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GLOBALIZZAZIONE SOLIDALE

TITOLO

Nel borgo di Danilo Dolci – Linda Chiaramonte

DATA PUBBLICAZIONE

12/04/2025

LUOGO

Alias-il manifesto


È a Trappeto, in provincia di Palermo, che tutto è cominciato nel 1952. È lì, dove il padre
era stato capostazione, che Danilo Dolci si trasferisce e inizia la sua rivoluzione nonviolenta.
Il poeta, sociologo, educatore, tre volte candidato al Nobel per la Pace, sceglie un paese fra
i più poveri d’Italia, afflitto da disoccupazione, fame, malattie, per avviare un cambiamento
dal basso. Il comune siciliano diventerà un laboratorio sociale e politico, attirando ospiti e
visitatori nazionali e internazionali, in cui i cittadini sono parte attiva e fondamentale del
processo.
Dopo molti anni di abbandono il borgo Danilo Dolci è tornato a vivere per riportare alla luce
quell’esperienza unica con una vocazione alla partecipazione, all’ascolto e alla maieutica,
che ha segnato la storia del novecento in quel luogo e non solo. Un angolo di Sicilia
diventato meta di incontro per intellettuali, pensatori, premi Nobel, invitati da Danilo Dolci
che insieme a lui partecipano al movimento e alle battaglie per i diritti, il lavoro, l’acqua e
le infrastrutture. Dolci decide di vivere vicino agli ultimi per migliorare le loro condizioni
esistenziali (l’Università di Bologna nel 1996 gli conferirà la laurea honoris causa in Scienze
dell’educazione, ndr). Inizia a costruire con le sue mani due case-asilo per i bambini orfani,
organizza riunioni con pescatori e contadini nel capannone in quello che all’epoca era borgo
di Dio.
Fra il 1966 e il ’67 scrive a Bruno Zevi, l’architetto più in voga dell’epoca, per aggiungere
spazi e stanze. Zevi manda un brillante allievo appena laureato, Giorgio Stockel, che
propone un lavoro futuristico. Dolci lo rifiuta per qualcosa di più funzionale e introverso,
Stockel torna in Sicilia per alcuni mesi, visita il duomo di Monreale, ed è a una sorta di
convento-chiostro ateo che si ispira per realizzare nel 1968, l’anno del terremoto nella valle
del Belice, un luogo di raccoglimento e pace, con mensa, stanze-celle, auditorium in un
complesso armonioso con veduta mozzafiato sul Mediterraneo.
Per più di trent’anni quel luogo ha accolto personalità da tutto il mondo per corsi e
conferenze, «è stato il mio paradiso», ricorda la figlia Daniela Dolci che in quel clima e
quell’atmosfera ha vissuto fino a quindici anni. Daniela, da qualche anno, ha preso in mano
le sorti del borgo per strapparlo all’incuria, dopo la morte del padre. Un restauro per
rilanciarlo, grazie a finanziamenti svizzeri, paese in cui si è trasferita, dopo aver lasciato
Trappeto, per seguire la carriera di musicista e direttrice d’orchestra. La rinascita è
avvenuta in linea con la metodologia del suo fondatore, dopo tante riunioni con i giovani del
paese per lavorare insieme e restituire un luogo che rispondesse ai loro desideri, ora è
tornato ad essere luogo di relazioni, vivo, di tutti. Sono ancora da ristrutturare diversi spazi,
compresa la casa di Dolci che diventerà sede di un archivio e del museo della Pace. «Ora
più che mai c’è bisogno di avere istituzioni e luoghi dove i giovani possano incontrarsi per
coltivare la fiducia nel futuro che oggi appare agghiacciante, senza alternative. Qui c’è
lavoro e speranza – racconta Daniela Dolci – Il borgo stesso è l’essenza del suo lavoro, si
sente ancora l’importanza della maieutica. Il suo pensiero ora è più presente di dieci anni
fa».
Il borgo è frequentato dai bambini del territorio, dall’associazione Libera, Addio Pizzo e Cgil
in linea con il pensiero di Dolci. «Un luogo simbolo della sua esperienza», aggiunge Alberto
Castiglione, regista e membro del comitato scientifico del borgo, «che preserva la memoria
di tutte le persone passate da lì». Il 28 giugno, giorno della nascita di Danilo Dolci, in
occasione della seconda edizione del festival Palpitare di Nessi (Trappeto dal 27 al 29), sarà
presentato anche il documentario Inchiesta su Danilo Dolci.
Alla figura poliedrica dell’educatore è dedicato il fumetto biografico dal titolo Danilo Dolci.
Verso un mondo nuovo, mediterraneo. Scritto da Diego Di Masi e Alessio Surian e illustrato
da Emiliano e Lorenzo Martino in collaborazione con il Centro sviluppo creativo Danilo Dolci
e i suoi famigliari, ripubblicato da BeccoGiallo dopo dieci anni in una veste grafica
rinnovata.
Il racconto delle pratiche educative attraverso quattordici capitoli che affrontano le accuse
mosse a Dolci da politica, mafia e opinione pubblica. Ognuna su un nodo della sua pratica
nonviolenta, un excursus che ripercorre lo sciopero alla rovescia dei disoccupati, le cariche
della polizia, il carcere, i processi, la difesa di Piero Calamandrei, i seminari, le inchieste sul
post terremoto del ’68, la prima Radio Libera clandestina di Partinico, gli audio originali dei
poveri cristi, la mobilitazione per la costruzione della diga che mette in luce il sistema
mafioso pervasivo e organico al sistema partitico di cui Dolci è consapevole. Gli autori
hanno scelto di scrivere solo le parole usate da Dolci nelle interviste e nei libri. L’idea al
centro del suo pensiero è la maieutica reciproca e l’ascolto, l’educazione informale fuori
dalle classi, l’attenzione per i bambini e il loro sguardo, l’idea della scuola sperimentale di
Mirto da cui si guarda il mare, e nel finale il sogno (ciascuno cresce solo se sognato, è uno
dei versi più noti di Dolci) e la pedagogia della speranza, con la scrittura collettiva e i
banchi in cerchio. «Oggi quello che Dolci ha fatto per la scuola parla e grida» dice Alessio
Surian che lo ha conosciuto e incontrato ai convegni di formazione per insegnanti. Una
lezione la sua che interroga ancora il presente.
Il disegno del fumetto di Emiliano e Lorenzo Martino inizia «da un’attenta ricerca
fotografica, con la raccolta di scatti di Danilo, delle persone e i luoghi che ha conosciuto.
Siamo andati dove ha operato, fotografando scorci, e conoscendo le persone. Ci tenevamo
che l’ambiente siciliano fosse molto caratterizzato, nelle piante, negli edifici, nei volti. La
sfida più interessante è stata raccontare attraverso il fumetto interviste, inchieste, scioperi
e molto altro. Abbiamo cercato di tradurre questa varietà dell’azione di Dolci anche nella
forma delle tavole, alcune di fumetto classico, altre in cui il racconto si sviluppa in un’unica
illustrazione, o in cui girare il libro per leggere le testimonianze dei siciliani raccolte da lui,
usando una scala di grigi in cui è presente il nero, per sottolineare i passaggi drammatici. Ci
siamo immersi nella storia e nei luoghi».

 

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Socio fondatore del Gruppo di Volpedo e del Network per il socialismo europeo .