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CULTURA POLITICA

TITOLO

Rifkin: «Il sogno americano è finito» Dobbiamo imparare dall'Europa, Paese civile e maturo intervista di Bia Sarasini (da Il Secolo XIX - Genova)
 
DATA 24/09/2004
LUOGO Genova

È un mondo alla rovescia, quello che propone Jeremy Rifkin nel suo nuovo libro "Il sogno europeo" (Mondadori, 444 pagine, 18.50 euro). Nella visione dell'autore di testi chiave per la comprensione dei principali punti problematici del nostro tempo come "La fine del lavoro" (Baldini&Castoldi) e "Economia all'idrogeno" (Mondadori), l'Europa non è il vecchio continente all'affannoso inseguimento della più giovane terra americana, baciata dal successo. Ma è l'esatto contrario: l'Europa è un Paese civile, maturo, che ha molto da insegnare. Basta che ci creda fino in fondo, al suo sogno. E credere nel sogno, è proprio quello che deve imparare dagli americani. Per sostenere questo ribaltamento, Rifkin sfodera tutto il talento e la passione argomentativa che abbiamo imparato a conoscere nei suoi lavori precedenti. Lei è convinto che il sogno americano sia finito? «Non sono io a pensarlo, ma un terzo degli abitanti degli Stati Uniti. Il sogno americano ha tenuto insieme la società Usa. Ogni americano nasce convinto che se studi, se lavori molto, puoi diventare una persona di successo. Perché l'America è la terra delle opportunità. Oggi questo sogno ha perso il suo smalto, anche se il 51% ci crede ancora. Sempre più emigrati vengono in America e il loro successo diminuisce sempre più». Gli americani vivono ancora nel sogno, o sono consapevoli della crisi? «Questo terzo di americani scettici è un fatto devastante. Gli americani sanno che i loro stipendi non aumentano, abbiamo un tasso di crescita che è uguale a quello del 1929, per quanto riguarda l'occupazione, la gente lavora di più di quanto lavorasse dieci anni fa senza aumentare i guadagni. Eppure il sogno americano è vicino al loro cuore, soprattutto ne manca uno nuovo. Per questo ho scritto il libro. Per gli americani e per gli europei. Perché gli americani hanno bisogno di un sogno nuovo, e nello stesso tempo dobbiamo salvare qualcosa del sogno americano, inserirlo nel nuovo sogno europeo». Lei rovescia le nostre convinzioni. Non si dice la "vecchia" Europa? Noi stessi, pensiamo di essere vecchi. «C'è stata una distorsione. Noi americani parliamo sempre dei nostri successi, abbiamo un complesso di superiorità, senza dubbio gli europei sono replique montre sempre stati all'ombra degli americani. Noi non parliamo mai dei nostri fallimenti. Mentre voi fate il contrario. Parlate sempre dei problemi, degli insuccessi. Mentre avete tante realizzazioni positive». Quali sono i pregiudizi da rovesciare? «Voi pensate all'America come a un pachiderma economico, mentre gli americani guardano all'Europa come a una terra di vacanze. Eppure il vostro mercato interno è molto più grande del nostro. Per considerare degli indicatori economici, 14 delle banche più grandi del mondo sono europee. E in generale la vostra popolazione di 455 milioni di persone, vi rende un'entità di tutto rispetto. Bisogna smettere di confrontare, per esempio, Francia e Stati Uniti. Mentre un paragone valido è, per ipotesi, tra Germania e California, il più grande stato europeo e il più grande stato degli Usa. Bisogna imparare a ragionare così». Ma qual è il sogno europeo? «Un altro modo di misurare l'economia. Voi considerate le minori disuguaglianze, non solo la ricchezza assoluta. La qualità della vita in Europa è assai elevata. Consideriamo l'istruzione. Noi abbiamo punte di eccellenza invidiabili, soprattutto nelle Università. Ma lo standard medio dell'istruzione elementare e secondaria è desolante. Oppure la Sanità. Alcuni ospedali sono eccezionali, ma 40milioni di cittadini americani non hanno assistenza sanitaria. E gli Stati Uniti sono al 17° posto, per quanto riguarda la mortalità infantile. E non parliamo della sicurezza. Negli Usa ci sono il doppio degli omicidi al giorno che in Europa». Ma non corre il rischio di chiamare "sogno europeo" le politiche di sinistra? Gli euroscettici invitano a imitare gli Stati Uniti e considerano zavorra inutile proprio quello che lei indica come pregi. «Il presidente di turno dell'Unione Europea, replique rolex Jan Peter Balkenende, nel suo discorso di apertura ha evocato il "sogno europeo", citando il mio libro. Se non mi sbaglio, appartiene a un partito di destra. Per la prima volta un'entità nasce da una sconfitta, non dalla conquista di un territorio. Voi europei vi siete massacrati per secoli e secoli. Ora avete detto basta. Anche questo è il sogno europeo. Bisogna crederci».


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Socio fondatore del Gruppo di Volpedo e del Network per il socialismo europeo .