schroeder) e comunista in Italia (D’Alema-Occhetto), di essersi appiattiti al dogma neoliberista attuando con leggi ordinarie programmi e conseguenti radicali politiche di governo in un quadro di sistema istituzionale liberaldemocratico ma lasciando dormiente il modello economico previsto dalla Costituzione.

Segnalo per chiarire meglio questa ultima affermazione dell’anomalia tutta italiana per la quale la Costituzionale è stata “rimossa” in alcune parti, vedi modello economico di cui a citato titolo terzo e per quanto riguarda le politiche monetarie, il tutto ingabbiato nel modello ideologico neoliberista con vertice del governo della Ue.

In verità la sola modifica costituzionale approvata da parte del Parlamento è stata fatta su proposta del Governo tecnico Monti (novembre 2011 al 28 aprile 2013) sostenuto da una ampia trasversale coalizione di forze politiche comprensiva del PD: (Wikipedia)

E pur tuttavia permane la scissione tra Costituzione potenzialmente attiva e la Costituzione reale neoliberista tuttora in atto che è possibile sciogliere con solo il voto, se ribadisco, una coalizione di forze politiche di sinistra costituzionale vincesse le elezioni con il programma di riattualizzare la Costituzione in ogni sua parte perché metterebbe in discussione in radice l’impianto neoliberista di questa Ue oramai obsoleta con proposte del governo italiano di sinistra (finalmente in alleanza con Sanchez capo di governo in Spagna) di riforma radicale della nuova Ue nel segno di cooperazione, pace e neutralità.
Noi dobbiamo esserne parte promotrice

Però c’è anche da segnalare la bella sorpresa

L’8 febbraio 2022 il Parlamento ha definitivamente approvato il disegno di legge che prevede la modifica di due articoli della Costituzione: l’art. 9 e l’art. 41. L’articolo 9 si allarga alla tutela dell’ambiente, della biodiversità, degli ecosistemi e degli animali. La modifica all’articolo 41, invece, sancisce che la salute e l’ambiente sono paradigmi da tutelare da parte dell’economia, al pari della sicurezza, della libertà e della dignità umana.

Penso sia di estremo interesse sapere che questa modifica è stata fatta sotto il governo Draghi che è stato in carica dal 13 febbraio 2021 al 22 ottobre 2022.

Presumo che ragioni di questo “miracolo” sono dovute il fatto che nel 2022 tutto l’Occidente da USA a Ue erano concordi per l’attuazione della Agenda 30 dell’ONU.
Comunque sia è la prova che la Costituzione è ancora attiva e può essere, se c’è la volontà del potere politico (Governo nazionale o di Regione) di richiamarla all’onorato servizio.
Noi dobbiamo ribattere fino allo sfinimento su questo chiodo.

Per chiarezza cercherò qui di seguito, esemplificando, di segnalare che alcune delle significative proposte, ottime in generale per tutto il resto del mondo, siano peraltro già acquisite dalla Costituzione italiana:

