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ECOLOGIA

TITOLO

STORIA ITALIANA DELL'ENERGIA ELETTRICA di Luigi Fasce Introduzione Giorgio Boratto Prefazione Enzo Tortello

DATA PUBBLICAZIONE

08/12/2022

LUOGO

lGenova



https://online.fliphtml5.com/qcbxv/exwl/#p=1
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Introduzione
Questo piccolo libro nasce da una ricerca di Luigi Fasce e si rivela un libretto utile anche per fare conoscere la storia dell'ENEL, che è la storia italiana dell'energia elettrica.
Sono passati giusto 60 anni da quando tutte le aziende fornitrici di energia elettrica furono nazionalizzate e nacque l'Enel (acronimo di Ente Nazionale per l'Energia Elettrica); da allora moltissime cose sono cambiate ma bisogna ricordare che quella nazionalizzazione fu di grande impulso per il progresso economico e civile del Paese Italia.
L'energia elettrica fu portata in tutti i piccoli comuni fino allora sprovvisti e la diffusione dell'erogazione elettrica fu il volano per determinare un periodo che si ricorda ancora oggi come 'miracolo economico'.
Luigi Fasce ricorda e arriva alla conclusione che lo stato attuale della produzione e distribuzione dell'energia elettrica è divenuta una giungla che in un certo senso ci ha riportato ad una condizione peggiore cui si trovava l'Italia prima della nazionalizzazione.
L'energia insieme all'ambiente è il tema principale di oggi. Legata all'ambiente viene sempre più impellente il ricorso all'energia cosiddetta sostenibile. A questo proposito è molto apprezzato il contributo in appendice di tre autori: Enzo Tortello - Le energie rinnovabili e le comunità energetiche (5 Agosto 2022); Gianfranco Porcile - Risparmio energetico (novembre 2022) e Giuseppe Fornari - Idee per una comunità energetica rinnovabile di tipo cooperativo a Genova (13 novembre 2022).
I contributi sono ben descritti nella 'prefazione' di Enzo Tortello- Presidente dell'EcoIstituto ReGe
PREFAZIONE
Non c’è oggi quotidiano o rivista che non dedichi un articolo alla transizione energetica. Molti sono i giornalisti che si cimentano nell’affrontare questo argomento. Altrettanti sono gli esperti che sviscerano le varie problematiche sfornando numeri e fornendo previsioni più o meno ottimistiche. Non mancano neanche i pessimisti. Quello che fa questo libro è qualcosa di differente perché inizia con una breve storia del mercato dell’energia elettrica in Italia. La storia sembrerà troppo sintetica agli addetti ai lavori ma potrà dare un’idea a coloro che non sono tanto profondi sull’argomento. L’opinione dell’autore è che la liberalizzazione abbia generato una pletora di Enti e Società che rendono difficile orientarsi in questo panorama, introducendo un certo grado di confusione e di inefficienza. Al di là di ogni discorso è ferma convinzione dell’autore che il clima non possa attendere e che la decarbonizzazione debba partire dai singoli cittadini e dai loro “tetti”.
Seguono poi tre contributi. Il primo di Gianfranco Porcile richiama l’esigenza di ridurre consapevolmente e razionalmente i consumi, tenendo anche in conto la disparità tra le varie regioni del mondo. Non occorre dimenticare quanto si diceva tra tecnici all’inizio del secolo: “ La più importante delle fonti rinnovabili è il risparmio energetico”. Risparmio che si ottiene non solo evitando gli sprechi ma anche aumentando i rendimenti. Il secondo, mio contributo, propone una carrellata generale sulle rinnovabili in Italia e l’importanza nel processo delle Comunità Energetiche Rinnovabili (CER) nella decarbonizzazione. Sole e vento sono le fonti che si aggiungono alle tradizionali risorse idriche e geotermica. La risorsa più frequente per le CER è il solare. Le novità più grosse nel campo normativo, conseguenti al recepimento della norma Europea RED II, sono la possibilità di realizzare comunità con un tetto di potenza di 1 MW ed il confine geografico alla cabina primaria. Vengono inoltre affrontati i problemi dell’accumulo per sopperire alla discontinuità di sole e vento, nonché della stabilità della rete conseguente alla riduzione della inerzia dei gruppi rotanti. Il terzo contributo di Giuseppe Fornari è un’analisi attenta delle potenzialità di una città come Genova di ospitare una Comunità Energetica di Cittadini (CEC). Vengono presi a riferimento impianti di potenza diversa per concentrarsi, partendo dai pannelli solari “da balcone”, su un impianto da 200 kWp, considerato di una potenza già significativa per un impianto dimostrativo.
Si immagina di realizzare tale impianto nel Municipio del Medio Ponente.

In conclusione: buona lettura.

Enzo Tortello
Presidente EcoIstituto ReGe



Da quali fonti viene prodotta l’energia elettrica in Italia?
Il Ministero dello Sviluppo Economico pubblica ogni anno una relazione sulla situazione energetica nazionale e la relazione del 2018 ha confermato l'aumento della domanda di energia del +1,6% rispetto all'anno precedente. Il nostro stile di vita richiede un grande consumo di energia e ha come conseguenza che se ne debba produrre in quantità sempre maggiore, ma come viene prodotta l'energia elettrica in Italia?
Per capire l'energia elettrica dobbiamo innanzitutto parlare di produzione di energia a partire da una fonte che può essere fossile o rinnovabile. In Italia, buona parte della domanda di energia, quasi il 70% del totale, viene soddisfatta dalle fonti fossili, gas naturale e petrolio; le fonti rinnovabili coprono 1/5 del totale ma se facciamo riferimento al solo settore elettrico, la quota di energia elettrica da fonti rinnovabili è stimata intorno al 34,5%, 3 punti percentuale in più rispetto alle stime del 2017.
Ciò significa che le fonti rinnovabili si stanno diffondendo in modo strategico e in vista degli impegni presi per il 2020 sul fronte della decarbonizzazione, non è difficile immaginare che avranno un ruolo e una dinamica innovativa nel panorama del sistema energetico nazionale.
Energia elettrica da fonti fossili
Buona parte dell'energia che produciamo viene generata nelle centrali che bruciano combustibili fossili, soprattutto gas naturale, carbone e olio combustibile; questi combustibili fossili vengono importati dalla Russia, l'Algeria e la Libia, perché il sottosuolo del nostro paese ne è carente.
Anche il petrolio utilizzato per produrre energia elettrica viene importato perché la produzione nazionale è in grado di coprire una percentuale minima della domanda.
Il metodo di produzione e le fonti fossili costituiscono un grave problema per l'ambiente, perché quando le fonti fossili vengono bruciate per produrre energia liberano una grande quantità di CO2 e altre sostanze che alimentano il fenomeno dell'effetto serra e del riscaldamento globale.
Il carbone è in assoluto la fonte fossile più inquinante e anche quella più pericolosa per la salute umana; poi c'è il petrolio e infine il metano. 
Il petrolio, il carbone e il metano, sono presenti sul nostro pianeta in quantità limitata e per questa ragione vengono anche definite fonti non rinnovabili. 
Produrre energia elettrica da fonti rinnovabili
In natura esiste una valida alternativa alle fonti fossili per produrre energia elettrica e questa alternativa è rappresentata dalle fonti rinnovabili, come la luce solare e il vento.
Le fonti rinnovabili, al contrario delle fonti fossili, esistono in quantità illimitata e non si esauriscono. 
Uno dei principali vantaggi di produrre energia elettrica da fonti rinnovabili è che contribuisce a ridurre la dipendenza energetica da altri paesi; l'altro grande vantaggio consiste nel fatto che le fonti rinnovabili non inquinano. 
L'energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili viene anche detta energia green e può essere acquistata esclusivamente dai fornitori di energia green che operano sul mercato libero. 
Visto che entro il 1° luglio 2020 saremo tutti obbligati a passare al mercato libero dell'energia e visto che le problematiche ambientali assumono sempre di più i contorni di un'emergenza naturale e umana, sarebbe importante prendere in considerazione la possibilità di fare qualcosa di concreto e scegliere energia pulita per le nostre case.
Fonte: https://blog.pltpuregreen.it/

PREMESSA

Prima della nazionalizzazione di ENEL chi produceva e distribuiva l’elettricità?
L’ANIDEL (Associazione Nazionale Imprese produttrici Di Energia Elettrica), che raccoglieva le imprese elettriche private in Liguria C.I.E.L.I. : la Compagnia Imprese Elettriche Liguri e le società ad essa consociate. - 1927 (Genova) .

La Nazionalizzazione dell'intero comparto privato delle imprese produttrici di energia elettrica è sancito In forza dalla nostra Costituzione Art. 43.
'A fini di utilità generale la legge può riservare originariamente o trasferire, mediante espropriazione e salvo indennizzo, allo Stato, ad enti pubblici o a comunità di lavoratori o di utenti determinate imprese o categorie di imprese, che si riferiscano a servizi pubblici essenziali o a fonti di energia o a situazioni di monopolio ed abbiano carattere di preminente interesse generale.'

Nel 1962 avvenne la nazionalizzazione delle imprese private produttrici di energia elettrica indennizzate dallo Stato a caro prezzo! L'Ente Nazionale per l'Energia Elettrica (ENEL) ebbe origine con la legge n.1643 emanata il 6 dicembre 1962.
La nazionalizzazione dell'energia elettrica fu uno dei punti programmatici che determinò la nascita del primo governo di centrosinistra del dopoguerra. Ci fu un patto tra Amintore Fanfani della Democrazia Cristiana e Pietro Nenni del Partito Socialista Italiano a far nascere quel governo.

Un po’ di storia

“L’elettricità sarà dello Stato”: sessant’anni fa nasceva Enel

LA STORIA - Nel 1962-1992 l’esperimento ha funzionato: azienda sana, infrastrutture utili e costi bassi per i clienti. Oggi può aiutare il Paese a guidare la transizione o serve altro?
La sera del 6 dicembre 1962 Jader Jacobelli annunciava al tg Rai: “La Camera ha approvato la legge che nazionalizza l’energia elettrica”. Domani ricorrono i 60 anni dalla fondazione dell’Ente Nazionale per l’Energia Elettrica (Enel), un passaggio cruciale nello sviluppo industriale del Paese. La legge istitutiva (n. 1643) prevedeva il trasferimento allo Stato delle aziende elettriche nazionali e la concentrazione delle loro attività in un unico ente pubblico, supervisionato dal ministero dell’Industria. L’Italia si uniformava così a Francia e Regno Unito, che già avevano nazionalizzato l’industria elettrica negli anni 1946-1947.
Circa il 60% del settore elettrico in Italia, prima della nazionalizzazione, era controllato da un “oligopolio elettrico” di gruppi privati operanti prevalentemente nel Centro- Nord: fra tutti la Sade, la Centrale e la Edison. Quest’ultima, nel 1961, era la principale società quotata in Borsa. Il “trust elettrico” privato, a cui si adeguavano le aziende elettriche in capo all’Iri, operava con margini di profitto estorsivi, non garantiva l’universale copertura del territorio e impediva le efficienze di scala implicite in un’infrastruttura unica.
La nascita dell’Enel soddisfò molteplici intenti: portare l’elettricità a 1,2 milioni di abitazioni che ne erano sprovviste, contenere le tariffe e differenziarle per classi di reddito, sviluppare un’unica rete nazionale ad alta tensione e incrementare la generazione di elettricità per l’espansione dell’attività economica.
La centralizzazione del settore elettrico in un soggetto pubblico verticalmente integrato dotò l’Italia di un ulteriore strumento diretto di politica energetica (l’altro era l’Eni), indispensabile per diversificare la produzione elettrica dopo la crisi petrolifera del 1973.
L’Enel trainò la ricerca e la sperimentazione nel nucleare (fino al suo abbandono nel 1987) e fu pioniere nelle rinnovabili.

