“LA RIVOLUZIONE ETICA –
da Giustizia e Libertà al Partito d’Azione “
di Vittorio Cimiotta
Prefazione di Nicola Tranfaglia –
Ugo Mursia editore - Milano 2013
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In un momento in cui i partiti implodono travolti dagli scandali e dalla corruzione, il prezioso saggio di Vittorio Cimiotta ripropone l’esempio della tradizione azionista come modello per restituire dignità alla politica italiana.
Quella dignita' che rende incompatibile con la carica di Parlamentare della Repubblica Silvio Berlusconi, ancor prima ineleggibile in quanto portatore di mostruoso conflitto di interessi comprovato irrevocabilmente dalla sentenza del 1 agosto 2013 della Corte di Cassazione che, riconoscendolo frodatore di Stato ed evasore, ha domostrato che tali condotte sono state poste in essere da chi, pur parlamentare e Presidente del Consiglio, disinvoltamente continuava ad occuparsi delle sue aziende, anzi di come frodare i piccoli azionisti e gli italiani.
Nelle principali librerie italiane, ed in particolare in quelle del circuito Feltrinelli, è presente questo volume che Vi invitiamo a leggere e divulgare.
Il libro e' abche un modo per cercare di restituire fiducia e dignita' etico civile agli Italiani.
Cosa occorre per avere fiducia?
Come scriveva Norberto Bobbio, "giusti concetti,una grande esperienza, e soprattutto molta buona volonta’” (N.Bobbio, L’eta’ dei diritti, Einaudi 1991)
Quei giusti concetti che si ricavano dall'esperienza di Giustizia e Liberta' e dell'azionismo di cui scrive l'Amico Vittorio.
Scrisse Giorgio Bocca nel 1999: “sono passati cinquantaquattro anni (ora 68) dalla caduta del Governo Parri che segno’ la fine della brevissima avventura politica del Partito d’Azione; ma l’azionismo resta un partito centrale della politica italiana, un partito virtuale, in gran parte immaginario, l’opposto di tutti i vizi e le debolezze della nazione, di una virtuosita’ giacobina, estranea alla cultura clericale del paese”.
Seguiamo la filosofia del dubbio, proclamiamo la priorita’ dei doveri, rivendicando i diritti e la garanzia della loro effettivita’, proponiamo l’austerita’ e l’uso equilibrato ecosostenibile delle risorse, siamo i “calvinisti” della politica, i fanatici dell’onesta’, gli eretici di una societa’ bigotta, difendendo il pluralismo, il dialogo e la ricchezza della diversita’ che nega la discriminazione.
La nostra presenza e’ una trasgressione permanente in una societa’ acritica e conformista.
Per queste ragioni che rendono attuale e proiettano verso il futuro l’esigenza di colmare un vuoto politico-etico, civile, affinche’ emerga da questo abisso che rischia di inghiottire e sta avviando verso derive populistiche, -personalistiche, demagogiche ed antieuropee la coscienza etico-civile degli italiani, in un contesto di grave degenerazione del sistema dei partiti, e’ importante che il saggio possa essere diffuso e penetrare nel cuore e nella mente degli italiani, risvegliandoli dal sonno della ragione e sprigionando potenzialita’ represse e conseguenti azioni.
Cercando e ritrovando capacità di interpretare il presente e il futuro, nella fedeltà ai valori costituzionali e dello Stato di diritto e l'energia di presentare un'offerta innovativa che rompa decisamente col passato, colmando un vuoto che interpreti che esprima voce e sensibilità affini, diffuse in larghi strati della società, anche latenti e inconsapevoli.
Ricercando, , ritrovando, , affermando:
la consapevolezza che la Libertà - valore primo e supremo sia per gli individui sia per la società tutta - non è tale se disgiunta dall'Equità ,principio che rende possibile la convivenza;
il recupero della centralità delle Regole, della Legalità repubblicana e del Conflitto;
la separazione dei poteri, politico, economico e mediatico, che attualmente sono strettamente intrecciati, inquinando così la dialettica democratica;
la ricostruzione dell'Etica pubblica.
la partecipazione dei cittadini alla vita pubblica per rafforzare le istituzioni e la democrazia rappresentativa, anche mediante una visione strategica di vecchi e nuovi media.
