Master Internazionale di II livello
in Didattica della Shoah
Gruppo di Studi Ebraici di Torino
Guido Fubini (1924 - 2010),
antifascista, resistente, giurista, scrittore, maestro di libertà, si occupò a lungo della libertà religiosa in Italia e della tutela delle minoranze.
Consigliere dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, fece parte della Commissione che stipulò l’Intesa tra lo Stato e l’Unione delle Comunità Ebraiche, diresse per quattordici anni la “Rassegna Mensile di Israel”. Fu tra i fondatori del periodico torinese di cultura ebraica Ha Keillah.
Il suo impegno politico e civile lo spinse a costituire, insieme ad altri, il movimento Giustizia e Libertà, di cui fu presidente fino alla morte.
Pubblicò, tra l’altro:
La condizione giuridica del’ebraismo italiano (1974, riedito nel 1998);
L’antisemitismo dei poveri (1984);
Lungo viaggio attraverso il pregiudizio (1996);
L’ultimo treno per Cuneo : pagine autobiografiche (1943 – 1945) (1991, riedito nel 2010).
Collaborò a numerose riviste giuridiche e politiche, tra cui “Quaderni di diritto e politica ecclesiastica” e “Il Ponte: rivista mensile di politica e letteratura fondata da Piero Calamandrei”, compilò le voci “Comunità Israelitiche” ed “Ebrei” per il Novissimo Digesto Italiano, (UTET, 1981 e 1982) ed “Enti Ecclesiastici delle confessioni religiose diverse dalla cattolica” per l’Enciclopedia Giuridica (Istituto dell’Enciclopedia Italiana, 1988).
Per informazioni:
tel. 011-55.38.620, 333-21.16.430,
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L’IMPEGNO DI UNA VITA
GIORNATA DI STUDIO
IN MEMORIA DI
GUIDO FUBINI
Domenica 29 maggio 2011
Centro Sociale della Comunità Ebraica
Piazzetta Primo Levi 12, Torino
Programma
Mattino: ore 9.30
Modera e introduce: Gastone Cottino
Franco Segre: Ebraismo e laicità
Anselmo Calò: Il rilancio della “Rassegna Mensile d'Israel”
Dario Tedeschi: La lunga strada per l’Intesa con lo Stato
Stefania Dazzetti: La tutela dei diritti di libertà nei rapporti tra Stato e confessioni religiose
Marco Brunazzi: L’impegno politico: dalla Francia all’Italia
Pranzo: ore 13
Pomeriggio: ore 14.30
Modera: Tullio Levi
Antonio Caputo: Giustizia e Libertà
David Meghnagi: Antisemitismo, antisionismo, pace in Medio Oriente
Alberto Cavaglion: Gli scritti, tra narrazione, ironia e polemica
Gustavo Zagrebelsky e Stefano Levi Della Torre: Dialogo sulla laicità
Conclusioni di Gastone Cottino.
LA GIUSTIZIA E LA LIBERTA' secondo Guido Calogero
Contributo alla giornata di studio di Luigi Fasce – presidente Guido Calogero e Aldo Capitini di Genova (www.circolocalogerocapitini.it)
Ho ritenuto portare questo mio contributo per allargare e approfondire l'argomento “Giustizia e Libertà” scelto da Antonio Caputo per ricordare Guido Fubini, tema che rimanda tanto ai fratelli Rosselli per l'impegno politico, tanto al Guido Calogero filosofo. Per fare questo ho ripreso l'illuminante saggio su “La giustizia e la libertà” scritto da Guido Calogero nel 1943 al confino di Scanno, concetto basilare del pensiero liberalsocialista. Lucida riflessione teoretica svolta in solitudine di Calogero, forse in reazione al contesto storico devastante regime e guerra nazifascista.
Inoltre il presente contributo ha l'esplicita intenzione di vedere legati idealmente Guido Fubini e Guido Calogero che peraltro in vita si sono conosciuti personalmente.
Però, prima di entrare nel merito, per far meglio familiarizzare i lettori con Guido Calogero filosofo del dialogo, propongo alcuni pensieri altamente significativi, bengala che illuminano l'oscurità politica che ancora ci avvolge.
Dialogo
Il principio del dialogo è la sola piattaforma stabile nell’immenso mare storico dell’indefinitività.