Nel 1981 completò ad Adrano (in Sicilia) la prima centrale a concentrazione solare termica al mondo capace di produrre e immettere elettricità nella rete nazionale. Nel 1984 entrarono in funzione la prima centrale fotovoltaica nell’isola di Vulcano e la prima centrale eolica in Alta Nurra (Sassari). L’Enel contribuì all’affermazione dell’industria elettrotecnica nazionale, tramite rapporti di fornitura utilizzatore-produttore per centrali elettriche, turbine a gas e componenti varie (con l’Ansaldo) e cavi elettrici (con la Pirelli).
Si è spesso gettato discredito sulla capacità dell’ente pubblico, ma a torto. Nel 1992 Enel era terza al mondo per energia elettrica prodotta e prima per clienti (passati da 13 a 27,8 milioni): maturava ricavi per 29,5 mila miliardi di lire e un risultato d’esercizio in attivo di 234 miliardi. Impiegava 107mila dipendenti (quasi tutti italiani), pur registrando una produttività del lavoro superiore a quella delle aziende elettriche britanniche, tedesche e francesi. Aveva diminuito del 30% il costo reale dell’elettricità per kWh rispetto al 1963.
Dal 1962 al 1992, l’Enel contribuì a portare la produzione nazionale di energia elettrica da 64,9 a 226,2 TWh (289,1 TWh nel 2021). La rete di trasmissione da 380 kV, che nel 1962 non esisteva, nel 1992 era lunga 8.630 Km (11.323 km nel 2021); quella inferiore ai 150 kV diventò più capillare, dai 24.711 Km del 1962 ai 40.621 del 1992 (48.935 Km nel 2021). La penetrazione dell’energia elettrica sul totale dei consumi energetici nazionali passò dal 24,1% al 33,4% (ancora solo 35,2% nel 2020).

Con il decreto n. 333 dell’11 luglio 1992 che trasformò l’Iri, l’Ina, l’Eni e l’Enel in società per azioni, l’ente pubblico per l’energia elettrica intraprese una trasformazione societaria che lo portò in Borsa nel 1999.
Oggi, Enel S.p.A. è una società quotata a controllo statale (il Mef mantiene una quota di maggioranza del 23,6%), in cui è rilevante la presenza dei fondi esteri come BlackRock e Capital Group (con il 5% a testa del capitale azionario).
Negli ultimi 30 anni, Enel ha ricalibrato il suo focus geografico. Mentre nel 1992 era prevalentemente impegnata in ambito domestico (a cui forniva più dell’87% dell’energia elettrica), oggi è una multinazionale operativa in 47 Paesi, con una forte presenza in Spagna e Cile. Solo il 45,7% dei suoi 66.279 dipendenti sono italiani. L’Italia pesa per meno del 30% della capacità elettrica installata del gruppo. Nondimeno, Enel rimane il primo operatore nazionale per generazione e vendita di elettricità, con quote rispettivamente del 18,4% e del 34,5% nel 2021. Ma soprattutto controlla l’85,5% del redditizio segmento della distribuzione: E-Distribuzione vale oltre il 40% degli utili, nonostante rappresenti solo l’8,4% dei ricavi.

Infine, Enel ha mutato la sua struttura operativa, tramite cessioni e diversificazioni: nel periodo 1997-2005, ad esempio, si inserì con Wind nelle telecomunicazioni. L’anno chiave, però, fu il 1999. Il Decreto Bersani che liberalizzava il settore elettrico mise fine all’integrazione verticale di Enel, separando generazione, trasmissione, distribuzione e vendita. La rete nazionale di trasmissione fu trasferita a una società terza (Terna), oggi controllata al 29,9% da Cdp Reti. Enel fu poi costretta a cedere alcuni impianti di produzione per scendere sotto la quota nazionale del 50%.
Al 2008 risale la strategica creazione di Enel Green Power (Egp), che con gli attuali 56 GW di potenza installata rappresenta la principale società elettrica al mondo operante con le fonti rinnovabili.

A Catania, Egp sta trasformando la fabbrica 3Sun nel più grande centro per la produzione di pannelli fotovoltaici in Europa (grazie anche ai fondi del Pnrr). Al contempo però, Enel mantiene in Italia il 35% della sua capacità installata in centrali termoelettriche. Secondo i dati dell’Agenzia europea dell’ambiente, le sole centrali a carbone di Civitavecchia e Brindisi pesavano per il 4,7% del totale delle emissioni nazionali di CO2 nel 2017.
A distanza di 60 anni, l’Italia continua a generare il 59% dell’elettricità con fonti fossili e a importare il 13,4% del fabbisogno. La quota di rinnovabili sul totale dei consumi è ferma a poco sopra il 18% (il target Ue è 45% entro il 2030). Con la crisi energetica che impone di accelerare l’elettrificazione dei consumi, la transizione verde e l’autonomia energetica, lo Stato dovrebbe dotarsi di uno strumento di intervento diretto in ambito energetico. C’è da chiedersi se Enel possa ricoprire questo ruolo nella sua attuale configurazione o se sia necessaria una nuova forma di impresa pubblica energetica che rivalorizzi lo spirito del 1962.

Articolo di SIMONE GASPERIN sul Fatto Quotidiano del 5 dicembre 2022

La liberalizzazione del mercato dell'energia elettrica

La liberalizzazione del mercato dell'energia elettrica diventa operativa con i seguenti passaggi: Legge 8 agosto 1992, n. 359. Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 11 luglio 1992, n. 333, recante misure urgenti per il risanamento della finanza pubblica.
Decreto legislativo 79/99 del 16 marzo 1999 – meglio conosciuto come decreto Bersani – prende nome dall’allora Ministro dell’industria, del commercio e dell’artigianato Pier Luigi Bersani. È particolarmente importante conoscerne i contenuti in quanto, in ambito energetico, è stato uno degli interventi legislativi più importanti avuti nel nostro Paese. (Wikipedia)

Quando ci si riferisce al decreto Bersani, si sta trattando del provvedimento legislativo che, nei fatti, avviò il procedimento di liberalizzazione del mercato dell’energia elettrica in Italia, realizzando la concreta apertura del mercato come fortemente auspicato dalla Comunità Europea. Fu questa la prima parte del cosiddetto pacchetto liberalizzazioni che continuò, sempre per opera di Bersani, nel governo Prodi II, con il decreto Bersani bis che fu decreto legge nel 31 gennaio del 2007.
All’interno di questo primo pacchetto vi fu una vera svolta legislativa: il mercato elettrico italiano era infatti chiuso a partire dal 1962, quando fu realizzato il monopolio da parte di Enel. A partire dal 1999 il mercato è stato invece aperto alla concorrenza, spalancando la porta a numerosi nuovi operatori e contribuendo a creare un sistema molto più competitivo. Precedentemente, tutte le fasi dell’energia erano infatti in mano al monopolista, Enel. Con questa applicazione si è invece realizzato un vero e proprio spacchettamento delle fasi della filiera energetica. Produzione, trasmissione, dispacciamento, distribuzione e vendita sono diventate così autonome e ognuna di esse ha potuto essere liberalizzata, con delle norme create ad hoc per ciascuna. Un minore controllo dello Stato nel processo che porta l’energia a essere usufruita dal cliente finale era, nell’intenzione del legislatore, il procedimento necessario per poter contribuire alla creazione di condizioni più vantaggiose per gli utenti. In più, la fine del monopolio sarebbe stata la base a partire dalla quale poter creare maggiore concorrenza e, conseguentemente, un mercato più competitivo. (Wikipedia)

DOPO LA PRIVATIZZAZIONE ENEL, CHI PRODUCE ELETTRICITA’,
CHI LA DISTRIBUISCE, ENTE REGOLATORE ARERA

Enel S.p.A. (originariamente ENEL è una multinazionale Italiana dell’energia e uno dei principali operatori integrati globali nei settori dell'energia elettrica e gas. Istituita come ente pubblico a fine 1962, si è trasformata nel 1992 in società per azioni[4] e nel 1999, in seguito alla liberalizzazione del mercato dell'energia elettrica in Italia, si è quotata in borsa. Lo Stato italiano, tramite il Ministero dell'economia e delle finanze, ne rimane comunque il principale azionista, con il 23,6% del capitale sociale, al 31 dicembre 2020 (Wikipedia)

Dopo privatizzazione di ENEL ex ente statale, dovette cedere quota consistente di impianti per favorire l’ingresso dei nuovi produttori. Questo l’elenco dei 72 fornitori di energia elettrica che riporta alla situazione precedente la nazionalizzazione delle poche compagnie elettriche che con scusa di competizione virtuosa sono diventate pletoriche e pressoché di impossibile efficiente regolazione da parte di Arera; l'Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente svolge attività di regolazione e controllo nei settori dell’energia elettrica, del gas naturale, dei servizi idrici e del ciclo dei rifiuti, del telecalore (teleriscaldamento e teleraffrescamento). È un’autorità amministrativa indipendente, che opera per promuovere la concorrenza e l’efficienza nei servizi di pubblica utilità e per tutelare gli interessi di utenti e consumatori.

Il collettore unico di tutte queste fonti si trova all'indirizzo internet:
https://fornitori-luce.it/compagnie

Trasmissione e Dispacciamento dell’Energia

La trasmissione e il dispacciamento dell’energia hanno subito un percorso inverso, più monopolizzante; si è infatti ritenuto più idoneo concedere a un solo soggetto il compito del dispacciamento dando tuttavia la possibilità, a più fornitori, di poter intervenire nella fase di trasporto dell’energia elettrica.
Sulla base di ciò è stato creato il GRTN (Gestore della Rete di Trasmissione Nazionale) per la gestione dell’operatività delle infrastrutture di rete. Successivamente si è creata una società proprietaria della concessione di tali infrastrutture, cioè della gestione e del controllo affinché tutti i produttori potessero avere lo stesso trattamento nell’accesso alla rete: così, nacque Terna. Nel 2004 Terna è diventata completamente autonoma da Enel ed è così scomparsa la necessità di una gestione terza della rete. L’anno successivo il GRTN ha perciò cambiato le proprie funzioni diventando il GSE (Gestore dei Servizi Elettrici). Parallelamente si ebbe la nascita di ulteriori attori quali il GME (Gestore del Mercato Elettrico), AU (Acquirente Unico) e RSE (Ricerca sul Sistema Energetico) (https://fornitori-luce.it/filiera/guida/mercato/decreto-bersani)
NDR; GME ha in carico la gestione economica del mercato elettrico e deve assicurare un’adeguata disponibilità delle risorse energetiche; AU ha l’obiettivo di approvvigionare l’energia elettrica per i clienti domestici e le PMI che ancora non sono passati al mercato libero; RSE ha in carico tutte le attività di ricerca e sviluppo del settore elettrico, incluse quelle sperimentali.

Distribuzione e Vendita di Energia Elettrica
La distribuzione di energia ha subito una suddivisione su base geografica, con delle ripartizioni su scala regionale e, talvolta, provinciale. Ciò ha fatto sì che molte regioni abbiano visto la nascita di più soggetti sul territorio per la distribuzione e che grandi municipalizzate locali abbiano dovuto svolgere delle divisioni delle proprie attività (tale processo ha preso il nome di unbundling). Ciò ha portato alla nascita, per esempio, di e-Distribuzione. Per quanto concerne la vendita si ha avuto, invece, il maggiore cambio. La liberalizzazione del mercato ha infatti concesso a numerosi operatori di potersi presentare sul mercato, con un progressivo passaggio che ha portato alla divisione tra il Servizio di Maggior Tutela e il Mercato Libero.