Il libro di Vittorio Cimiotta reca un'epigrafe e una dedica del suo autore: "A tutti coloro che hanno creduto nei valori di Giustizia e Liberta' e del Partito d'Azione, a tutti coloro che hanno lottato e sofferto per l'affermazione di quei valori, a tutti coloro che hanno immolato la loro vita per questi valori".
Rieccheggia quanto scrisse Enzo Biagi sul Corriere della Sera nel 2005: "Giustizia e Liberta', due parole che allora si dicevano col cuore. Per noi il sogno continua".
Il saggio di Vittorio Cimiotta, agile ed aggiornato ad un tempo, pieno di riferimenti storici appropriati, puo' contribuire a consentire alle giovani generazioni di continuare in un percorso ancor vivo e fecondo che ha illuminato la nostra storia nel suo secondo Risorgimento, attraverso la vicenda che ha portato alla nascita della Costituzione della Repubblica.
Il socialismo liberale italiano narrato dall'autore, a partire dalla fondazione di Giustizia e Liberta' nel 1929 a Parigi da Carlo Rosselli e altri fuorusciti e dall'incontro tra giellisti, liberalsocialisti, liberalprogressisti di ispirazione gobettiana, esponenti del liberalismo amendoliano e del Partito repubblicano da cui naccque nel 1942 la breve ma intensa esperienza del Partito d'Azione, si configura come un prezioso insieme di esperienze e testimonianze e come preziosa ideale linea di sintesi, aperta al futuro, tra le esigenze di liberta', cosi' avvertite dalla tradizione liberaldemocratica, e le istanze di giustizia sociale, di elevazione del mondo del lavoro, da cui e' nato il socialismo.
Si tratta per i contemporanei di riempire un vuoto e di ripartire.
Sovvengono attraverso Vittorio Cimiotta i sette punti che nell'agosto 1942 condensarono la piattaforma programmatica del Partito d'Azione: repubblica, piu' ampio decentramento, nazionalizzazione delle imprese di interesse pubblico nel quadro di un'economia "mista", riforma agraria, coinvolgimento dei sindacati nella gestione delle imprese, separazione della Chiesa dallo Stato, federazione europea..
L'ideale di democrazia ininterrotta e laica senza aggettivi, di un partito moderno per la democrazia italiana, sintetizzato nel 1945 da Augusto Monti nel suo opuscolo "Attualita' del Partito d'Azione", rivive nelle pagine del libro di Cimiotta, attraverso l'analisi puntuale della storia, del pensiero e dell'azione di GL , del Partito d'azione e dell'azionismo, e anche attraverso la galleria di personaggi che lo conclude, i nostri "maggiori" :da Giorgio Agosti a Pilo Albertelli, Aldo Aniasi,Emanuele Artom, Dante Livio Bianco, Piero Calamandrei, Guido Calogero, Tristano Codignola, Francesco De Martino, Vittorio Foa, Alessandro Galante Garrone,Duccio Galimberti, Aldo Garosci,Guido De Ruggiero,Guido Dorso, Emilio Lussu, Leone Ginsburg, Piero Gobetti, Ugo La Malfa, Riccardo Lombardi, Ferruccio Parri, Carlo Rosselli, Nello Rosselli, Ernesto Rossi, Manlio Rossi Doria, Gaetano Salvemini, Altiero Spinelli, Giorgio Spini, Silvio Trentin, Leo Valiani, Franco Venturi, Vindice Cavallera, Paolo Vittorelli, Bruno Zevi.
Contro il "sovversivismo", e aggiungiamo noi, la radicale inadeguatezza e insufficieza delle classi dirigenti, gia' raccontato da Piero Gobetti e Antonio Gramsci, accompagnato da permanenti trasformismo, clientelismo, corruzione, il libro mostra la strada di una rivoluzione etica annunciata, preconizzata e voluta da quelle persone, il cui lascito e' ancora vitale per la rinascita di un'autentica sinistra democratica.
Come scrive Vittorio, potra' nascere cosi' "un nuovo mondo, un nuovo umanesimo" repubblicano e laico: "l'Italia che verra'.