<19.Economia, politica e ambiente: la trinità da innovare.
Rinnovare la democrazia è diventato un compito sempre più importante. E questo perché l’uso del potere statale è ormai indispensabile se vogliamo affrontare i cambiamenti climatici.
In questo libro abbiamo sostenuto che la base del comunismo è nel “comune”, vale a dire in una gestione orizzontale e condivisa dei mezzi di produzione, diversa dalla proprietà privata o da quella statale. Il che non significa però rifiutare il potere dello Stato. Al contrario, considerando la necessità di sviluppare infrastrutture e promuovere la trasformazione industriale, rifiutare le modalità di soluzione rappresentata dalla Stato, sarebbe quasi una follia. L’anarchismo non è in grado di affrontare la crisi climatica. Nello stesso tempo, però, fare completamente affidamento all’autorità comporta il pericolo di cadere nel maoismo climatico.
Ed è proprio per questo che il comunismo rappresenta l’unica scelta possibile.
Per evitare di cadere in una forma di governo dove gli arrivano dall’altro, siano esperti o politici, è essenziale promuovere la partecipazione attiva dei cittadini e sistematizzare un processo attraverso cui le loro opinioni vengono raccolte dalla Stato.
A questo scopo, è necessario ampliare il campo di ciò che è “comune”, anche se con la premessa del potere centrale, allargare la democrazia al di fuori del parlamento a includere la dimensione produttiva. Un esempio sono le cooperative, la proprietà sociale e la “civitizzazione” (cfr il sesto capitolo).> (pag. 287-288 Il capitale nell’antropocene)
Ma anche, di assoluta attualità:
<...Il punto chiave di ciò che è “comune” è che le persone gestiscono collettivamente, in maniera autonoma e orizzontale, i mezzi di produzione.
Ad esempio, l’elettricità dovrebbe essere un bene comune. Questo perché nell’epoca moderna non si può vivere senza l’elettricità. Come l’acqua, l’elettricità deve essere garantita come un “diritto umano” e non può essere lasciata in balia del mercato. Il mercato non concede il diritto all’uso dell’elettricità a coloro che non hanno denaro.
...Al contrario, il bene comune punta a far sì che i cittadini recuperino il controllo sull’energia, a creare pratiche sostenibili per una gestione che renda facile per le persone a parteciparvi. Un esempio è la diffusione di energia rinnovabile attraverso le comunità energetiche e le cooperative elettriche a gestione diretta da parte dei cittadini. Per assonanza con la privatizzazione, chiameremo questo processo di “civitizzazione”. (pag. 206-207 Il capitale nell’antropocene)

Un ottimo promemoria, anche con spunti suggestivi su cui meditare, che però per noi italiani sono già sostanzialmente acquisiti in Costituzione dal 1948 e con le recentissime modifiche di cui art.9 e 41 che qui voglio ricordare solennemente.

è dedicata ai diritti e ai doveri dei cittadini (rapporti civili, rapporti etico-sociali, rapporti economici, rapporti politici); la seconda parte all’ordinamento della Repubblica. Il risultato ottenuto è stato una sintesi virtuosa del sistema politico repubblicano liberaldemocratico
e di un avanzato modello economico, previsto dal Titolo III (rapporti economici) in cui il potere pubblico ha la gestione assoluta della Moneta, la maggioranza delle banche e preminenza sul potere economico-finanziario privato. Un significativo contributo di idee
e valori è stato dato alla Costituzione dagli esponenti del Partito d’Azione.1 Sgombrando la mente da controproducenti dogmatismi ideologici superati dalla storia, c’è da sperare finalmente che la Costituzione, in particolare per quanto riguarda il modello economico previsto dal Titolo III, possa diventare Manifesto e documento programmatico di una costituenda forza politica: è l’unica alternativa realizzabile al fine di contrastare efficacemente l’attuale modello economico-finanziario neoliberista che ha spossessato gli Stati della Ue anche delle politiche monetarie, il bene comune per eccellenza.
L’impianto complessivo della Costituzione definisce dunque un quadro istituzionale liberaldemocratico, ossia una tripartizione bilanciata dei poteri (Deliberativo, Esecutivo, Giudiziario) fondata sul principio basilare del Lavoro di cui all’art.1.

Per approfondimenti vedi lo scritto di Riccardo Lombardi
(www. circolocalogerocapitini.it/libri/RL1943_IlPartitodAzione.pdf.)

Armiamoci ora di affilato sapere costituzionale; esponiamo e commentiamo alcuni significativi articoli della Costituzione centrati sul Lavoro per formulare un programma di vere riforme costituzionali.

Art.1: «L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul Lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione». Anche se si è stato preferito, dopo un lungo dibattito, il concetto di “fondata sul Lavoro” invece di quello di “fondata sui lavoratori”, non c’è dubbio sulla preminenza della tutela dei lavoratori e della giustizia sociale rispetto alla assoluta libertà capitalista dei mercati.