Certificati Verdi: Decreto Bersani e Fotovoltaico

Il Decreto Bersani è stato inoltre precursore per quanto riguarda l’incentivare l’utilizzo di fonti rinnovabili e la produzione da impianti rinnovabili (fotovoltaico, biomassa, solare, eolico, etc). Nel decreto è sancito che ciascun produttore immetta ogni anno nella rete una percentuale di energia rinnovabile pari al 2% di quella prodotta o importata nel precedente anno. Chi non è in grado di adempiere a ciò deve comprare i certificati verdi, riconosciuti dal GSE ai produttori di energia rinnovabile.
La liberalizzazione del mercato dell’energia è comunque ancora in atto. Il passaggio totale dal servizio di maggior tutela al mercato libero di luce e gas, previsto per luglio del 2019, è stato slittato a data ancora incerta (si parla dell'estate 2020 ma anche del 2022) a seguito del decreto Milleproroghe del Governo Conte. (Aggiornato il16/09/2021)
(https://fornitori-luce.it/filiera/guida/mercato/decreto-bersani)
(https://www.arera.it/it/consumatori/consumatori_ele.htm)
Alle imprese di produzioni se ne aggiungono altre che possono essere anche imprese di produzione oppure no.
Servizio dei cittadini e del territorio questi sono i principali fornitori: Enel Energia; Plenitude Eni; Edison; Iren Luce Gas; Sorgenia; A2a Energia; Gruppo Acea
Questa l’intera intricata galassia dei fornitori in perenne competizione tra di loro per accaparrarsi l’utente
immagine tratta da: https://www.prontobolletta.it/elenco-fornitori-energia-elettrica-e-gas/
Questo il caotico sistema a cui siamo giunti nello specifico mercato dell’elettricità, dopo le privatizzazioni in Italia dell’intero settore energia – bene di interesse pubblico monopolio naturale - in cui dobbiamo comunque agire con obiettivo prioritario aumentare percentuale di rinnovabili in particolare fotovoltaico e eolico, a maggior ragione temendo che a causa siccità in corso si possa determinare il crollo della produzione fonte idroelettrica.
In attesa di un governo in Italia che rispettoso della Costituzione renda nuovamente pubblico l’intero settore energetico! Risolte le questioni tecnologiche restano i vincoli burocratici che ostacolano l’installazione di impianti eolici e fotovoltaici
Vediamo i nodi da sciogliere

COMUNITA´ ENERGETICHE RINNOVABILI (CER)
Ragioni, obiettivi, leggi e esperienze, vademecum orientativo di Angelo Tartaglia

Come si costituisce una CER in 7 mosse
1) incontro informativo con i soggetti interessati
2) raccolta delle adesioni di partecipazione
3 verifica dei confini della cabina secondaria (primaria) e progetto preliminare
4) studio di fattibilità con partner tecnico
5) definizione di ruoli, statuto e costituzione legale
6) realizzazione dell’impianto da energie rinnovabili (ns.caso fotovoltaico)
7) richiesta al GSE di attivazione della Comunità energetica.

All'indirizzo sotto indicato è visibile il video di Angelo Tartaglia
(https://fb.watch/h7A0plD-yE/)

Fermo restando i finanziamenti europei attivati (PNRR)
Le leggi promulgate dal Parlamento italiano di riferimento
DECRETO LEGISLATIVO 8 novembre 2021, n. 199
Attuazione della direttiva (UE) 2018/2001 del Parlamento europeo e del Consiglio, dell'11 dicembre 2018, sulla promozione dell'uso dell'energia da fonti rinnovabili. (21G00214)
note: Entrata in vigore del provvedimento: 15/12/2021 (Ultimo aggiornamento all'atto pubblicato il 05/08/2022)
(GU n.285 del 30-11-2021 - Suppl. Ordinario n. 42)
https://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2021/11/30/21G00214/sg
https://www.normattiva.it/uri-res/N2Ls?urn:nir:stato:2021;199~art25!vig
Comunità Energetiche
https://ecquologia.com/comunita-energetiche-il-testo-del-decreto-in-consultazione/
https://www.mite.gov.it/bandi/consultazione-pubblica-attuazione-della-disciplina-la-regolamentazione-degli-incentivi-la
https://www.mite.gov.it/sites/default/files/archivio/bandi/consultazione_pubblica_DM_energia.pdf

Attuazione della disciplina per la regolamentazione degli incentivi per la condivisione dell’energia di cui all’articolo 8 del decreto legislativo 8 novembre 2021, n.199 (Comunità energetiche e sistemi di autoconsumo – impianti di potenza fino a 1 MW)
Modulo per la consultazione predisposto dal Ministero Ministero dell’ambiente e della sicurezza energetica da inviare entro il 12 dicembre 2022 con risposte fornite da EcoIstituto ReGE
file:///C:/Users/Fasce/Documents/2022/ECOISTITUTO%20DOSSIER/EcoIstituto%20RE-GE%20-%20compilato%20modulo_adesione_consultazione_DM_energia%20rispostabis.pdf

Inoltre hanno partecipato alla consultazione:
Legambiente, Rete delle Comunità Energetiche Rinnovabili e Soldali, Kyoto Club, Comunità
Energetica Rinnovabile e Solidale di Napoli Est, Coordinamento FREE (Fonti Rinnovabili e Efficienza Energetica),
Comunità Energetica Rinnovabile Ricetto – CERRicetto, Comune di Tito, Associazione Culturale BLab, Forum Disuguaglianze e Diversità, Associazione Italiana
Medici per l’Ambiente (ISDE Italia), Comune di Serrenti, Federazione per l'Economia del Bene Comune in Italia, Next – Nuova Economia per Tutti,
ADICONSUM APS (Associazione Difesa Consumatori), Adesso Trieste, WWF Italia, Sisifo Società Benefit, Vivi Piano del Lago Sport SSD Srl, Comunità Energetica
Rinnovabile Solisca, GECO – Green Energy Community, AESS – Agenzia per l’Energia e lo Sviluppo e Sostenbile, Comune di San Giovanni Ilarione, Associazione Culturale
Greenaccord Onlus, I Borghi Più Belli d’Italia, Associazione “Verso il Futuro”, Comune di Ferla, Comunità Energetica CommOn Light.

Regione Liguria
- in attesa nuovo piano energetico rinnovabili
- approvata legge CER
Testo legge
http://www.semplificazione.regione.liguria.it/files/ddl_39_2022.pdf
https://www.genova24.it/2022/11/comunita-energetiche-rinnovabili-nuova-legge-in-liguria-procedure-piu-semplici-e-apertura-alle-imprese-325440/

Comuni liguri in cui sono state realizzare alcune CER: Savona - Genova - Sestri Levante

Comuni sotto i 5.000 abitanti
Per quanto riguarda i piccoli comuni sotto i 5.000 abitanti c’è da segnalare l’iter burocratico agevolato e contributi economici per completamento della CER

Risorse in campo

SORGENIA:Interessante programma che individua il tetto della tua casa e stima quanta energia elettrica puoi produrre con il sole che lo illumina.
https://fotovoltaico.sorgenia.it

IKEA: Impianto Fotovoltaico chiavi in mano.

Conclusioni

Il completamento della rete di CER su tutto il territorio Ligure e nazionale, non è ancora sufficiente a erogare energia elettrica per famiglie uffici pubblici e privati nonché imprese, occorrono altri mega impianti su stabilimenti e edifici pubblici nonché impianti agrovoltaici il tutto integrati con impianti eolici su creste montane e in mare.


Il diagramma a torta sopra descritto deve diventare nel più breve tempo possibile composto dalle sole due fonti: Rinnovabili e Metano, possibilmente
con Rinnovabili prevalenti e in progressiva rapida eliminazione del Metano. Nella fase di transizione sarà ancora necessario l’uso del metano in particolare
per industrie fortemente energivore (acciaierie, cementifici, vetrerie, ecc.) pertanto come annunciato in convegni pubblici da Federacciaio occorre predisporre
tecnologie per cattura e trasformazione della CO2 per preminente obiettivo di non oltrepassare il punto di non ritorno in atmosfera e così evitare collasso e
cronico sconvolgimento climatico mondiale.

NdR:
a) la CER si basa sul principio di autonomia tra i membri e sulla necessità di prossimità con gli impianti di generazione; la CER può gestire l'energia in diverse forme (elettricità, calore, gas) a patto che siano generate da una fonte rinnovabile;

b) la CEC non prevede i principi di autonomia e prossimità e può gestire solo l'elettricità, prodotta sia da fonte rinnovabile sia fossile.

In appendice documentazione

1) Enzo Tortello - Le energie rinnovabili e le comunità energetiche (5 Agosto 2022)
2) Gianfranco Porcile - Risparmio energetico (novembre 2022)
3) Giuseppe Fornari - Idee per una comunità energetica rinnovabile di tipo cooperativo a Genova (13 novembre 2022)

COMUNITA' ENERGETICHE
di Enzo Tortello
(5 Agosto 2022)

Introduzione sulle energie rinnovabili
Ecoistituto di Reggio Emilia e Genova e il Circolo Zenzero hanno organizzato, a partire dall’autunno 2021 per arrivare all’estate 2022, un ciclo di conferenze dedicate alla transizione ecologica ed in particolare alla transizione energetica. I programmi fissati dalla Comunità Europea sono quelli noti (riduzione delle emissioni del 55%, rispetto ai livelli del 1990, entro il 2030 e raggiungimento della neutralità climatica entro il 2050). L’obiettivo è particolarmente sfidante anche perché implicito nell’obiettivo c’è non solo la trasformazione quantitativa da fossile a rinnovabile del parco delle centrali esistenti ma c’è l’inevitabile incremento della richiesta di energia e la trasformazione ad elettrico di molte altre utenze quali l’alimentazione delle auto, delle navi in sosta nei porti e in prospettiva anche delle nostre cucine. Il “vettore” elettrico è di gran lunga il più diffuso ed è destinato ad incrementare la sua presenza, anche se comincia a fare capolino l’idrogeno, vettore su cui anche il PNRR intende investire molto. Le principali fonti rinnovabili cui l’Italia intende fare ricorso sono il solare e l’eolico. L’idraulica è una fonte che in Italia è già molto sfruttata, e ne vediamo i problemi in questo momento di siccità. Inoltre, mentre gli impianti ad acqua fluente sono tout-court destinati alla generazione, gli impianti di pompaggio (con bacini) sono destinati all’accumulo e sono preziosi per compensare (almeno in parte) di notte o in mancanza di vento l’assenza inevitabile di produzione delle rinnovabili. Per quanto riguarda la generazione da moto ondoso, le attuali soluzioni tecniche non sarebbero in grado, in Italia, di garantire un apporto significativo. Parlando di energie rinnovabili due punti devono essere ben chiari. Primo: l’accumulo, già ricordato. I momenti di non produzione sono inevitabili e pertanto occorre avere una “riserva” di energia cui attingere. Gli impianti ( idraulici) di pompaggio svolgono proprio questa funzione: in presenza di eccesso di generazione, l’acqua dal bacino inferiore viene riportata al bacino superiore (pompaggio). In caso di necessità di energia l’acqua viene fatta fluire dal bacino superiore a quello inferiore (turbinaggio). Solo per la cronaca, i gruppi possono essere “binari” nel caso la macchina idraulica possa funzionare sia da turbina sia da pompa o “ternari” nel caso di presenza sia della turbina sia della pompa (coassiali).
Il secondo punto è costituito dalla perdita di stabilità della rete. I gruppi rotanti convenzionali hanno una inerzia in grado di assorbire, entro un certo limite, le variazioni di carico, senza perdere il sincronismo. I sistemi eolici e solari si interfacciano con la rete mediante convertitori statici e non hanno, di per sé stessi, la capacità di rispondere a improvvise variazioni di carico, come i gruppi rotanti convenzionali. Parallelamente in caso di corto circuito manca la capacità di sostenere il corto causando l’allargamento dell’area coinvolta nel guasto.
Un altro aspetto importante, infine, è costituito dalla rete. Le caratteristiche ambientali e geografiche favoriscono l’installazione di grossi parchi eolici (“wind farm”) e grandi “campi” fotovoltaici al Sud. In questo caso necessita mettere mano anche alla rete di trasmissione che va rinnovata ed integrata pena l’impossibilità di trasporto dell’energia (già capita oggi nel caso di alcune centrali convenzionali) e le elevate perdite. Questo è un monito ad investire contestualmente anche nella rete.
Per avere un ordine di grandezza del fenomeno “rinnovabili” è importante segnalare come l’attuale parco di impianti solari ed eolici in Italia ammonti a 31 GW e Elettricità Futura, un’associazione di grandi aziende come Enel e A2A, ha scritto al governo di essere pronta ad installare 60 GW di solare ed eolico in 3 anni a patto che vengano immediatamente rimossi i vari veti di Soprintendenze e Regioni. Quale riferimento di confronto si segnala, inoltre, che l’installato (tutte le fonti) in Italia era di 120,42 GW nel 2020.
Le Associazioni di categoria lamentano dunque la difficoltà a procedere a causa degli impedimenti burocratici ma non va dimenticata l’opposizione di alcuni Ambientalisti alla realizzazione di molti di questi impianti per questioni paesaggistiche.
La soluzione delle Comunità Energetiche Rinnovabili è certamente un’opportunità interessante e può aiutare a portare a termine la transizione, ma non è scevra da problematiche.
Certamente i vantaggi sono almeno un paio.
Prima di tutto viene superata la sindrome NIMBY (Not In My Back-Yard), poi vengono drasticamente ridotte le perdite di trasmissione .
Prima di addentrarsi nel tema delle Comunità Energetiche Rinnovabili vale la spesa ricordare che se dal punto di vista giuridico la nascita delle comunità energetiche è molto recente in Italia ma i primi prototipi nel nostro paese risalgono addirittura a fine Ottocento. Si tratta spesso di cooperative sorte in località di montagna per garantirsi, attraverso la produzione locale, il necessario approvvigionamento energetico.
La prima in assoluto si può considerare la SEM – Società Elettrica in Morbegno, fondata in Valtellina nel 1897. Ancora oggi la società operativa produce energia mediante otto impianti idroelettrici della potenza installata di 11 MW e rifornisce circa 13000 utenti.

