www.circolocalogerocapitini.it

LAICITÀ

TITOLO

UN LAICO GRIDO DI DOLORE “il Giornale”, 6 aprile 2006 recensione a Carlo Augusto Viano, LAICI IN GINOCCHIO, Laterza, 2006,

DATA PUBBLICAZIONE

30/04/2006

LUOGO

Milano



In fatto di laicità è tempo di confusione. A cominciare dal lessico che genera equivoci di ogni genere. Infatti la “laicità” viene spesso contrapposta al “laicismo” e l'aggettivo “laico” è usato in alternativa a “laicista”. Ma la distinzione, anzi la contrapposizione dei significati è stata trasferita nel linguaggio corrente dal lessico ecclesiale che ha coniato l'uso del termine “laico” per distinguerlo dal termine “chierico”, colui che fa parte della Chiesa e possiede gli strumenti della sacralità. Oggi, invece, anche taluni intellettuali che hanno assimilato il linguaggio ecclesiale sogliono contrapporre il laico al laicista, dando al primo termine un significato restrittivo ma positivo mentre usano l'aggettivo “laicista” con una valenza negativa.
Con il pamphlet Laici in ginocchio, lo storico della filosofia Carlo Augusto Viano intraprende una controffensiva laica nei confronti di quella che giudica una vera e propria ritirata storica del laicismo italiano dopo la fine dell'Italia liberale, prima con il regime fascista, poi con quello democristiano e da ultimo con la rincorsa tra i compromessi dei comunisti e post-comunisti con la gerarchia ecclesiastiche e le pulsioni clerico-moderate dei loro avversari. Il punto di vista del filosofo, che ha goduto di una lunga comunanza intellettuale con Pietro Rossi e Nicola Abbagnano, è netto sulle credenze religiose: “ Le religioni sono le principali minacce per la vita degli uomini. Giustificano le divisioni, stimolano le guerre e reclutano combattenti”. Diversamente la cultura laica smaschera i tabù additati come valori religiosi, difende la pratica dei comportamenti diversi e dunque esalta quel relativismo morale che consente di combattere gli assolutismi e gli integralismi che ostacolano una pacifica convivenza tra persone di opinioni contrastanti.
Anche in politica i laici ufficiali non sono riusciti durante la Repubblica a fare il loro mestiere. Il loro prototipo è stato Giovanni Spadolini che, “preoccupato di difendere l'alleanza inaugurata da Alcide De Gasperi, tra Democrazia Cristiana e partiti detti, abbastanza spregiativamente, 'laici minori', si premurava di far derivare quell'intesa dalla storia stessa della Chiesa post-risorgimentale, perché della Democrazia cristiana, soprattutto delle sue ali più integraliste, non si fidava, e temeva che si sarebbe alleata con i socialisti e magari perfino con i comunisti”. Per un altro verso è dei comunisti la principale responsabilità di quella “mostruosità giuridica” che è l'articolo 7 che incorpora nella Costituzione il Concordato: l'introduzione di una sovranità religiosa parallela a quella politica è irrispettosa dei diritti fondamentali del cittadino e contrasta con l'idea stessa di libertà religiosa.

Socio fondatore del Gruppo di Volpedo e del Network per il socialismo europeo .