Art. 2: «La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale». L’articolo rimanda ai diritti universali dell’uomo dell’ONU e indica, oltre lo scopo di istruire, il modello di cittadino che la scuola italiana dovrebbe formare.

Art. 3: «Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese».

L’articolo 3, secondo Nadia Urbinati, è una sintesi incomparabile del liberalsocialismo. Infatti nel primo comma è contenuta l’essenza del pensiero liberale, ossia la difesa della libertà individuale dei cittadini, e nel secondo comma troviamo la giustizia sociale, senza la quale non c’è libertà, sintesi del pensiero socialista.

Art. 4: «La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al Lavoro e promuove le condizioni che rendono effettivo questo diritto. Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società». Si tratta di un articolo incredibilmente alto, certo utopico, che presuppone un cittadino evoluto e del suo processo evolutivo prevede un aiuto dallo Stato. Si vuole qui, nel primo comma, ribadire specificamente il diritto dei cittadini al Lavoro. Il secondo comma assegna al singolo cittadino la scelta della propria attività, a lui più congeniale, per concorrere alla completa realizzazione di sé a seconda delle inclinazioni personali.

Art. 9
La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica [cfr. artt. 33, 34].
Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione.
Tutela l’ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni. La legge dello Stato disciplina i modi e le forme di tutela degli animali.


Art. 11
L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo.

L’intero Titolo III - Rapporti Economici (dall’art. 35 all’art 47) è il nostro modello economico, geniale sintesi del pensiero cristiano sociale, mazziniano, socialista e comunista, alternativo al modello neoliberista. Soffermiamoci su alcuni articoli che qualificano la specificità del modello economico:

Art. 41
L'iniziativa economica privata è libera.
Non può svolgersi in contrasto con l'utilità sociale o in modo da recare danno alla salute, all’ambiente, alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana.
La legge determina i programmi e i controlli opportuni perché l'attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali e ambientali [cfr. art. 43].


Art. 42: «La proprietà è pubblica o privata. I beni economici appartengono allo Stato, ad enti o a privati. La proprietà privata è riconosciuta e garantita dalla legge, che ne determina i modi di acquisto, di godimento e i limiti allo scopo di assicurarne la funzione sociale e di renderla accessibile a tutti. La proprietà privata può essere, nei casi preveduti dalla legge, e salvo indennizzo, espropriata per motivi d’interesse generale. La legge stabilisce le norme ed i limiti della successione legittima e testamentaria e i diritti dello Stato sulle eredità».

Art. 43: «A fini di utilità generale la legge può riservare originariamente o trasferire, mediante espropriazione e salvo indennizzo, allo Stato, ad enti pubblici o a comunità di lavoratori o di utenti determinate imprese o categorie di imprese, che si riferiscano a servizi pubblici essenziali o a fonti di energia o a situazioni di monopolio ed abbiano carattere di preminente interesse generale». Tutto il sistema delle grandi imprese, delle partecipazioni statali (comprese le banche di interesse pubblico), si reggeva su questi articoli della Costituzione.

In forza dell'art. 43 della Costituzione è stata di recente approvata la legge sui consorzi industriali dal CONSIGLIO REGIONALE TOSCANO
Michele Gambirasi, (il manifesto 22.12.2024)

Ancora di assoluta attualità

(https://ilmanifesto.it/alta-sabina-un-patto-anti-spopolamento)

Art. 45: «La Repubblica riconosce la funzione sociale della cooperazione a carattere di mutualità e senza fini di speculazione privata. La legge ne promuove e favorisce l’incremento con i mezzi più idonei e ne assicura, con gli opportuni controlli, il carattere e le finalità. La legge provvede alla tutela e allo sviluppo dell’artigianato».

Questo articolo ha trovato piena attuazione con la legge Marcora (Legge 27 febbraio 1985, n. 49) al tempo in cui ancora la Costituzione orientava il modello economico in senso sociale; attualmente attivo sebbene fortemente ridimensionato.