Il seme puo' forse dar frutti , come preannunciato anche dalla iniziativa promossa da Italia Spazio Libero a luglio 2013 in concomitanza con l'uscita del libro, attraverso l'appello-invito promosso da 31 Associazioni e personalita' che, richiamandosi a quelle esperienze e a quei principi ideali , ha dato vita ad un network che vuole farsi portavoce unitario di coloro – individui o associazioni o giornali ecc. - che si ritrovano a sinistra in un'area politicamente orfana, che si rifa alle tradizioni laiche, azioniste, liberali, liberalsocialiste, repubblicane, democratiche (www.criticaliberale.it)
Antonio Caputo
Il libro è stato presentato a Torino presso il Centro Studi Piero Gobetti il 24 ottobre 2013 alla presenza dell'Autore
Organizzatori Centro Gobetti- Federgielle
Relazione conclusiva di Vittorio Cimiotta
Gentili Signore, Gentili Signori,
un vivo ringraziamento a tutti voi che mi onorate con la vostra presenza, agli illustri relatori e agli autori delle biografie che hanno dato un prezioso contributo al mio libro. Un saluto particolare alla città di Torino capitale dell’industria e della cultura, cuore dell’antifascismo.
Torino è la città di Piero Gobetti, Leone Ginzburg, Vittorio Foa, Carlo Levi, Augusto Monti, Massimo Mila, Cesare Pavese, Vindice Cavallera, Norberto Bobbio, Carlo e Alessandro Garrone e altri. Questi uomini sono stati una spina nel fianco di Mussolini. Il sale della terra nelle vicende della Resistenza italiana al nazifascismo. Trovarmi in questa città, in questo luogo, nella abitazione che fu di Piero Gobetti mi commuove profondamente!
Il tema centrale del mio libro è la questione morale. Secoli di dominazione straniera in Italia hanno creato sudditi e non cittadini. Piero Gobetti, con la sua “autobiografia della nazione”, ha definito gli italiani portatori di un vizio atavico. Alberto Sordi, con i suoi film, ha interpretato comicamente il carattere di una buona parte degli italiani. “Franza o Spagna purchè se magna” era la giustificazione.
Ancora sopravvive questa anomalia. Si tratta di una sottocultura in cui prevale il fascino della trasgressione delle leggi e l’arte della furbizia.
Tali comportamenti producono benefici individuali e nel contempo danni collettivi. I danni collettivi si pagano in termini di arretratezza civile, morale ed economica della società.
Il paradosso consiste nel fatto che coloro che subiscono il danno, cioè gli individui che formano la collettività, invece di condannare il furbo lo ammirano, lo esaltano e lo applaudono.
La ricchezza e il successo hanno un potere magico di affascinazione tanto grande, per cui, chi lo detiene può sembrare un essere superiore, più intelligente dei comuni mortali e persino esteticamente più bello.
Nell’immaginario collettivo la ricchezza, comunque ottenuta, cancella, purifica come una catarsi ogni colpa, ogni reato. Pertanto, il lupo si traveste da agnello, il despota da liberale, il condannato diventa legislatore.
In un paese dove i malfattori vengono premiati e gli onesti penalizzati, esiste un ribaltamento di valori.
Per tale motivo popoli psicologicamente deboli diventano vittime del primo imbonitore di turno, il quale se detentore di grandi mezzi di comunicazione, oppure, se dotato di forte teatralità espressiva, riesce a plagiare la società.
Siamo gli eredi di questa storia. È il nostro dannato retaggio. A molti italiani manca la coscienza critica, la dignità, la serietà del dovere.
Il problema, a mio avviso, va affrontato alla radice con una feconda opera di educazione civile, morale e culturale. Occorre dare vita ad un nuovo ethos, ad un nuovo costume individuale e sociale. Prima che alla famiglia, alle leggi e alla religione, ogni individuo deve acquisire la consapevolezza di rispondere delle sue azioni al “tribunale” della sua coscienza. Solo così l’uomo diviene il giudice di se stesso in grado di agire secondo l’etica della responsabilità. È stato questo il processo profondo della Riforma religiosa che ha rivoluzionato le coscienze e che, purtroppo, non abbiamo avuto in Italia.