Comunità Energetiche Rinnovabili
Cos’è una Comunità Energetica Rinnovabile? Con questo termine si intende un'associazione tra cittadini, attività commerciali, pubbliche amministrazioni locali o piccole e medie imprese che decidono di unire le proprie forze per dotarsi di uno o più impianti condivisi per la produzione e l'autoconsumo di energia da fonti rinnovabili.

Peculiarità:
Nuovo modello di produzione introdotto dalla Direttiva Europea REDII;
Soggetto giuridico abilitato a produrre, consumare, accumulare e vendere energia rinnovabile, nonché a scambiarla tra i membri della CER;
Aggregazione di persone fisiche, PMI, enti o autorità locali (inclusi Comuni) in qualsiasi forma purchè non animate dal profitto come prima finalità;
Soggetto basato su partecipazione aperta e volontaria, controllato da azionisti o membri situati nelle vicinanze degli impianti, detenuti dalla comunità;
Per le imprese private la partecipazione alla CER non deve costituire l’attività commerciale principale;
L’obiettivo principale delle CER è fornire benefici ambientali, economici o sociali a livello di comunità ai suoi azionisti o membri o alle aree locali in cui opera, piuttosto che profitti finanziari.

Da notare che le CER non hanno come obiettivo principale la commercializzazione dell’energia ed il profitto, ma hanno una finalità sociale e l’obiettivo di combattere la povertà energetica.

L’evoluzione normativa
Vediamo ora come si è evoluta la legislazione in merito:

Direttiva 2018/2001 (introduzione concetto di CER) Dicembre 2018
Articolo 42-bis, Decreto Milleproroghe (parz. Recep. RED II) Dicembre 2019
Consultazione ARERA sulle partite economiche Maggio 2020
Delibera ARERA 318 Agosto 2020
Decreto Mise tariffa premio per energia condivisa Settembre 2020
Regole tecniche GISE Dicembre 2020
DLG 199/2021 recepimento integrale RED II Novembre 2021

E’ opportuno ricordare che la materia legislativa è ancora in evoluzione e che il DLG 199/2021 è in vigore dal 15 Dicembre 2021.
E’ poi importante segnalare che mancano ancora i relativi Decreti Attuativi.
Quali sono le novità introdotte con l’ultimo provvedimento che ha portato al recepimento integrale della RED II?
Innanzi tutto è stato alzato il tetto massimo della potenza degli impianti da 200 kW a 1 MW.
Secondariamente si è data la possibilità di collegarsi alla cabina primaria sono circa 2000 in Italia) invece che alla secondaria.

Questo permetterà di raccogliere in una stessa CER abitanti di palazzi di zone diverse della città o di paesi diversi purché facenti capo alla stessa cabina primaria (lo scambio è in molti casi puramente “virtuale”).
Il MISE (Ministero dello Sviluppo Economico) inoltre ha previsto (Decreto Ministeriale del 16 settembre 2020) un incentivo di 110 €/MWh per l’energia condivisa dai membri della CER e ARERA (2) riconosce alle CER la restituzione di alcune componenti di rete che ammontano a circa 8€/MWh rispetto all’energia prodotta dalle CER e consumata nel medesimo arco orario dai suoi membri.
Queste agevolazioni hanno una durata di 20 anni.

Considerazioni
Prima di tutto va sottolineato che la legislazione ha individuato la figura del “prosumer”(3), per indicare che il componente-socio della CER non è più solo un consumatore.
Un aspetto certo importante, poi, è che il ruolo delle Istituzioni Locali è spesso centrale, così come dovrebbe essere. Questo si vede in particolare nelle piccole comunità dove la creazione di una CER ha anche il vantaggio di aumentare la socializzazione e contrastare lo spopolamento.
A questo scopo il PNRR ha anche messo a disposizione ulteriori fondi per i comuni con meno di 5.000 abitanti.
In molti casi le Istituzioni locali potrebbero promuovere le CER, in particolare con il coinvolgimento, come detto, dei cittadini meno abbienti, mettendo a disposizione (pannelli fotovoltaici) ad es. i tetti degli edifici pubblici. Quando si parla di CER si fa principalmente riferimento all’installazione di pannelli fotovoltaici, perché è l’applicazione più comune, ma c’è l’esempio di una “pala eolica” da 900 kWp a Gubbio, che adesso, con le nuove disposizioni, rientrerebbe in pieno nei limiti di potenza delle CER. Questo rappresenta il più grande “ impianto eolico collettivo” in Italia e dovrebbe produrre (almeno così pubblicizzano) 2GWh all’anno, sufficienti a soddisfare la domanda di 900 famiglie. La turbina è situata in località Cerrone, lontano dai centri abitati e fuori dalla fascia di rispetto dei crinali e della viabilità panoramica.
Particolarmente significativa è la prima Comunità Energetica Rinnovabile Solidale di San Giovanni a Teduccio (quartiere povero di Napoli) promossa da Legambiente. La potenza installata (da pannelli fotovoltaici) è di 53 kWp . Fanno parte della comunità la Fondazione Famiglia di Maria e 40 famiglie del quartiere. A quanto recitano i media, l’energia generata è pari a 60 MWh all’anno. L’impianto è dotato di sistema di accumulo e l’energia generata in eccesso viene venduta alla rete e i vantaggi economici complessivi ammontano a 2-300 € all’anno a famiglia.
Una delle domande che spesso vengono poste è qual è il numero ideale per una Comunità Energetica Rinnovabile. In realtà non c’è un numero ottimale per i soci delle CER, ma dipende da caso a caso. Teoricamente basterebbero due persone, a patto che una non produca solo e che l’altra non consumi e basta, perché allora si configurerebbe come un rapporto commerciale e l’obiettivo delle CER non è certo quello.
Uno degli schemi proposti da uno di questi operatori è il seguente:

Taglia impianto 20 kWp
Superficie moduli fotovoltaici 40 m2
Energia prodotta 27 MWh/anno
Numero famiglie 20
Consumi totali 60 MWh/anno

Con la volatilità dei prezzi attuali non è il caso di quantizzare la spesa per energia elettrica in bolletta.
Da questa tabella si possono dedurre alcuni numeri di riferimento orientativi:
Occorrono circa 2 m2 di pannelli per avere 1 kWp (valore conservativo):
Le ore all’anno di insolazione equivalenti sono 1350 (1250 ; secondo il succitato Book Orange n° 22);
Consumo medio annuo per famiglia tipo stimato in 3 MWh/anno (valore superiore alle normali stime; 2.7 secondo il succitato Book Orange n° 22).
Non sono dati valori di riferimento precisi per i sistemi di accumulo (normalmente batterie-inverter) che di per se stessi sono molto cari.
Dal punto di vista formale la CER necessita di un “responsabile” che la rappresenti giuridicamente e necessita di un regolamento. Il regolamento stabilisce come vanno distribuiti gli incentivi e l’eventuale utile derivante dalla cessione di energia alla rete, in quantità non necessariamente in parti uguali.
Infatti gli investimenti per la realizzazione dell’impianto potrebbero non essere della stessa entità per tutti i soci. Addirittura un socio potrebbe essere entrato nella comunità senza investire un soldo (è probabile che sia la situazione delle famiglie di San Giovanni a Teduccio).
Tornando al concetto di “responsabilie” è interessante riportare un brano tratto dal rapporto RSE “Le comunità energetiche in Italia: Orange book” 22 (pagg 15-16): “E’ chiaro che innanzitutto si rende necessaria la partecipazione di agenti con determinate competenze tecniche per permettere l’innovazione energetica menzionata in precedenza. In aggiunta però, è anche necessaria la presenza di soggetti con competenze manageriali per dirigere la gestione dei rapporti tra i diversi stakeholders e con il territorio e per guidare la creazione di CER che siano tarate sulle particolari esigenze del territorio in questione, e che non siano semplicemente la copia di modelli reimpostati. Questi ultimi, pur essendo funzionali altrove, potrebbero essere poco efficienti in contesti diversi. Le sperimentazioni condotte fino ad ora, infatti, mostrano che il successo delle Comunità Energetiche dipende grandemente dalle capacità manageriali messe in atto.”
Un passaggio importante per porre delle buone basi alla CER ed al relativo funzionamento è quello dell’analisi dei consumi orari dei singoli soci della comunità che generalmente non sono conosciuti nel dettaglio a priori.
Una volta formata la CER, un sistema informatizzato in grado di controllare i singoli consumi è assolutamente necessario e può essere concepito per cedere energia alla rete nelle fasce orarie più convenienti.
Ci sono casi in cui questa trasparenza dei consumi è stata considerata inizialmente dai componenti della CER una violazione della privacy.
Questo dato, in genere, viene successivamente considerato un elemento di socializzazione ed è fondamentale per l’ottimizzazione dei consumi.
In genere, sempre facendo riferimento principalmente agli impianti fotovoltaici, occorre provare a cambiare le abitudini perché dopo anni in cui siamo stati abituati a consumare nelle fasce orarie notturne siamo chiamati a consumare di giorno, quando gli impianti generano. Ricordiamo, solo per inciso, che il vento è invece estremamente incostante e presente a certe velocità solo in alcune aree geografiche del Paese, dove ci sono forti delta di temperatura, tipicamente in montagna e sulla costa ( per la potenza di 1 Watt la velocità media del vento nell’ anno è di 4-5 m/s).

