www.circolocalogerocapitini.it

LAICITÀ

TITOLO

Da Manifesto socialista del Gruppo di Volpedo 2009 7. IL GRANDE NODO DELLA LAICITA’ E DEI DIRITTI CIVILI.

DATA PUBBLICAZIONE

01/10/2009

LUOGO

Genova


Da Manifesto socialista del Gruppo di Volpedo 2009

7. IL GRANDE NODO DELLA LAICITA’ E DEI DIRITTI CIVILI.

Nel mondo in generale, ma nello specifico contesto italiano in modo per certi versi ancora più spiccato, assumono un rilievo e un’urgenza del tutto particolari anche le questioni di difesa della laicità.
Noi siamo laicisti, nel senso che intendiamo la laicità non solo come una condizione esistenziale statica, o come un dato di fatto di cui prendere atto, ma come un valore da incoraggiare e promuovere.
Difendere e promuovere la laicità non significa peraltro contrapporsi ai credenti. La laicità infatti non si contrappone in linea di principio alla fede, ma solo all’intolleranza, alla volontà di prevaricazione e alla pretesa di imporre agli altri il proprio punto di vista, i propri valori o la propria visione del mondo. Il Socialismo, in questo senso, è sempre stato profondamente laico, ma ha anche sempre avuto molti punti di contatto con le religioni (quando queste non siano state concepite in termini oscurantisti o fanatici). E’ ben noto del resto che le più lontane radici del pensiero socialista affondano in sentimenti di anelito per l’eguaglianza e per la giustizia di cui non è difficile scorgere anche precise matrici di carattere religioso. Sta di fatto, perciò, che tutti i credenti, a qualsiasi religione appartengano, quando privilegiano l’amore per il prossimo, la carità, la pietà, e la valorizzazione della dignità umana si ritrovano in realtà a condividere gli stessi valori dei Socialisti, e ad essere dei loro alleati naturali nell’impegno di far sorgere una società più giusta su questa terra.

Ciò non toglie che la questione della laicità sia per i Socialisti una questione assolutamente centrale.

Della laicità sono in realtà possibili almeno tre diverse chiavi interpretative: tutte tre rilevanti ed essenziali.

La prima di esse consiste nella laicità intesa come metodo laico.
Questa è la cosiddetta accezione “debole” della laicità, concepita come un metodo tollerante di coesistenza delle diverse etiche possibili o come una procedura consensuale di decisione nello spazio pubblico, che escluda riferimenti ad autorità esterne superiori (lo Stato, la Chiesa, il Partito, la Scienza, la classe medica, la Famiglia, la Comunità ecc.) e facendo viceversa appello all’autonomia argomentativi di ciascuno. E’ questa una concezione prepolitica o metapolitica della laicità, alla stregua della democrazia e del liberalismo; tale concezione critica si ispira ai valori del pluralismo, della libertà, del rispetto; ed anche al principio dell’autonomia reciproca fra fede religiosa e politica.
La laicità come metodo è inoltre basata sul libero e pubblico dibattito, in cui a ciascuno sia garantita la possibilità di avanzare punti di vista ed argomenti e di vederli difesi; ciò appare tanto più essenziale nella società contemporanea, sempre più multietnica, multiculturale e multireligiosa. Il metodo laico implica che gli attori pubblici rinuncino concordemente ad applicare alla sfera collettiva, pubblica e politica i propri principi, verità e valori religiosi ed etici “ultimi”, assoluti e non negoziabili (inevitabilmente configgenti con verità religiose e valori etici ultimi altrui) ed a volerli imporre a tutti i cittadini in forza di legge.
Naturalmente, pur ribadendo l’attualità e la validità della tradizionale distinzione liberale fra dimensione pubblica e dimensione privata, il metodo laico non ha obiezioni di principio da opporre al fatto che le agenzie e le istituzioni ecclesiastiche delle diverse fedi religiose rivendichino un ruolo attivo nel dibattito pubblico; ma ciò presuppone che i soggetti religiosi, nell’argomentare pubblicamente le proprie ragioni, rinuncino ad utilizzare, nella fase deliberativa che porta alla produzione delle leggi (la cosiddetta “sfera pubblica”), argomenti teologici o di fede e si limitino invece a servirsi di argomenti razionali e ragionevoli, confutabili e falsificabili.

La seconda definizione, consiste nella laicità intesa come etica laica.
Questa è la cosiddetta accezione “forte” della laicità, che, al di là delle eventuali appartenenze religiose individuali, prescinde da qualsiasi riferimento al divino ed al metafisico ed individua un filone comune di idee di fondo e di principi che si traducono poi in alcune posizioni sostanziali.
Si tratta di una laicità “attiva”, rispettosa della libertà e dell’identità di ciascuno,che parla alle coscienze dei singoli cittadini, per ampliare la fruizione di diritti civili a chi non ne gode, per estendere “diritti di cittadinanza” a chi ne è escluso, per aprire per tutti e per ciascuno nuovi spazi di libertà, in una società aperta, accogliente ed inclusiva.

La terza definizione rimanda al tema della laicità delle istituzioni.
La laicità, intesa come neutralità delle Istituzioni, è infatti fondata sulla separazione giuridica fra Stato e chiese e si oppone allo Stato confessionale e allo Stato etico, cioè allo Stato che assume replique montre come propria una determinata etica (religiosa, filosofica o ideologica) e ne privilegia i fedeli rispetto ai seguaci di altre etiche.
Lo Stato laico di diritto, nel produrre le leggi, deve preoccuparsi non di prescrivere comportamenti informati ad etiche di parte (come pretenderebbe la Chiesa cattolica), bensì di aprire nuovi spazi di libertà ed opportunità di scelta ai cittadini, portatori di etiche individuali differenti: né occorre realizzare un ethos pubblico condiviso (magari deciso dallo Stato!), quanto piuttosto la capacità di far coesistere pacificamente differenti ethos divisi e financo divisivi.

Diritti delle donne e delle persone omossessuali, lesbiche e transessuali, PACS, testamento biologico ed eutanasia, riforma della legge sulla fecondazione assistita, riforma della legge sulle adozioni, divorzio breve, aborto farmacologico, legalizzazione della sterilizzazione volontaria, pillola del giorno dopo, legalizzazione della prostituzione volontaria, antiproibizionismo nella lotta alle tossicodipendenze (e dunque liberalizzazione di droghe leggere e medicalizzazione di droghe pesanti), valorizzazione della scuola pubblica e laica, abolizione consensuale del Concordato e stipula di un’intesa con la Chiesa cattolica, riforma dell’otto per mille e del sistema di finanziamento pubblico alle confessioni religiose, superamento dell’insegnamento confessionale della religione cattolica nella scuola pubblica, legge sulla libertà religiosa: sono tutti temi su cui declinare concretamente i concetti di laicità delle istituzioni e di un’etica laica e libertaria volta all’estensione dei diritti civili e di cittadinanza.
Noi, uomini e donne di Sinistra, Socialisti e libertari del Nord Ovest d’Italia ci sentiamo impegnati su tutti e tre i versanti, e crediamo che il tema della laicità, in questa triplice accezione, lungi dal poter essere relegato come questione marginale debba invece divenire punto qualificante del nostro impegno politico e culturale.


Socio fondatore del Gruppo di Volpedo e del Network per il socialismo europeo .