Come regola di vita non ci può essere convivenza civile senza la percezione del destino comune della società, non ci può essere progresso sociale senza la priorità del bene comune su quello individuale.
È questo il messaggio della Rivoluzione etica, sostenuto da questo libro.
Attualmente dilagano la corruzione e il malcostume ed è per questo motivo che con il mio testo ho voluto fare riferimento alla proverbiale alta tensione morale di Giustizia e Libertà e del partito d’Azione. Un esempio necessario per l’Italia contemporanea. Inoltre, con questa opera ho voluto ricordare ciò che hanno rappresentato Giustizia e Libertà e il partito d’Azione nella storia del nostro paese. È la storia di uomini liberi che hanno lottato per la democrazia affrontando arresti, torture, confini, esilio e morte.
Palmiro Togliatti, a suo tempo, affermò che gli azionisti nella lotta di Liberazione pagarono un prezzo molto alto, ancora più alto di quello degli stessi comunisti. Ovviamente i comunisti nella lotta clandestina avevano acquisito maggiore esperienza.
Infatti, questi ultimi, nonostante le atroci torture praticate dai nazifascisti, non conoscendo i veri nomi dei loro compagni e i loro recapiti, se arrestati non potevano in nessun modo tradirli; invece, gli azionisti a causa della loro debole difesa cautelativa risultarono più esposti, individuabili e vulnerabili.
Tra i martiri è doveroso ricordare Duccio Galimberti, Pedro Ferreira, Paolo Braccini, Willy Jervis, Sandro Dalmastro, Emanuele Artom.
Dietro a questi nomi, e a tanti altri nomi meno conosciuti, c’è una vita, ci sono tante vite che per riscattare la dignità affrontarono difficoltà immense.
Ci rammenta Piero Calamandrei la frase gridata prima di mettere la testa nel nodo scorsoio da uno degli impiccati di Carignano, Pietro Mancuso. Lo portano verso il capestro …e quando è sul patibolo grida all’ufficiale tedesco:“Viva l’Italia e Viva la Germania.”
Sorpreso l’ufficiale tedesco gli domanda: “Perché viva la Germania? E lui risponde: ”Si, viva la Germania libera!” “Viva la Germania libera”, “Noi moriamo anche per voi”, disse un altro partigiano ai carnefici tedeschi che stavano per fucilarlo.
Sono episodi che nei momenti di meditazione, quando si placano gli affanni, quando siamo soli dinanzi a noi stessi, quando arriva il momento della verità possiamo sentire una voce. È una voce profonda, accorata. È la voce della coscienza che, come un giudice implacabile, ci domanda: cosa avete fatto della democrazia per cui donammo la vita?
Questa voce risuona dalle carceri dove sono stati torturati i partigiani, dai luoghi sacri delle Fosse Ardeatine, da S. Anna di Stazzema, da Marzabotto, e da ovunque è stato celebrato l’olocausto alla libertà.
È una voce che, dinanzi allo squallore morale, civile e politico attuale, turba profondamente e sprona al risveglio tutte le coscienze.
Con ciò non voglio sottovalutare il contributo delle altre forze antifasciste, in particolare di quella comunista, numericamente più organizzata e numerosa.
La F.I.A.P., (Federazione Italiana Associazioni Partigiane) che ho l’onore di rappresentare, ha promosso convegni alla Casa della Memoria e della Storia di Roma per ricordare Guglielmo Petroni, Gioacchino Gesmundo, Giuseppe Cordero di Montezemolo e tanti altri martiri della barbarie nazifascista.
A quanti, di qualunque appartenenza politica antifascista, che hanno combattuto per la libertà del nostro paese, dobbiamo il nostro ricordo e la nostra riconoscenza.
Quanto è costata questa nostra democrazia? Quanto è costata questa libertà , oggi, oltraggiata e vilipesa?
In questi momenti di crisi morale, politica ed economica, densi di pericoli, dobbiamo essere vigili, dobbiamo salvaguardare i beni supremi della Democrazia e della Costituzione pagati e suggellati con il sangue dei nostri martiri.
Vittorio Cimiotta
Al dibattito hanno partecipato Antonio Caputo, Franco Grande Stevens, Pietro Polito, Franco Sbarberi, Nicola Tranfaglia.
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