Provocazioni L’economista: “Negli Usa troppe insicurezza”. I meriti dell’Unione
Titolo originario del libro “Il sogno europeo” di Jeremy Rifkin (nell’articolo non viene citata la Casa Editrice, chi lo vuole leggere si industri a trovarlo in libreria)
La tesi dell’Autore è che “gli eccessi del sistema USA, dal consumismo sfrenato allo stakanovismo di una forza lavoro nevroticizzata dall’insicurezza dell’impiego, stanno causando un progressivo deterioramento della qualità della vita dell’americano medio.”
Per 1\3 degli americani il sogno americano si è rivelato “uno scherzo crudele, un mito privo di sostanza”.
Sta invece nascendo “Il sogno europeo”.
Le differenze tra i due sogni sono profonde:
- quello americano: “la crescita economica, la ricchezza individuale e l’indipendenza”;
- - quello europeo: “lo sviluppo sostenibile, la qualità della vita, e l’interdipendenza”.
“Gli americani – dice l’economista – sono abituati a considerare il proprio paese il primo nel mondo, ma non si rendono conto che non è più così... l’Unione Europea ha eclissato gli Usa ed è ora la maggiore economia mondiale…”
E’ anche importante vedere il confronto sulla base di altri indicatori.
“Altri indicatori della qualità della vita, come il numero degli omicidi (quattro volte più alto di quello europeo) e i suicidi fra i giovani collocano gli Stati Uniti nella bassa classifica. Il dato più drammatico è probabilmente quello della popolazione delle carceri: 685 americani su 100 mila, rispetto ad una media europea di 87.”
Che dire sul clima sociale di questi ultimi tempi.
“In America l’etica del lavoro è viva e vegeta, osserva la Ciulla (Joanne Ciulla, autrice del libro ‘La vita di chi lavora: la promessa e il tradimento del lavoro moderno), ma dopo anni di incertezza economica, è spesso un’etica basata sulla paura o sulla necessità. La paura è quella di perdere il posto, la necessità è quella di sopravvivere, o di mantenere il proprio tenore di vita, in un contesto economico che si fa sempre più difficile.. … Il timore di non trovare più di lavoro al ritorno dalle vacanze, poi, ha indotto negli ultimi 12 mesi il 67% degli americani a non andare in ferie …”
Certo tutto questo fenomeno sociale è dovuto principalmente alla mentalità (indotta ?) dell’americano medio e non cambierà se non a prezzo di una fortissima crisi interna.
“Mi sembra evidente – dice Easterbrook – che un gran numero di americani preferisce il lavoro e il materialismo alle possibili alternative. Non vorrebbero lavorare 60 ore la settimana, non vorrebbero essere così avidi di guadagno, ma se non lo fossero come potrebbero permettersi di pagare il mutuo sulle loro case da 300 metri quadrati, di pagare le rate dei due Suv e del motoscafo, di comprarsi un guardaroba nuovo ?”
Certamente dalla crisi interna già in atto ci sta pensando Bush con la guerra in Iraq a distrarre gli americani, e stando ai sondaggi, purtroppo, in larga replica breitling maggioranza gli americani si lasciano ancora convincere: la colpa è degli Stati canaglia-terrorismo (Male esterno) che vogliono distruggere il nostro Benessere e Sicurezza interna.
L’aspetto peggiore di tutto questo è che nell’ultimo decennio appena trascorso noi europei (aggravante massima per la sinistra cosiddetta moderata) abbiamo cercato di copiare il patologico narcisistico sogno americano invece di esportare negli USA il nostro umanissimo sogno europeo che in chiave politica si chiama sistema liberalsocialista.
Commento finale: un vero peccato che il significativo articolo sia stato relegato nell’inserto CorriereEconomia.
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