Laicità
Laicità non è una filosofia tra le altre filosofie né una ideologia opposta ad altre ideologie, bensì è il principio fondamentale di convivenza di tutte le possibili filosofie e ideologie: una convivenza che può realizzarsi proprio in quanto il laico non pretende mai di possedere la verità più di quanto anche gli altri possano pretendere di possederla.
Civiltà
La civiltà è una successiva neutralizzazione di diseguaglianze, è un generale progresso da ingiustizia a giustizia, da diseguaglianza a uguaglianza. Proprio affermando la disuguaglianza naturale degli uomini bisogna operare contro di essa: l’uguaglianza degli uomini non è una loro natura, è un dovere nostro.
Partiti
" i partiti sono sempre e soltanto due, la destra e la sinistra, il partito della conservazione e il partito delle riforme "
Guido Calogero (Roma 1904 -Roma 1986)
Si tratta ora in estrema sintesi di evidenziare quanto espresso nel saggio “La giustizia e la Libertà”, che fa parte del libro “Le regole della democrazia e le ragioni del socialismo rieditato rnel 2001 da Diabasis con una testimonianza di Norberto Bobbio e curato da Thomas Casadei.
Il saggio avvia la riflessione con le seguenti puntuali domande “Ma che significa, più precisamente, questa unità di giustizia e
libertà ? In che cosa, concretamente, essa si incarna ed articola? Quali sono gli atteggiamenti politici che essa implica, e quelli che, di per sé, essa esclude come incompatibili ?” e ancora “Chi parla di unità della giustizia e della libertà, deve sapere fino in fondo che cosa intende dire.”
Ecco tra le tante specificazioni del suo pensiero in risposta a queste domande il mio personale favore «“Libertà” è infatti , in questo caso, la “libertà politica” del liberismo, laddove “giustizia” è la “giustizia sociale” del socialismo. L'una è il complesso delle garanzie istituzionali poste a difesa dei diritti di uguaglianza politica, l'altro è il complesso delle garanzie istituzionali poste a difesa di uguaglianza economica. … Gli istituti che promuovono la giustizia sociale funzionano tanto meglio quanto più piena è la libertà politica, e la libertà politica risulta tanto più adeguata quanto più vive in un ambiente di vera giustizia sociale. … Perché la libertà si estenda – perché si faccia sempre più larga e comune ossia più giustamente equilibrata fra tutti -, è dunque necessario che si equilibri anche la ricchezza.»
E così continua con le seguenti stringenti argomentazioni.
«Per volere la libertà debbo volere la giustizia, e per volere la giustizia debbo volere la libertà.
Non c'è dunque preminenza della prima sulla seconda, come non c'è preminenza della seconda sulla prima: e non c'è preminenza perchè sono entrambe la stessa cosa, perchè non c'è preminenza dove non c'è differenza! Così, quando certe tesi del liberalismo classico considerano quale unico valore la libertà – attribuendo solo a quest'ultima la natura di concetto puro e di criterio assoluto dell'azione morale, e abbassano il principio e l'ideale della giustizia a criterio subordinato della vita economico-giuridica -, esse sono condotte a questa commiserazione di pregio solo in quanto in un caso pensano alla libertà universale, alla libertà propugnata non per sé ma per tutti, e nell'altro caso guardano invece alla giustizia particolare, al benessere economico rivendicato solo per sé. … La libertà che unicamente può valere come ideale (ci siamo ormai abbastanza attardati su questo punto) è la libertà che a sua volta riconosce le altrui libertà, che si pone come altruistica “equazione delle libertà”.»
Se fino a questo punto del suo ragionamento qualcuno potrebbe concludere che il nostro pensatore è fortemente sbilanciato sul principio di Giustizia-Uguaglianza, dunque in definitiva anch'egli propugnatore del sistema socialista di antica concezione marxista-leninista che in allora si era realizzato in URSS, jamais de la vie, ecco che deve rivedere il giudizio.
«Si può abolire la proprietà privata, e non concludere nulla pei lavoratori, qualora essi non sappiano intervenire nella sua amministrazione. Si può dar loro questa capacità, e non aver più bisogno di quell'”abolizione”, la proprietà essendo confinata già da essa in termini innocui.