Art. 46: «Ai fini della elevazione economica e sociale del Lavoro in armonia con le esigenze della produzione, la Repubblica riconosce il diritto dei lavoratori a collaborare, nei modi e nei limiti stabiliti dalle leggi, alla gestione delle aziende.»

(file:///C:/Users/luigi/OneDrive/Documenti/2025/FASCE%20POLITICHE%20COSTITUZIONALI/Interno_Fasce_17.pdf)

Ho lasciato per ultima la citazione dell’art. 47 quello che chiude il Titolo Terzo Rapporti Economici, eccolo:

Favorisce l'accesso del risparmio popolare alla proprietà dell'abitazione, alla proprietà diretta coltivatrice e al diretto e indiretto investimento azionario nei grandi complessi produttivi del Paese.>
Mentre il secondo comma si integra perfettamente con il restante degli articoli che sanciscono a tutto tondo, per dirla con Mariana Mazzucato l’italico “Stato imprenditore” tradotto con erroneo titolo in italiano con “Lo Stato innovatore” ( ), a onor del vero lasciatoci in eredità dal famigerato ventennio nazionalsocialista che oltre a IRI (soppresso da Prodi) ma anche da Eni, INPS, INAIL, ecc. ecc. ha consegnato all’italico “Bene Comune” anche la Banca d’Italia.
Ebbene per l’’interpretazione del primo comma, pur sempre significativo, ho dovuto dedicare il capitolo Banche, moneta, finanza e debito pubblico. (pag. 153)
Nel forziere dell’IRI in cui c’erano banche e istituti finanziari che costituivano il patrimonio della Banca d’Italia, è stato completamente svuotato dagli Amato, Prodi, D’Alema, Bersani, Veltroni e infine con Enrico Letta in allora presidente del consiglio che ha eliminato statuto della banca d’Italia in mano pubblica riducendolo a filiale esecutiva del mostro giuridico privatistico della BCE.
Di questa omertosa preparatoria della conversione successiva neoliberista nessun dibattito è mai avvenuto nel Parlamento italiano.
Sebbene della problematica Banca d’Italia con le sue funzioni in ambito monetario, credito e finanza negli anni 0ttanta del Novecento sia stata riportata, malamente, dagli organi di stampa.
L'evento, che aveva portato a un duro scambio di battute a distanza tra i due, e le cui ragioni riguardavano la contestuale separazione in atto tra tesoro e Banca d'Italia (avviata nel luglio del 1981), ebbe conseguenze tali da culminare nella caduta del secondo governo Spadolini e nella formazione del quinto governo Fanfani.> (https://it.wikipedia.org/wiki/Lite_delle_comari)
Ovviamente partita persa da parte del compagno galantuomo Rino Formica per la deriva sottotraccia del socialismo europeo verso l’approdo neoliberista compiuto dopo il 1989 come ben sappiamo.
Resta resta pur sempre da realizzare l’obiettivo di fondo:
Dei risvolti monetari in Costituzione italiana, pur presenti in Marx in Ecosocialismo di Kohei nessuna citazione.
Invece la moneta o denaro è stato il pensiero costantemente espresso nei libri Luciano Gallino:
“Con i soldi degli altri. Il capitalismo per procura contro l’economia”, Einaudi, Torino 2009
“Finanzcapitalismo. La civiltà del denaro in crisi”, Einaudi. Torino 2011
“Il colpo di Stato di banche e governi. L’attacco alla democrazia in Europa”, Einaudi. Torino 2013.
Ma ne ha scritto anche il compagno Giorgio Ruffolo nel suo libro “Testa o croce. Una breve storia della moneta” (21)


