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CULTURA POLITICA

TITOLO

La sicurezza nella biosfera AUTORE: JEREMY RIFKIN
  Luigi Fasce commento: l'ecologia, quarta generazione dei diritti, dopo quelli universali dell'uomo, i diritti civili e i diritti sociali, deve avere oggi precedenza assoluta ma assieme al contenimento demografico sua causa primaria.
DATA 13/10/2007
LUOGO Repubblica

è un Nobel importante perché, su ciò che sta accadendo nel nostro
pianeta, dice più di ogni altro precedente. Spiega che la vera
sicurezza del globo ha a che fare con la protezione della
biosfera. E che, in questo senso, ambiente e pace sono diventati
sinonimi. è la prima indicazione, da parte del comitato dei Nobel,
di un cambiamento di paradigma in atto: si è passati dalla
geopolitica alla politica della biosfera. Ci siamo mossi all'
interno del primo paradigma sin dalla pace di Westfalia, nel 1640.
Da allora i riconoscimenti per la pace erano dati a chi riusciva a
far deporre le armi tra stati-nazione belligeranti o, all' interno
degli stati, tra fazioni in lotta. Con la decisione di ieri - e
non sono sicuro che il comitato Nobel se ne sia accorto - siamo
passati in un' era diversa. Quella della consapevolezza che
viviamo tutti nella medesima biosfera e le vere minacce sono
quelle che la mettono in pericolo. Cambiamento climatico in testa
perché può significare, potenzialmente, l' estinzione della
specie. Quando parliamo di pace parliamo di come preservare il
benessere della gente, delle generazioni presenti e future, e qui
si tratta di una vicenda che interpella proprio questo. Perciò la
decisione di dare il premio ad Al Gore e all' Ipcc è molto
importante, se non esplicitamente almeno implicitamente un'
ammissione di questo passaggio tra modelli diversi. Io ne sono
personalmente molto contento, per le persone che l' hanno
ricevuto, è ovvio, ma ancor più per la transizione che sta a
significare. La nuova posta in gioco, per garantire la pace, è se
riusciremo a stabilizzare la temperatura sulla terra e proteggere
la biosfera. Pace, ormai, significa pace per la biosfera. Quando a
settembre Al Gore ha proposto in un vertice Onu una sorta di piano
Marshall per l' ambiente, legando la lotta alle emissioni a quella
alla povertà, l' analogia con il piano originale è forte: lì si
trattava di garantire sicurezza dopo la distruzione della guerra,
qui prima delle distruzione totale dell' ambiente. C' è una
connessione diretta tra arretratezza economica e inquinamento. L'
ironia è che i paesi inquinatori sono quelli dell' emisfero nord
che hanno beneficiato di più dello sviluppo industriale mentre i
guai li pagano quelli più poveri, nell' emisfero sud. Dove la
maggior parte della gente non ha accesso all' elettricità, né ha
mai fatto una telefonata. Bisogna trovare un modo di vivere in
maniera sostenibile, e ciò significa condividere in modo più equo
le risorse del pianeta, andare verso un' era post-carbone. Si deve
puntare sulle fonti rinnovabili. Non c' è stato, sinora, nessun
piano complessivo, neppure nell' Unione Europea che pure è molto
più avanti degli Usa. Questo Nobel arriva al momento giusto perché
mostra che stiamo andando nella direzione giusta. Parlando dell'
uomo che l' ha ricevuto, i suoi contributi a questa causa sono
molto evidenti. Con il suo film-denuncia ha lavorato con governi e
aziende e nessuna altra persone, individualmente, era riuscita ad
attirare tanta attenzione sul fenomeno. è diventato di fatto il
volto pubblico, un portavoce di questo tema che è e resterà la
sfida numero uno per la nostra e le prossime generazioni. Se
qualcuno merita questo premio, è lui. Assieme all' Ipcc,
naturalmente. Loro hanno fornito i dati, una quantità di prove
scientifiche sulle quali costruire gli argomenti. Lui, in un certo
senso, ha pubblicizzato le loro scoperte. Sono stati una
combinazione ideale, un matrimonio perfetto. Ciò detto, temo che
niente cambierà nella politica ambientale dell' amministrazione
Bush. E un importante passo in avanti, l' ennesimo, per la razza
umana nel capire che il cambiamento climatico è il tema centrale.
Dobbiamo agire insieme e pensare su scala globale. Abbiamo una
sola biosfera: se la perdiamo, siamo perduti anche noi. A rischio
è l' esistenza stessa della nostra specie. C' è ancora tanta
strada da fare. Non abbiamo ancora compreso il livello di
emergenza di questa sfida: se fosse così ogni singolo abitante del
pianeta sarebbe personalmente impegnato in questa campagna per
farla finita col carbone, i combustibili fossili, l' energia
nucleare. E per entrare in quella che io chiamo la «terza
rivoluzione industriale». Non ci siamo ancora ma tutti gli
indicatori, in ultimo questo Nobel, dimostrano che stiamo andando
nella direzione giusta. Cosa resta da fare per compiere l' ultimo
pezzo di cammino? Sono consulente del governo italiano, del vostro
ministero dell' ambiente. Ciò di cui l' Italia e l' Europa hanno
bisogno è una partnership tra governi, compagnie private e Ong per
passare a energie rinnovabili, tecnologie all' idrogeno, nuove
reti che distribuiscano l' energia in maniera intelligente. Non
possiamo permetterci il lusso di continuare con i combustili
fossili. è l' ora di passare a fonti rinnovabili, le uniche
pulite, che non emettono Co2, e far sì che la gente possa produrre
la propria energia così come adesso produce la propria
informazione. Per poi condividerla con altri. C' è un movimento in
questo senso a Bruxelles, che fu iniziato proprio quando Romano
Prodi era presidente della commissione. Oggi c' è anche il premio
più importante, il Nobel, che spinge nella stessa direzione.
(testo raccolto da Riccardo Staglianò)
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Socio fondatore del Gruppo di Volpedo e del Network per il socialismo europeo .