Se il discorso sul cambiamento climatico si arena ancora sulla contrapposizione tra destra e sinistra, allora ci sfugge la gravità del problema. Jeremy Rifkin, ospite al Festival della Filosofia, è categorico sulla questione ambientale. “Per la prima volta nella storia siamo a rischio estinzione. E’ previsto un aumento di tre gradi centigradi in questo secolo, il che significa la scomparsa da un terzo alla metà delle specie sulla terra. Certo, ci sono stati altri cinque momenti di estinzione in natura, ma sono necessari dieci milioni di anni per recuperare le specie perdute”. Rifkin approfondisce il tema su come passare dalla geopolitica a una politica della biosfera globale che punti sull’immagazzinamento e la produzione delle energie sostenibili.
Dalla eolica alla solare, passando per la geotermica e la biomassa, l’obiettivo è quello di abbattere drasticamente i livelli di surriscaldamento globale usando il progresso high tech per creare energia intergreen, nel rispetto dell’ambiente.
“Fra 25 anni anche cellulari e palmari funzioneranno a idrogeno.
Si calcola che l’Unione europea stanzierà 780 miliardi di euro per la produzione di energie rinnovabili e il biocarburante rappresenta solo una piccola parte del mix, essenziale ma non sufficiente”.
Dunque, qual è la produzione energetica da favorire? “Il grano è da scartare perché richiede un eccessivo impiego di risorse, bene invece la canna da zucchero.
Bisogna anche stimolare l’agricoltura biologica e incentivare gli allevatori a convertire il terreno coltivabile”.
Infatti, è la produzione di carne un’ importante causa del surriscaldamento globale, seconda solo al consumo derivante dalle infrastrutture e dall’edilizia. “Un terzo delle terre coltivabili –spiega Rifkin- è dedicato ai mangimi da allevamento, con una produzione di gas seconda solo ai consumi nelle nostre case, negli uffici e nelle infrastrutture, e incide più dei trasporti.
Se è tassata l’emissione di anidride carbonica, perché non proporre un’imposta sulla carne? Non è indispensabile diventare vegetariani, ma comprendere che siamo onnivori, come ci insegna la dieta mediterranea. Frutta e verdura in quantità e solo una piccola dose di carne nella nostra alimentazione”.
Problemi urgenti che la tecnologia e la coscienza collettiva possono risolvere nella in una “rivoluzione piatta, silente e distributiva”, senza escludere nessuno. E in attesa dell’auto e del palmare a idrogeno anche mangiare più sano può rallentare la nostra presunta estinzione.
Gaia Pardi
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postato da: NonoCielo alle ore 19:51 | Permalink | commenti (4)
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