Donde la formula meno ingenua: ”abolizione della proprietà privata, ma solo per quel che concerne gli strumenti di produzione”. ...Altra formula incompleta (se anche meno imprecisa) è quella che che chiede l'abolizione dell'industria privata, in quanto implicante uno sfruttamento di lavoro altrui. Quello che importa, infatti, è che sia impedito lo “sfruttamento” … Ma perchè questo sfruttamento sia impedito con efficacia, non è detto che basti trasformare il rapporto d'impiego di Tizio da rapporto privato in rapporto dimpiego pubblico. Anzi può bene accadere che, dipendendo da una grande burocrazia, nei cui concegni non riesca a ficcare affatto lo sguardo. Tizio finisca per essere sfruttato assai di più che se dipendesse da una piccola azienda, di cui più o meno conoscesse il funzionamento e il bilancio.»
Infine quest'ultima riflessione di grande orientamento nell'attuale momento di sconcerto nella sinistra per quanto riguarda il giudizio sul capitalismo e sua genesi in senso socialista delle origini.
«Infine, anche la formula dell'abolizione del capitalismo, non essendo il capitale altro che lavoro coagulato e indebitamente sottratto ai lavoratori proprietari, può ben essere incompleta se con essa non si auspichi che il passaggio del capitale da un padrone a un altro padrone. Perché è chiaro che, se può abolirsi la figura del capitalista (se non altro ammazzandolo, salvo il pericolo che
rinasca …) non può certo abolirsi la struttura del capitale.
… E quand'anche ciò potesse accadere, non sarebbe augurabile che accadesse: perché soppressione del capitale non significherebbe, in questo senso, che soppressione di ogni ulteriore sviluppo della produttività. Il problema, di conseguenza, si riduce solo a questo: al passaggio del capitale da un detentore a un altro detentore. E allora non basta sapere sapere a quale detentore esso viene tolto: bisogna anche sapere a quale detentore vien dato. Non ci si può contentare che esso sia strappato a un padrone, di cui si pensa di poter dire che fu un cattivo padrone. Bisogna anche pretendere che, dopo essergli stato tolto, esso non passi di nuovo a un altro cattivo padrone. Ed ecco, ancora una volta, la necessità del controllo, e quella di considerare adeguatamente, caso per caso, (e di tornare a considerare, e di non cessar mai di considerare) se il suo migliore amministratore possa essere lo stato, o il comune, o l'organizzazione cooperativa o qualsiasi altra forma di collettività, o magari anche, in certi casi, il privato risparmiatore, sia pure controllato debitamente dalla legge e da un opportuno intervento dei lavoratori e dei consumatori.
Sono altresì di estrema attualità in questo mondo globalizzato a egemonia liberista le considerazioni che troviamo in chiusura del saggio.
“Le due condizioni primarie dell'avanzamento sociale: situazione internazionale ed educazione politica.
Tra queste considerazioni generali, due hanno importanza suprema. La prima, com'è evidente, è la situazione internazionale. Non occorre dire che quello stesso principio dell'identità sostanziale della giustizia e della libertà, che serve come direttiva nella situazione dei problemi interni, è altrettanto valido sul piano internazionale. …
Né autorità egemonica, che dia una pace senza libertà, né atomismo nazionalistico che dia una libertà senza pace: bensì spirito di solidarietà ed orientamento federalistico così tra i popoli come tra i singoli, ed organico equilibrio tra le autonomie e l'unità così tra le nazioni come in seno della nazione stessa. In questo senso, s'intende, noi ci sentiamo vicini a tutti questi individui e movimenti e partiti che nelle altre nazioni nutrono la stessa idealità, rendendo possibile, già col loro sussistere ed agire,che essa discenda dal regno dell'irrealizzabile e prenda corpo a poco a poco nella realtà delle cose. …
E perciò il nostro intento dev'essere quello di stringerci ad essi, unirci a loro in una sorta di “internazionale della giustizia e della libertà.” …
La seconda condizione è quella dell'educazione politica, e della sua intensità e diffusione in ogni ambiente sociale.”
Siamo attualmente ancora ben lontani da queste due condizioni che il Calogero ci indicava in quel di Scanno nel lontano 1943. Le condizioni storiche in cui sono state scritte queste parole erano, esse, veramente depressive e funeste, e ciò nonostante il pensatore esortava alla ragionevole speranza.
Dobbiamo prendere in consegna con grande determinazione il testimone di “Giustizia e Libertà” affidatoci dai Rosselli, da Calogero e da Fubini qui particolarmente ricordato. |