Il processo di nascita di una CER sembra lineare ma cosi non è perché il semplice cittadino nella fase di lancio dovrebbe trovare una sponda nelle istituzioni locali dove invece mancano degli esperti in grado di accompagnarlo in questo percorso. Entrano allora in campo alcune Associazioni Ambientaliste o, comunque Enti no-profit, ma non solo.
Lo spazio si apre per le Società del settore elettrico tradizionali che propongono forniture chiavi-in-mano, che, probabilmente, tradisce un po’ lo spirito delle CER.
Non a caso il Book Orange più volte citato riporta come casi di studio di “autoconsumo collettivo” (4) degli esempi di ACEA, A2A, Hera ed IREN.

Accumulo e stabilità
L’accumulo nelle CER è realizzato con batterie più comunemente a ioni di litio, ma anche a flusso (sodio-zolfo). Il costo del sistema d’accumuè significativamente importante in un impianto fotovoltaico e questo fatto ne limita l’impiego e le caratteristiche (capacità, potenza/temi di carica e scarica). In prospettiva, per ridurre i costi, si prevede di riutilizzare batterie di auto elettriche usate, dal momento che le caratteristiche nell’automotive sono più impegnative (accelerazione, velocità massima, ecc.).
Qualcuno si chiede anche se possa essere considerata “rinnovabile” l’energia resa alla rete eventualmente nei momenti di maggior redditività e non destinata all’autoconsumo.
Molti si stanno dedicando allo sviluppo della cosiddetta “inerzia sintetica” (5) per supplire alla futura mancanza di inerzia rotante conseguente alla sempre più vasta applicazione delle rinnovabili. Una gran parte degli addetti ai lavori ritengono che questo problema sia da affrontare a livello superiore, ovvero a livello di rete di trasmissione. Qualcun altro, invece, ritiene che le CER potrebbero aumentare la convenienza dell’investimento fornendo anche alcuni “servizi ancillari” (6) . Ma se la materia giuridica è in divenire lo è ancor di più la parte tecnica.
Resta da rimarcare, comunque, che il distacco o l’inserzione di una CER, avendo una potenza massima di 1 MW, non dovrebbe “disturbare” più che tanto il sistema. Inoltre, l’autonomia di generazione e l’eventuale disponibilità di un sistema di accumulo, garantisce alla CER una certa indipendenza da eventuali black-out delle rete.

Le comunità energetiche portuali
L’articolo 9 del decreto Aiuti pubblicato di recente in Gazzetta Ufficiale introduce la possibilità per le Autorità di Sistema Portuale di costituire una o più comunità energetiche rinnovabili estendendo l’accesso agli incentivi previsti dal DL n. 199 del 2021 anche agli impianti di potenza superiore a 1 MW. La costruzione di una CER è anche una possibilità concreta per i porti per connettersi con le comunità locali delle città ospitanti e superare, almeno parzialmente, il carattere di conflittualità che spesso caratterizza la relazione città-porto.
Da questo punto di vista sono previsti una impianto di generazione da fotovoltaico nel Porto di La Spezia per 6 MW ed uno da 10 MW nel Porto di Genova.

Conclusioni
Le Comunità Energetiche Rinnovabili sono un mezzo fondamentale per raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione dell’energia. I maggiori vantaggi sono: il superamento della sindrome NIMBY e l’azzeramento delle perdite di trasmissione per l’energia elettrica scambiata. Ostacoli burocratici sono ancor oggi destinati a rallentare il processo. I decreti attuativi relativi alle CER non sono ancora stati emanati, dopo la pubblicazione del DLg. Dell’autunno 2021.
Il cammino burocratico sembra comunque in salita mancando, molto spesso, il supporto fondamentale delle Istituzioni Locali, anche per la mancanza di adeguate competenze.
Questo lascia spazio agli operatori di sempre che sono in grado di effettuare forniture chiavi-in-mano.
Importante, comunque, anche il ruolo delle organizzazioni no-profit che già in alcuni casi sono riuscite ad aggregare i cittadini e a spingerli in questa avventura,

Enzo Tortello - 5 Agosto 2022

(1) Punto di Prelievo (Point Of Delivery) E' un codice alfanumerico (composto da 14 o 15 caratteri) che inizia sempre con “IT” e identifica in modo certo il punto di prelievo ovvero il punto fisico in cui l'energia viene consegnata dal venditore e prelevata dal cliente finale.

(2)L'Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente (ARERA) è un organismo indipendente, istituito con la legge 14 novembre 1995, n. 481 "Norme per la concorrenza e la regolazione dei servizi di pubblica utilità.Istituzione delle Autorità di regolazione dei servizi di pubblica utilità" con il compito di tutelare gli interessi dei consumatori e di promuovere la concorrenza, l'efficienza e la diffusione di servizi con adeguati livelli di qualità, attraverso l'attività di regolazione e di controllo. L'azione dell'Autorità, inizialmente limitata ai settori dell'energia elettrica e del gas naturale, è stata in seguito estesa attraverso alcuni interventi normativi.

(3) Da consumer a prosumer è il passaggio a cui stiamo assistendo nel mondo dell’energia elettrica dove sempre più utenti diventano anche produttori dell’energia che consumano (producer e consumer) e possono inoltre cedere alla rete l’energia prodotta in eccesso.  

(4) E' definito autoconsumo collettivo il consumo di un gruppo di almeno due auto consumatori di energia rinnovabile che agiscono collettivamente e si trovano nello stesso edificio o condominio.

(5) L’inerzia sintetica è definita come il “contributo controllato della coppia elettrica da un’unità che è proporzionale alla velocità di variazione della frequenza ai terminali dell’unità”.

(6) Si definiscono ancillari i servizi necessari per garantire la sicurezza dell’intero sistema elettrico (o del gas) connessi alla gestione di una rete di trasmissione o distribuzione (riserva statica, servizi dinamici, regolazione di frequenza, regolazione della tensione e riavviamento della rete).


Risparmio energetico
di Gianfranco Porcile
(novembre 2022)
Per raggiungere l’obiettivo dell’Accordo di Parigi dei 2 gradi centigradi, il budget annuo individuale di CO2 non deve superare le 2,1 tonnellate entro il 2050
Per mantenere gli impegni di Glasgow dovremmo ridurre annualmente la CO2 del 8%
I cittadini dei diversi paesi hanno impronte di CO2 clamorosamente diverse: americano medio: 19,8 tonnellate; francese medio: 6,6 ton.; bengalese medio: 0,29 t. Cittadino globale medio: 4,6 t. (Jonathan Safran Foer Possiamo salvare il mondo prima di cena, 2019)
Pur con tutto gli sforzi possibili (che finora non sono stati fatti e neppure iniziati) non è immaginabile che il 100% della energia di cui ha bisogno il mondo intero nel 2050 provenga soltanto da energie rinnovabili.
Poiché il cittadino bengalese (preso ad esempio) ha tutto il diritto di migliorare la propria vita e la propria qualità di vita, è intuitivo che il cittadino del mondo sopra la media di cui sopra (americano, francese, italiano, ecc.) deve risparmiare energia, non può continuare a vivere con lo stesso tenore di cui ha usufruito finora. Possiamo parlare di “Crescita qualitativa” (Fritjof Capra, Hazel Henderson, Ed. Aboca, 2009). Il risparmio energetico per economie come quella italiana oggi è dunque un passo irrinunciabile.
FABBISOGNO ENERGETICO NAZIONALE
Il consumo finale di energia in Italia al 2018, riportato nella “strategia Italiana di lungo termine sulle emissioni” (Strategia, 2021) è di 116 Mtep corrispondenti a 614 TWh.
Consumi finali annui Italia 2018 = 116 Mtep = 0,6 * 1012 Kwh = 614 TWh
Tep =: tonnellate di petrolio equivalente ( corrispondete a 5,347 MWh elettrico)
Mtep=: milioni di tep
T Wh =:mille miliardi di Wh (documento gruppo di lavoro Europa Verde 2022)

Vediamo a titolo esemplificativo alcuni dei settori in cui appare più utile una campagna volta al risparmio energetico.
Trasporti
Uno dei settori maggiormente energivori su cui è possibile fare scelte di risparmio significative è quello dei Trasporti. Esso consuma circa un terzo della energia totale e cioè 40-45 Mtep. Si può immaginare di proporre una riduzione del 10% entro il 2030, corrispondente a circa 4 Mtep.
Questo può essere ottenuto con:
1) Ridurre la necessità di spostamenti sia per esigenze lavorative (ricorso allo smart working o telelavoro) e di servizi. Ricordiamo che durante il lockdown per la pandemia COVID-19 lo smart working ha contribuito ( nel settore del trasporto terra) per il 11% alla riduzione di CO2
2) Città dei 15 minuti: trasformazione della organizzazione delle città, caratterizzata da una fitta distribuzione di negozi, servizi e attività di prossimità che renda inutile l’auto di proprietà. In fase di realizzazione a Parigi ed altre città europee.
3) Riduzione trasporto aereo nel settore turismo e viaggi, con incentivazioni e premi nei riguardi di spostamenti in treno
4) Disincentivi all’impiego di imbarcazioni inutilmente potenti, veloci, energivore nel settore della nautica privata e della crocieristica
5) Riduzione delle auto private e dei motocicli privati in città: trasporto pubblico (anche gratuito), car sharing, parcheggi di interscambio a corona, zone 30, isole pedonali, ecc
6) incentivi all’uso della bicicletta, anche con pedalata assistita, con aiuti economici, con piste ciclabili sicure in sede propria, possibilità di trasporto su mezzi pubblici
7) incentivi agli spostamenti a piedi (Consulta del camminare, Pedibus, manutenzione strade, vicoli, sentieri, ecc)
8) incentivi al Turismo lento: camminate in città e in periferia, cartelli esplicativi e informativi, iniziative di volontariato, escursionismo, sconti per residenti e turisti,ecc.
9) Auto privata. A) Quella elettrica: rappresenta un vantaggio per il minor inquinamento dell’aria, ma non dal punto di vista del risparmio energetico (maggiori costi di fabbricazione, maggior peso del veicolo, ecc.) B) Scoraggiare impiego con una sola persona a bordo e incentivare l’uso con più passeggeri (esempio pedaggi per il centro o similari)
10) Rilancio del TPL, anche gratuito, con lo scopo di trasferire la maggior parte della popolazione dal mezzo privato a quello pubblico, meglio se a trazione ecosostenibile
Settore sanitario
Il settore sanitario contribuisce con il 4-5% al totale delle immissioni in atmosfera di gas clima-alteranti.
E’ pertanto importante cercare di ridurre l’Impronta ecologica collegata alla erogazione dei Servizi sanitari.
Come?
Ridurre le emissioni degli edifici (pannelli solari, riduzione dispersione di calore con coibentazione , minor riscaldamento,ecc)
Migliorare l’efficienza dei trasporti: sia intra (digitalizzazione) che extraospedalieri (mobility manager)
Ridurre il volume dei rifiuti sanitari (raccolta differenziata, riduzione degli usa e getta e del materiale in plastica)
Promuovere un’alimentazione sostenibile: anche in ospedale (Km zero, biologico, frutta e verdura)
Ridurre l’inquinamento da farmaci, gas anestetici e sostanze radioattive: ecologia prescrittiva
Migliorare l’appropriatezza delle cure: evitare indagini diagnostiche e trattamenti non appropriati
(Antonio Bonaldi, 2022)
Lotta al consumismo
Aspetto dimenticato dalle diverse Conferenze sul Clima: si dà per scontato l’aumento dei consumi (PIL, ecc.) e si cerca di ridurre gli effetti negativi dell’aumento dei consumi. Una riduzione o anche una stasi nella crescita della domanda sono considerate negative e pericolose. Molta energia (carbone, fossili, ecc.) viene utilizzata per creare e fabbricare oggetti di cui possiamo fare benissimo a meno. Il mercato tende a creare un meccanismo consumistico e compulsivo per piazzare i suoi prodotti e le persone finiscono per essere travolte dal vortice degli acquisti e delle spese superflue (Laudato Si’, Papa Francesco).
Necessario:
Rivoluzione culturale e morale
Lotta alla obsolescenza programmata degli elettrodomestici e di altri oggetti
Incentivi a centri di riparazione e autoriparazione
Spegnere luci non necessarie, diffusione di led, ecc.
Ridurre riscaldamento nelle abitazioni (stare/vestire più coperti)
Risparmiare consumo dell’acqua
Lotta alla moda come fattore incentivante il consumo inutile
Recuperare senso religioso di alcune Feste: es. Natale ( festa di povertà)
Lotta agli scarti e agli sprechi alimentari
Recupero del lavoro manuale e dell’artigianato
Acquisto del vestiario strettamente necessario e abitudine all’abito usato
(Giampaolo Rossi, Università di Roma 3, giurista)