Tuttavia dopo l’esaustiva denuncia segnalata resta pur sempre la necessità di proporre una soluzione, il cui appiglio si trova ancora una volta nella Costituzione, al primo comma dell’art. 47 che sancisce che lo Stato “ disciplina, coordina e controlla l'esercizio del credito” , sebbene da esplicitare come ho cercato di fare.
Dunque fare pervenire la tradizione del socialismo all'attualità dell'ecosocialismo già inscritto nella Costituzione Italiana e su queste basi spronare a formare la coalizione tra le forze politiche di sinistra costituzionale con il programma di attuare la Costituzione in ogni sua parte e presentarsi vincenti alle oramai prossime elezioni politiche e andare al governo in Italia, per cambiare radicalmente Trattato neoliberista di Maastricht-Lisbona in senso cooperativo e pacifista nonché rivoluzionare statuto BCE da riportare sotto l’egida del Potere Pubblico.

Bibliografia

1) Bobbio N. e F. Pierandrei – Introduzione alla Costituzione. Laterza 1978


2) Fasce L. – Politiche costituzionali per le riforme. Biblion Edizioni. 2018

3) Flores d’Arcais P. e altri AA .– LA SINISTRA NEL MONDO A TRENT’ANNI DALLA CADUTA DEL MURO. Riv. MicroMega n.6/2019

4) Flores D’Arcais P. e altri AA. – LA COSTITUZIONE E I SUOI NEMICI. Passato e futuro di una lotta quanto mai attuale. Riv.n.1/24 MicroMega

5) Fromm. E.
Psicanalisi della societa' contemporanea. Mondadori 1955

6) Fromm E.
L'umanesimo socialista
Dedalo 1970

7) Galli G.– Il pensiero politico occidentale storia e prospettive .B.C.Dalai 2010

8) Giovannini E. (AA.VV: a cura di) - Obiettivo 2030
Come trasformare l'Italia per un futuro sostenibile.
Rubettino 2025

9)Giddens A. La terza via. Manifesto per la rifondazione della socialdemocrazia. Il Saggiatore, 2001


10) Giubilei M. - Reform Europe. Rifondare l'Europa: radici solide per un nuovo domani.
GFE 2025


11) Kohei S. Ecosocialismo – Castelvecchi 2023

12) Kohei S. – Il capitale nell’antropocene. Einaudi 2024

13) Harari Y.N. – Sapiens Da animali a dèi. Breve storia dell’umanità. Bompiani. 2019



14) Klein N. - Una rivoluzione ci salverà. Perché il capitalismo non è sostenibile
Rizzoli 2015

15) Mazzucato M. - Lo Stato innovatore. Laterza. 2014


16) Meadows Dennis. e Meadows Donella (curatori) - I limiti dello sviluppo-VERSO UN EQUILIBRIO GLOBALE Mondadori 1973


17) Montanari P. – I CORPI CIVILI DI PACE Una proposta per l’Europa nella prospettiva di Alexander Langer -. Amazon 2025

18) Morin E., Ceruti M. - La nostra Europa. Raffaello Cortina Editore 2025

19) Padoa-Schioppa E.- Antropocene. Una nuova epoca per la Terra, una sfida per l'umanità. Il Mulino 2021

20) Revelli M. e Altri A. – Contro le due destre. – Futura Editrice 2025


21) Ruffolo G., Testa e croce. Una breve storia della moneta, Torino, Einaudi, 2011.

22) Tamburrano G. - La Sinistra italiana (1892-1992)
Prefazione di Giorgio Benvenuto. Arcadia edizioni.


Sitografia
Salvatore Cannavò (19 Ottobre 2024)

La tesi di Saito Kohei rende semplice qualcosa che appare complesso. È il principale merito del libro, oltre alla forza della tesi esposta. “Non sto proponendo cose da matti”,
(Salvatore Cannavò (19 Ottobre 2024)
(https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2024/10/19/contro-la-distruzione-ambientale-occorre-produrre-di-meno-e-marx-puo-aiutare/7736099/)

La Cina
https://www.circolocalogerocapitini.it/ecologia_det.asp?ID=545

Elenco argomenti

Socio fondatore del Gruppo di Volpedo e del Network per il socialismo europeo .