Economia circolare

• Una delle risposte più efficaci riguarda l’economia circolare, di cui alcuni aspetti sono già stati menzionati nelle righe precedenti. Occorre passare da un’economia lineare che crea valore perso (produco, utilizzo, scarto) ad un’economia circolare che crea valore aggiunto basata sul recupero di materia (produco, utilizzo, recupero). Ciò fa bene all’ambiente e al lavoro.
Di solito si identifica con le 5R:
- riduzione della produzione e degli scarti
-recupero
- riparazione
- riuso
- riciclo.
Ma il concetto è più vasto ed include l’evitare di fabbricare oggetti inutili e il contrasto alla obsolescenza programmata, di cui si è già accennato.
Il concetto di Economia circolare di solito viene chiamato in causa quando si parla della gestione dei Rifiuti: ma è in realtà un concetto che deve riguardare tutti gli aspetti della vita quotidiana, con particolare attenzione a due settori importantissimi che sono la Mobilità e la Alimentazione. Solo con una visione sistemica potremo arrivare ad una Sostenibilità che non sia un mero slogan per il green washing.

IDEE PER UNA COMUNITA’ ENERGETICA RINNOVABILE DI TIPO COOPERATIVO A GENOVA
di Giuseppe Fornari
1-Premessa
L’ emergenza generata dal rapido progredire dei cambiamenti climatici e, contemporaneamente, la crisi generata dai tagli al gas russo, stanno provocando l’ insorgere di problemi energetici strutturali che richiedono adeguate risposte. Gli effetti dell’ emergenza climatica - siccità, alluvioni, frane, incendi , in particolare nell’ “hot spot” del Mediterraneo, con l’ Italia al suo centro - sono ampiamente percepiti da tutti. Ma ad una prima fase di disponibilità a metter mano ai necessari interventi strutturali sembra già subentrare una fase di disinteresse, con tendenza alla rimozione nelle persone più anziane. Gli effetti della crisi del gas, che invece incidono direttamente sui costi dei consumi essenziali delle famiglie (luce, gas, alimentari, trasporti, che gravano maggiormente su quelle più povere), provocano una ricaduta immediata sui bilanci famigliari così dirompente da imporsi come la priorità assoluta da affrontare e risolvere .
Gli scienziati del clima, nella lettera aperta rivolta alla politica italiana e presentata al Presidente della Repubblica, hanno evidenziato che “La comunità scientifica chiede che la lotta alla crisi climatica venga posta in cima all'agenda politica e offre il suo contributo per elaborare soluzioni e azioni concrete”. Gli interventi necessari per combattere l’ineluttabile progredire dei cambiamenti climatici e contrastarne gli effetti sono quindi riconosciuti “in primis” come di competenza della politica, a tutti i suoi livelli, nazionale, regionale e comunale. Ma ancor più competono alla politica gli interventi economici necessari per contrastare la crisi del gas, soprattutto a livello nazionale.
In ogni caso si tratta di gestire crisi energetiche globali che, ad oggi , possono essere risolte quasi esclusivamente attraverso il ricorso alle energie rinnovabili, come l’ eolico ed il fotovoltaico, che non sono ad elevata densità ma comportano costi del combustibile nulli. Entrambe queste energie presentano, pur in modi diversi, il problema di essere intermittenti, quindi necessitano di adeguati sistemi di accumulo dell’ energia, purtroppo ancora assai costosi.
Di seguito non saranno trattati i grandi ”campi” di pale eoliche o di pannelli fotovoltaici con potenze di varie decine o centinaia di megawatt , ma concentreremo l’ attenzione sulla realizzazione di impianti fotovoltaici di dimensioni molto piccole, piccole e medie, cioè con potenze inferiori ad 1 megawatt . Quindi adatti ad un ambiente urbanizzato, facendo ad esempio ampio ricorso allo sviluppo delle Comunità Energetiche Rinnovabili (CER), in particolare a quelle di tipo Cooperativo. La realizzazione di numerosi nuovi impianti di medie dimensioni, realizzati in prossimità delle zone urbanizzate dove avvengono i consumi, potrà consentire l’ incremento delle richieste di energia elettrica provenienti dalla ricarica dei veicoli elettrici e dall’impiego sistematico delle pompe di calore in sostituzione delle caldaie a gas. Il tutto risparmiando sul costo per il potenziamento, altrimenti indispensabile, delle reti elettriche di trasmissione in AT e MT e delle loro conseguenti perdite.
Questi argomenti sono già stati trattati efficacemente nel documento di Enzo Tortello “Le energie rinnovabili e le comunità energetiche”, che si riporta in allegato. Nel presente documento cercheremo solo di completare le caratteristiche principali degli impianti fotovoltaici di piccolissima, piccola e media taglia e, soprattutto, cercheremo di valutare l’ ipotesi di realizzare una Comunità Rinnovabile di tipo Cooperativo in un Municipio della città di Genova, proponendo anche lo schema per il suo sviluppo progettuale, da svolgere in collaborazione con le strutture del Comune e del’ Università .
2- Impianti fotovoltaici domestici, condominiali e di media potenza
Si riportano le caratteristiche essenziali delle seguenti tipologie impianti: kit da appartamento; impianti monofamiliari; impianti condominiali e impianti di potenza media 1MW (quest’ ultima è la potenza massima che a breve scadenza sarà consentita per le CER). Si illustra inoltre il significato dei diagrammi sia giornalieri che annuali della produzione e dei consumi di energia; si fa infine un cenno, prima alle normative che regolano gli scambi degli impianti con la rete elettrica, poi alle norme urbanistiche e paesaggistiche applicabili (ad es. a Genova). Lo schema di un medio impianto FV è riportato in fig. 5.
Grandezze caratteristiche
- La potenza di un pannello FV è espressa in Wp, che significa “watt di picco”. Utilizzando silicio monocristallino e tecnologia PERC la potenza è di 200 Wp per ogni metro quadro di silicio del pannello e con questo valore si calcola di seguito la potenza di picco di un impianto.
- L’ energia mediamente prodotta per ogni kWp installato in nord Italia, con esposizione sud e inclinazione dei pannelli di 30° sull’orizzontale, è di ca. 1200 kWh all’ anno.
- Il sistema di accumulo giornaliero con batterie al Litio viene realizzato con un minimo di 1,1 ed un massimo di 1,4 kWh di batterie per ogni kWp installato.
- L’ area occupata da un impianto è di circa 2,5 volte la superficie totale dei pannelli FV utilizzati.
Kit da appartamento da 350 a 800 Wp
Si dedica ampio spazio a questo argomento perche’ è particolarmente battuto dal marketing, ove regna molta approssimazione in particolare sulle concrete potenzialità di questa categoria di impianti di contribuire ai fabbisogni energetici complessivi. Quando si parla di mini fotovoltaico, in generale si fa riferimento a kit di potenza inferiore agli 800 Wp, che non richiedono alcuna autorizzazione e basta una semplice comunicazione al distributore locale. Possiamo fare la seguente distinzione tra gli impianti fotovoltaici da appartamento:
Kit Plug&Play: detto comunemente “da terrazzo”, quando la potenza è inferiore a 350 Wp (in genere consiste di 1 solo pannello di 1,5 m2, da sistemare sul balcone).
Kit Mini Fotovoltaico: quando la potenza è compresa tra 350 e 800 Wp (in genere 2-3 pannelli, con 4 m2 totali), eventualmente con batteria di accumulo se funziona “in isola”, non connesso alla rete.
Spesso nel gergo i due termini vengono utilizzati come sinonimi, identificando con il termine “Plug&Play” tutti gli impianti con meno di 800 Wp . Il collegamento diretto alla rete elettrica domestica è però consentito solo per i sistemi con potenza inferiore a 350Wp, comunque non si può immettere energia in rete e tutto ciò che non viene autoconsumato immediatamente viene perduto.
Un impianto plug and play è in grado di produrre, in media, circa 400 kWh di energia all’anno ed il suo costo è inferiore ai 1000 Euro, mentre un mini fotovoltaico può produrne il doppio, ovvero 800 kWh all’anno ed il suo costo è di ca. 2000 Euro, batterie incluse (per entrambi è anche possibile accedere alla detrazione del 50%). La produttività, ovviamente, dipende anche dall’installazione (esposizione a sud, inclinazione, ombreggiature) e assai poco dalla regione di appartenenza. Il loro costo è molto contenuto ma il loro contributo al risparmio energetico complessivo è trascurabile. Resta comunque la soddisfazione di vedere una qualche riduzione nella bolletta, in particolare nel periodo estivo.
Impianti monofamiliari da 3 KWp
Si tratta di veri e propri impianti, seppur di piccola taglia, dotati di tutte le funzioni e componenti necessari, incluse le batterie e l’ allacciamento bidirezionale alla rete, il che permette lo scambio con essa. In proporzione sono più costosi delle opzioni plug-and-play perché includono, oltre ai costi delle batterie e caricabatterie, anche i costi della manodopera per assemblarli ed installarli correttamente, nonche’ quelli per richiedere le autorizzazioni vincolanti. Bisogna inoltre disporre di spazi idonei, su tetti o terrazzi, per posizionare correttamente tutti i pannelli necessari. Le caratteristiche più interessanti per questo tipo di impianto sono le seguenti:
Potenza di picco : 3 kWp
Superficie pannelli : ca. 15 m2 (con moduli ad alta efficienza; area occupata ca. 35 m2)
Produzione annua : 3300 kWh/anno (adatto per famiglia di 2-3 persone)
Accumulo giornaliero con batterie Li: 4,2 kWh
Collegamento alla rete: BT con contatore bidirezionale
Il costo stimato, installazione e pratiche incluse, è dell’ ordine di 15 -20.000 Euro (escluso lo sconto 50% in fattura ).
Ad es. IKEA fornisce “chiavi in mano” un impianto da 3 kWp di questo genere, sotto forma di un kit completo di tutto: progetto, installazione , espletamento pratiche ed assistenza post-vendita. Il suo costo è di 21.000 Euro (nel 2021, da aggiornare ad oggi), ma l’ IKEA si trattiene lo sconto del 50% in fattura. Il prezzo in proporzione è abbastanza alto, anche se l’ impianto dispone di un abbondante accumulo di energia giornaliera con batterie al LI da 5 kWh.
Impianti condominiali da 30 KWp
Gli impianti condominiali sono concettualmente del tutto simili a quelli monofamiliari descritti in precedenza e, nel caso esaminato, possono servire 15 famiglie dello stesso condominio. A Genova non è però facile che gli edifici esistenti dispongano di tetti o terrazzi condominiali con una superficie dell’ordine dei circa 350 m2 che sarebbero necessari. Superando tale difficoltà, le caratteristiche sono:
- Potenza di picco: 30 kWp
- Superficie pannelli : 150 m2 (con moduli ad alta efficienza; area occupata ca. 350 m2) -
- Produzione annua : 33 MWh/anno (per oltre 15 famiglie di 2-3 persone )
- Accumulo giornaliero con batterie Li: ca. 40 kWh
- Collegamento alla rete: bidirezionale a BT trifase
- Il costo di larga massima, inclusivo di tutto , è di ca. 130-150.000 Euro (escluso sconto 50% in
fattura).
Impianti di media potenza da 1000 kWp
Si tratta di impianti con la potenza massima di 1MWp recepita dalle norme italiane ,in accordo alle direttive europee RED II e IEM, ma ancora in corso di approvazione definitiva:
Potenza di picco : 1 MWp
Superficie pannelli : 5000 m2 (con moduli ad alta efficienza; area occupata ca. 12.000 m2)
Produzione annua : 1,1 GWh/anno (per 500 famiglie di 2 persone)
Accumulo con batterie Li: valore indicativo di 1.100 kWh (in container, v . fig.3)
Collegamento a cabina primaria della rete AT
Il costo di questo impianto dipende molto dalla dimensione dell’ accumulo a batterie che si ritiene opportuno installare. Considerando un accumulo giornaliero dimensionato in base al numero di famiglie servibili dall’ impianto (ca. 500) con un fattore di contemporaneità assai alto, risulterebbero necessari ca. 1200 kWh. con tale ipotesi, il costo dell’ intero impianto potrebbe essere, a titolo puramente indicativo, dell’ ordine di 3 milioni di Euro (escluso il costo dell’ area).
L’ impatto di un impianto di questa taglia risulterebbe praticamente insostenibile In ambito urbano, mentre sarebbe interessante realizzarlo nel territorio non urbanizzato circostante tale area, dove occuperebbe la non trascurabile superficie di ca. 12.000 m2 (pari a quella di 10 piscine olimpioniche da 50 m x 25 m ciascuna). Come vedremo in seguito, questa è la potenza di impianto verso la quale molto probabilmente si dovrà andare, come confermato dalla recente decisione della normativa di aumentare da 300 kWp ad 1000 kWp la dimensione massima di un singolo impianto per una CER. Correndo però i rischi che vedremo in seguito. La soluzione più ragionevole sarebbe comunque quella di installare impianti di questa, o simile, taglia principalmente in aree industriali dismesse, sui tetti di capannoni e centri commerciali, sulle coperture di grandi impianti sportivi etc. .
3- Profili di consumo giornalieri e annuali – Scambio di energia con la rete
Per comprendere le prestazioni degli impianti fotovoltaici è necessario esaminare i due profili dei consumi elettrici, quello giornaliero (v. fig.1) e quello annuale (v. fig.2). Il primo serve per dimensionare correttamente l’ accumulo giornaliero con batterie (indispensabile per assicurare la disponibilità di energia anche nelle ore notturne, quando non c’è il sole, immagazzinandola nelle batterie nelle ore centrali, quando il sole eroga più energia di quella consumata), il secondo per bilanciare al meglio, su base annua, la produzione attesa dall’impianto con i consumi alimentati dall’ impianto stesso. Quest’ ultima premessa indispensabile per determinare le modalità più convenienti per lo scambio di energia con la rete elettrica gestita dal GSE, necessario per bilanciare con la sovra-produzione dell’ impianto nel periodo estivo la sua sotto-produzione nel periodo invernale.
Due diverse modalità possono essere usate per gli scambi di energia degli impianti FV, nelle due direzioni di ingresso ed uscita, con la rete elettrica nazionale gestita dal GSE (Gestore Sistema Elettrico). Esse sono: lo Scambio sul Posto (SSP) ed il Conto Energia (CE). Queste due modalità sono regolate da normative differenti , in quanto fanno riferimento a diversi livelli di energia scambiata, ma hanno in comune un principio ovvio: la tariffa praticata dal GSE per l’ energia erogata dalla rete agli impianti FV è superiore a quella praticata dallo stesso per l’ energia restituita alla rete dagli stessi. Lo SSP dovrebbe però decadere formalmente nei prossimi mesi . Come vedremo meglio in seguito, gli scambi che avvengono invece all’interno di una stessa Comunità Energetica sono regolati da apposite norme, che non comportano alcuna differenza nei valori di scambio interni, anzi eliminano per principio ogni differenza in quanto tutti gli scambi avvengono tra pari.
4- Cenni sulle normative dei piani urbanistici e paesaggistici
In generale i Piani Urbanistici Comunali non consentono l’ installazione di pannelli fotovoltaici nei tetti a falda e nelle coperture piane dei centri storici e spesso ne limitano l’ installazione anche nelle zone adiacenti. A titolo di esempio si fa riferimento a quanto riportato nel Piano Urbanistico Comunale (PUC) di Genova, che prevede i 5 Ambiti di Conservazione seguenti: AC-CS (Centro Storico urbano), AC–US (impianto Urbano Storico), AC-IU (Impianto Urbanistico), AC-AR (Antica Romana), AC-VS (Verde urbano Strutturato); le aree portuali vengono invece trattate a parte. Inoltre, per l’ installazione di impianti fotovoltaici di potenza media o grande, sono applicabili le norme dei Piani Paesaggistici Regionali. Si veda a riguardo l’ art. 9 del Decreto Legge “Energia” n. 17/2022, convertito in legge n. 34/2022 e pubblicato in Gazzetta Ufficiale-il-28-aprile-2022,quindi-già-entrato-in-vigore.

5- Le Comunità Energetiche Rinnovabili di tipo Cooperativo
Le informazioni generali sulle Comunità Energetiche Rinnovabili (CER) – lo schema generale di una di esse è riportata in fig. 6 - sono già state esaminate nel documento riportato in allegato. E’ quindi necessario approfondire solo alcuni aspetti particolari. In linea di principio sembra che l’ assetto più idoneo per una comunità di tipo cooperativo sia quello di una Comunità Energetica dei Cittadini (CEC).
Considerazioni generali
In merito alle Comunità Rinnovabile di tipo cooperativo è utile riportare quanto recentemente espresso in un recente convegno tenuto a Bolzano e dedicato a questo argomento: “La chiave di successo per aprire la strada alle fonti di energia rinnovabile è rappresentata proprio dal coinvolgimento attivo della cittadinanza. Non a caso la forma giuridica più adatta per le comunità energetiche è quella delle cooperative di comunità. La cooperazione per sua natura nasce dall’attivazione di persone che decidono di unirsi e di collaborare. Il modello cooperativo di comunità è particolarmente funzionale allo sviluppo di una moltitudine di attività e servizi a favore del territorio e della cittadinanza e le ricadute di una comunità energetica per la collettività comportano innumerevoli vantaggi, di tipo non solo economico, ma anche sociale e ambientale”. Si evidenzia che, per avviare un processo virtuoso per le Comunità Energetiche di Cittadini (CEC) di tipo Cooperativo, servono in ogni caso apposite leggi regionali, tagliate sulle esigenze delle singole regioni, come ad esempio già avvenuto recentemente nel Sudtirolo.
Caso dell’ impianto GECO di Bologna: E’ un caso molto istruttivo: il Comune di Bologna ha pensato di fare un esperimento per tutta Bologna ed ha puntato su una comunità energetica a cui è stato dato il nome GECO, scegliendo il profilo giuridico di una cooperativa controllata dai cittadini del Pilastro, coinvolti sia nella generazione di energia distribuita sia nella ripartizione degli incentivi. L’ impianto, progettato per 14 MW, è stato completato, ma nel frattempo la normativa da applicare è cambiata, per cui successivamente si è cercato il modo per rispettare i nuovi decreti attuativi della legge 199 del 2021 (tuttora di fase di approvazione definitiva).
Scambi di energia con la rete elettrica
Preso atto che ogni CER/CEC dovrà dotarsi di grandi accumuli di energia a batteria, resta da vedere come dimensionarli nel modo migliore. Inoltre si dovrà capire come verrebbe trattato, anche se ridotto al minimo indispensabile, lo scambio di energia dell’ intera Comunità , nei due sensi, con il mondo esterno, tramite il gestore della rete elettrica GSE. Considerato che la modalità dello scambio SSP verrà a cessare a brevissima scadenza, è evidente che resterà, ove necessario, solo il ricorso al Conto Energia, che potrebbe essere uno strumento valido anche per promuovere l’autoconsumo (dovrebbe permettere di ricevere un compenso per l’energia elettrica prodotta dall’ impianto per un periodo di 20 anni). E’ in vigore un decreto specifico del “Conto Energia” che stabilisce i criteri e le modalità necessarie per poter beneficiare di questi incentivi.
6- Una Comunità Energetica di tipo Cooperativo per Genova
L’idea di realizzare a Genova una Comunità Energetica di tipo cooperativo è molto stimolante, in quanto permetterebbe di realizzare un unico impianto, di una dimensione non troppo grande ma significativa, coinvolgendo in modo molto diretto numerose singole famiglie. Ciascuna di esse, in qualità di produttore-consumatore (prosumer), sarebbe proprietaria di una quota dell’impianto e, se ad es. si pensa di coinvolgere 100 famiglie di due persone (composizione media per la Liguria), la quota di proprietà dell’ impianto, per ogni famiglia, sarebbe mediamente del’ ordine dell’1%. Potrebbero partecipare alla cooperativa anche interi condomìni, formati dalle famiglie che lo compongono, ma si è già detto della difficoltà esistenti a Genova, dove la maggior parte degli edifici presenta la pratica impossibilità di ospitare sulla propria copertura pannelli fotovoltaici in quantità sufficiente alle esigenze di consumo del condomìnio stesso. Ovviamente non sussisterebbero difficoltà alla partecipazione anche di enti pubblici, come ad es. il Comune, mentre, come vedremo in seguito, la partecipazione di aziende private dovrebbe essere nettamente minoritaria e comunque proporzionata al reale contributo da esse fornito a supporto della gestione tecnico-economica della cooperativa e dell’ impianto.
La definizione delle modalità di costituzione e funzionamento di una CEC di tipo cooperativo e delle norme ed incentivi ad essa applicabili, esula dagli scopi del presente documento.
Caratteristiche di un impianto da 200 kWp
Per attuare la soluzione sopra descritta si tratterebbe quindi di realizzare un unico impianto, da situare in uno dei nove Municipi del Comune di Genova, con le seguenti caratteristiche:
la potenza potrebbe essere di 200 kWp, su un’ area di 2500 m2 , di circa 50 m x 50 m.
il dimensionamento del sistema di accumulo con batterie al Li, sistemate in modo opportuno, potrebbe essere dell’ordine di 240 kWh .
il collegamento alla rete elettrica dovrebbe essere fatto nella stessa cabina di MT alla quale sono collegate le cabine secondarie usate dalle utenze dei consumatori-produttori della Comunità.
l’ indipendenza energetica dell’ impianto dalla rete esterna, dovrebbe essere perseguita, con l’ accumulo a batterie, nella massima misura possibile; comunque sarebbe solo parziale e necessiterebbe comunque di uno scambio di energia con la rete gestita dal GSE, da regolare con il Conto Energia.
Con queste ipotesi il costo di un unico impianto sarebbe, a titolo puramente indicativo , dell’ ordine di 600-800.000 Euro. Per la realizzazione dell’ impianto sarebbero comunque applicabili gli strumenti di supporto degli investimenti in energia rinnovabile , quali i contributi in conto capitale e le detrazioni fiscali per impianti a fonte rinnovabile (50%), in quanto di proprietà della comunità cooperativa. Qualora il Comune decidesse di partecipare come socio della cooperativa, potrebbe, oltre che assistere in tutte le fasi del progetto, ad esempio mettere a disposizione l’ area necessaria per l’impianto.
La realizzazione di un impianto di questa dimensione rappresenterebbe un’ esperienza significativa, in relazione alla massima taglia di 1MWp prevedibile in futuro per le CER .
Localizzazione dell’ impianto da 200 KWp
Per valutare una possibile localizzazione nella città di Genova dell’ impianto da 200 kWp è senz’ altro di aiuto effettuare un esame di quali sono le principali caratteristiche di ciascuno dei nove Municipi cittadini. La tabella seguente riporta, per ciascuno di essi, i dati sul numero dei residenti e delle famiglie, la superficie totale e quella urbanizzata. Dai seguenti dati, seppur non aggiornatissimi, si ricava la densità di famiglie per Km2 di superficie urbanizzata e si esprime una valutazione della sua entità.
Municipio residenti famiglie superf. tot. urbanizz. (ettari) densita’ urbanizz. (fam./km2)
1-Centro Est 90.000 45.000 708 495 9.000 (MOLTO ALTA)
2-Centro Ovest 64.000 32.000 485 423 7.500 (MOLTO ALTA)
3-Bassa Valbis. 74.000 37.000 790 435 8.500 (MOLTO ALTA)
4-Media Valbis. 55.500 28.000 4.179 1.078 2.600 (BASSA)
5-Valpolcevera 65.500 29.000 3.327 1.182 2.500 (BASSA)
6-Medio Pon. 58.000 29.000 1.885 723 4.000 (MEDIA) ß
7-Ponente 59.000 29.000 7.508 751 3.900 (MEDIA)
8-Medio Lev. 59.000 30.000 571 479 6.200 (ALTA)
9-Levante 63.000 32.000 3.695 874 3.700 (MEDIA)
Genova 585.000 290.000 23.112 6.640 4.400
La scelta della localizzazione può essere agevolata dal fatto che Genova - con l’ eccezione del nucleo centrale più densamente abitato (Centro storico, Carignano, S. Vincenzo, Brignole, Foce, S. Agata, S. Fruttuoso) - è sostanzialmente una città lineare lungo la costa, con le due propaggini della Valbisagno e della Valpolcevera. Non vengono presi in considerazione i municipi con la densità più elevata (Centro Est, Centro Ovest e Bassa Valbisagno) e quelli con la densità più bassa (Media Valbisagno e Valpolcevera), mentre il municipio ritenuto più significativo è quello del Medio Ponente, che rientra quasi esattamente nella media dell’ intera città ( v. fig. 4).
Considerazioni ulteriori
Tenendo conto dei dati statistici della Liguria sui consumi elettrici per usi domestici (pari a 1.100 kWh per residente) e sulla composizione delle famiglie (pari a 2 residenti per famiglia), i consumi elettrici attuali del Municipio Medio Ponente ammontano a ca. 64.000 MWh/anno. Ponendosi l’ obiettivo di coprire, con nuovi impianti fotovoltaici, almeno il 10% dei consumi attuali, sarebbe necessario produrre ulteriori 6.400 MWh/anno e ciò significherebbe installare poco piu’ di 5 MWp. Si tratterebbe quindi di realizzare, in tutto il Municipio Medio Ponente, 5 nuovi impianti da 1 MWp, uguali a quello descritto al precedente pto. 2. Operazione certamente molto rilevante ed, In quest’ ottica, sarebbe utilissimo poter disporre dell’ esperienza che si potrebbe acquisire dalla realizzazione e gestione del primo impianto da 200 kWp per il Municipio del Medio Ponente. Nel caso si intendesse poi estendere la stessa operazione a tutta la città di Genova – il che sarebbe senz’ altro opportuno considerato che, come noto, la Liguria è agli ultimi posti per lo sviluppo delle energie rinnovabili - sarebbe necessario realizzare per tutta Genova circa 50 nuovi impianti, sempre da 1 MWp.
Possibili rischi
Con l’occasione si desidera evidenziare che la decisione di aumentare, a breve scadenza, da 300 kWp ad 1 MWp la taglia massima degli impianti per le CER sembra dettata dalla motivazione di agevolare l’ ingresso nelle comunità da parte delle grosse utilities in un settore che sembrava invece escluderle. Infatti, qualora l’impianto non fosse direttamente di proprietà dei soci di una comunità cooperativa, potrebbe essere anche di soggetti terzi . Se la proprietà fosse di soggetti terzi privati che aderiscono ad una comunità , sarebbe possibile anche per  quest’ultimi usufruire delle detrazioni fiscali e sarebbe dunque loro possibile richiedere finanziamenti ordinari per importi di investimento più ridotti rispetto al costo d’investimento totale, grazie alla combinazione del finanziamento e della cessione del credito d’imposta per la detrazione. I soggetti privati che sostenessero l’investimento per realizzare gli impianti della comunità metterebbero al servizio della comunità solo l’energia immessa in rete e potrebbero eventualmente avvantaggiarsi dell’autoconsumo di energia per le proprie utenze elettriche. Bisogna tenere presente che nella CER, in particolare cooperative, non possono esserci soci che solo consumano o solo producono. Infatti nelle CER , per quanto riguarda i terzi, si sta facendo avanti l’ipotesi del Referente, che è una figura diversa dal Responsabile-Presidente della CER stessa.
Il discorso sembra involuto, invece nella sostanza è abbastanza semplice: l’ aumento della taglia degli impianti appare come un modo per permettere alle grandi utilities non tanto di aiutare le Comunità Energetiche nella difficile gestione di sistemi complessi da parte del mondo delle comunità - fatto che sarebbe di per sè positivo - quanto piuttosto di inserirsi nel promettente mondo delle energie rinnovabili prodotte localmente, utilizzando ai propri fini di impresa gli incentivi e le agevolazioni inizialmente previste per comunità senza fini di lucro.

Fasi del progetto
Il progetto concettuale della realizzazione dell’ impianto da 200 kWp dovrebbe essere affidato ad un team costituito da esperti di ingegneria ed economia dell’ Università di Genova, da funzionari di Comune e Regione e da cittadini e loro associazioni. Indicativamente il progetto, la cui durata sarà di circa 3 mesi, potrà essere articolato nelle seguenti fasi:
Inquadramento generale: necessità e soluzioni. Casi e realizzazioni di riferimento. Eventuali visite e sopralluoghi . Strutture comunali e regionali responsabili, rapporti con i cittadini e loro associazioni.
Quadro normativo: tecnico-gestionale-autorizzativo, in vigore e previsto, ai vari livelli nazionale, regionale, comunale e municipale, soprintendenza .
Proposta di massima: valutazione costi ed incentivi, modalità di gestione , tempi di progettazione e di realizzazione , possibili localizzazioni, vincoli vari.
Scelta del Municipio : scelta Municipio, comunicazione formale, presentazione pubblica.

7- Conclusioni
Sulla base di quanto esposto in precedenza si possono trarre le seguenti conclusioni:
il prevedibile aumento dei consumi elettrici in ambiente urbano e la necessità di coprirli con il fotovoltaico, spinge verso una produzione il più possibile vicina ai consumi, trasformando i consumatori in potenziali produttori di energia (“prosumer”).
il possibile contributo di una produzione domestica con kit fotovoltaici di potenza inferiore agli 800 Wp è del tutto trascurabile ed al più rappresenta un lodevole atto simbolico a livello individuale.
gli impianti domestici monofamiliari di 3 kWp ed oltre, dotati di accumulatori e collegati in modo bi-direzionale alla rete, funzionano assai bene con lo scambio di energia, ma potrebbero fornire un contributo complessivamente solo molto modesto dal punto di vista quantitativo, anche se fossero molto molto numerosi.
gli impianti condominiali, che sono di maggiori dimensioni e presentano caratteristiche funzionali del tutto simili ai precedenti, potrebbero invece fornire un contributo più rilevante. Ma molto spesso nell’ ambiente urbano di molte città gli spazi di copertura sono disponibili solo in misura insufficiente, come ad es. a Genova, inoltre come ben noto non sarebbe facile mettere d’ accordo i numerosi condòmini di ciascun condomìnio.
la soluzione che sembra oggi più percorribile è quella di fare ricorso alle Comunità Energetiche Rinnovabili (CER) in cui, ad esempio, ogni singolo cittadino può partecipare alla comunità scambiando energia alla pari, tramite la rete, all’ interno della comunità di cui fa parte.
ulteriori vantaggi si potrebbero ottenere costituendo Comunità di Cittadini (CEC) di tipo cooperativo. In esse il singolo scambia energia direttamente con un unico impianto di produzione, nel nostro caso fotovoltaico, che fa capo ad una cooperativa di cui è socio pro-quota dell’ energia che consuma. Questo tipo di soluzione, che appare molto promettente da numerosi punti di vista, è in via di attuazione anche in Italia, ma richiede norme specifiche a livello regionale. Inoltre bisogna fare attenzione perche’ non è scevra di rischi.
con queste premesse si è fatto un primo esame per utilizzare una CEC di tipo cooperativo, che coinvolgerebbe 100 famiglie, per un impianto fotovoltaico da 200 kWp da realizzare nel municipio Medio Ponente di Genova, che ha una densità di residenti simile a quella dell’ intera città. La bontà di questa idea dovrà essere approfondita.
la sua realizzazione potrebbe costituire l’ impianto dimostrativo per testare, da tutti i punti di vista, la validità tecnico-gestionale di questo tipo di soluzione, in vista di una futura generazione di nuovi impianti da 1MWp da installare in tutti i nove municipi della città: per coprire il 10% dei consumi attuali dell’intera città di Genova sarebbe infatti necessario installare circa 50 nuovi impianti da 1MWp ciascuno. Operazione che darebbe un segnale importante, vista la posizione molto arretrata della Liguria nello sviluppo delle rinnovabili.
Giuseppe Fornari – 9/11/2022


Elenco figure
figg. 1 e 2 - Riproduzione grafica dell’ andamento dei consumi e della produzione di energia con pannelli fotovoltaici nelle ore della giornata e nei mesi dell’ anno.
Fig. 3 - Sistema di accumulo a batterie in container per impianti elevata potenza
fig. 4 - Mappa dei Municipi di Genova – possibile localizzazione dell’ impianto da 200 kW.
Fig. 5 - Schema di un medio impianto fotovoltaico
fig. 5 - Schema di una Comunità Energetica Rinnovabile .
Riferimenti
Enzo Tortello
“Le energie rinnovabili e le comunità energetiche” (allegato)
RanFu, Timothy Remo, and Robert Margolis
National Renewable Energy Laboratory
“ 2018-U.S. Utility Scale Photovoltaics Plus Energy Storage System. Costs Benchmark “ https://www.nrel.gov/docs/fy19osti/71714.pdf
Wesley Cole, A. Will Frazier, and Chad Augustine
National Renewable Energy Laboratory
“ Cost Projections for Utility-Scale Battery Storage: 2021 Update”
https://www.nrel.gov/docs/fy21osti/79236.pdf
Enel X “Le comunità energetiche rinnovabili. Cosa sono le comunità energetiche, come accedere ai benefici della condivisione di energia pulita e cosa prevede la normativa” https://www.enelx.com/it/it/storie/2020/05/comunita-energetiche-cosa-sono
RSE – Fondazione Utilitatis
“Orange Book 22 – Le Comunità Energetiche in Italia” https://www.rse-web.it/wp-content/uploads/2022/02/OrangeBook-22-Le-Comunita-Energetiche-in-Italia
ENEA
“Vademecum 2021 – La comunità energetica”
https://www.enea.it/it/seguici/pubblicazioni/pdf-volumi/2021/opuscolo-comunita-energetica.pdf
FIGURE

FIGURA 1 – Diagramma giornaliero per accumulo con batterie

FIGURA 2 – Diagramma annuale per scambio di energia con la rete

FIGURA 3 – Container per batterie di accumulo di capacità elevata


FIGURA 4 – Possibile localizzazione dell’ impianto da 200 kW

FIGURA 5 – Schema di un impianto fotovoltaico

FIGURA 6 – Schema di una Comunità Energetica Rinnovabile

















































































































Socio fondatore del Gruppo di Volpedo e del Network per il socialismo europeo .