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GLOBALIZZAZIONE SOLIDALE

TITOLO

E L´ERETICO INCONTRÒ IL CARDINALE a Ulm, in Germania, confronto fra Hans Küng e Karl Lehmann Il destino della Chiesa, il ruolo della curia l´eredità

DATA PUBBLICAZIONE

20/06/2004

LUOGO

La Repubblica



Un esempio di civiltà e di coraggio. Attendiamo fiduciosi che il prossimo incontro dei cattolici italiani registri simili dibattiti. Pace e Bene, Gigi (Luigi De Paoli)
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L´Eretico entra abbronzato, in giacca grigia, cravatta blu a pois. Il Cardinale arriva in clergyman, capelli sale e pepe, fisico robusto. L´Eretico proclama che dopo il crollo del Muro «l´ultimo Cremlino rimasto è il Vaticano». Il Cardinale risponde pacato che «ci vuole libertà, ma anche ordine e talvolta obbedienza». La folla al Meeting nazionale dei cattolici tedeschi muove le teste da destra a sinistra e poi di nuovo a destra, applaudendo e fischiando come in una partita di calcio, perché il match è tra Hans Küng, il teologo critico ad oltranza del papato, e il cardinale di Santa Romana Chiesa Karl Lehmann, presidente dell´episcopato tedesco.
E´ passato un quarto di secolo da quando, nell´anno del Signore 1979, Hans Küng si vide togliere per diktat del Vaticano il diritto di insegnare come «docente cattolico» all´università di Tubinga. Ci rimase perché l´ateneo gli affidò - sganciata dall´ordinamento ecclesiastico cattolico - una cattedra di teologia ecumenica. Da allora la sua fama è diventata mondiale per i suoi studi sul dialogo fra le religioni, le sue analisi sui valori fondamentali che possono accomunare credenti e non credenti e le sue ricerche sull´etica nel campo dell´economia.
Karl Lehmann è presidente per la quarta volta della conferenza episcopale tedesca e solo nel 2001 ha ottenuto la porpora. A fatica, perché i settori più conservatori della Curia facevano pressione contraria e c´è voluto l´intervento diretto del cardinal Sodano e del cardinale Etchegaray perché il Papa tre anni fa lo inserisse in una lista di cardinali che non prevedeva il suo nome. La sua colpa: avere suggerito in Vaticano una maggiore tolleranza per la contraccezione nelle coppie sposate e la possibilità di dare la comunione in qualche caso ai divorziati risposati.
L´evento è che il principe dei critici Küng partecipa per la prima volta in una sede ecclesiale ufficialissima, come il raduno nazionale dei cattolici, ad un dibattito con un principe della Chiesa dedicato al Concilio e al futuro della cattolicità. «Sono proprio curiosa - commenta la signora Kneissel, insegnante di religione quarantenne - perché Küng è sempre molto critico e Lehmann nel suo cuore è un liberale ma non può uscire dalla sua corazza». Maria, studentessa diciottenne, «è tesa» per il duello che si preannuncia. Il signor Ruhs, un fisico di 67 anni, è appassionato del teologo, «perché dà sempre materia da pensare», ma apprezza che il cardinale abbia accettato il confronto.
Curiosi come loro ne sono venuti a migliaia. Un´ora e mezza prima del dibattito i posti a sedere nell´hangar numero 1 della fiera di Ulm sono già strapieni. Trenta minuti dopo la gente è già accovacciata per terra. Quando parte il dibattito gruppi di fedeli urlano in coro da dietro le porte chiuse: «Entrare-entrare - vogliamo entrare».
Si parte dalla Lumen Gentium, la costituzione dogmatica del concilio Vaticano II dedicata a definire la Chiesa. «Oh sì, i primi capitoli erano importanti - sostiene Küng -: il popolo di Dio al centro del discorso, la valorizzazione della Chiesa locale, il riconoscimento dei molti carismi nella Chiesa, il concetto che la Chiesa è sempre da riformare...». E parte il primo applauso. Ma poi? «Poi la Curia, che di potere se ne intende, fa mettere il terzo capitolo e ne vien fuori che il primato papale oscura tutto e i vescovi sono ridotti a prefetti dell´autorità centrale e quindi riappare l´idea di un Papa che può agire senza concilio e la concezione di un primato per cui c´è uno che fa tutto da solo, come è avvenuto in tutti questi anni».
Non è imbarazzato il cardinale, anzi la folla scopre che i due si danno del «tu», cosa assai rara fra personalità pubbliche in Germania. Perché Küng da giovane è stato tra gli esperti chiamati in Concilio e Lehmann era assistente di un grande teologo conciliare, Karl Rahner. «Dovevo persino prendere la cattedra di Küng», confessa sua eminenza ad un certo punto. Il cardinale mette piuttosto in luce i passi in avanti fatti. Il nuovo ruolo dei vescovi dopo il concilio, il principio di collegialità riconosciuto, la valorizzazione delle conferenze episcopali, il Sinodo dei vescovi.
«Hans, - dice pacatamente Lehmann rivolto al teologo - chi avrebbe mai pensato ai miei tempi che un vescovo potesse esprimersi così liberamente come adesso. Magari - aggiunge, mentre il pubblico esplode in risate - non è detto che sia sempre ascoltato!». E poi seriamente: «Piuttosto, lo spazio di espressione è maggiore di quanto sia utilizzato».
Adesso l´atmosfera si scalda, perché il teologo prorompe: «Ma quando ci sarà un vescovo che dirà ad alta voce quello che ho già sentito in confidenza: "Così non si può andare avanti!". In Germania nel 1.999 c´erano trecentosessantasei neo-sacerdoti, adesso sono centosessantuno. Fra dieci anni due terzi delle parrocchie non avranno prete nonostante i millequattrocento sacerdoti importati dall´India o dalla Polonia. La Chiesa ha perso credibilità. Fanno i sondaggi e la gente risponde di avere fiducia nell´Automobile Club tedesco: 64 per cento. Hai fiducia nella Chiesa? 11 per cento. Bisogna ripensare l´Humanae Vitae, com´è possibile dire che la contraccezione è peccato mortale? Com´è possibile che Ratzinger affermi come dottrina infallibile che la donna non può essere sacerdote? Così è voluto da Dio, dicono, ma da dove lo sanno? Le petizioni dei fedeli che chiedono il celibato facoltativo dei preti non ricevono risposta da Roma».
«Tutti frutti», replica in italiano Lehmann, e qui in Germania vuol dire che si sta facendo un fritto misto di problemi. E con prudenza il porporato seleziona alcuni temi. «Sull´Humanae Vitae il Papa mi ha chiesto informazioni due volte (circa la situazione in Germania, ndr). Gli ho mandato uno scritto, non ho ricevuto risposta, ma non pretendo nemmeno che con i suoi impegni lo faccia. Però al tempo dell´enciclica di Paolo VI si discuteva della contraccezione per le famiglie, è un´altra cosa che la pillola la usi una ragazza minorenne e non credo sia bene». I dissensi nella Chiesa? «La libertà esige anche ordine - rimarca il cardinale - e talvolta anche obbedienza, così come avviene nella quotidianità del mondo laico». Peraltro, soggiunge il porporato, «non voglio contestare tutto ciò che Küng dice».
Ad aggiungere pepe al dibattito c´è al tavolo Hanna-Renate Laurien, una cattolica assai nota per il suo impegno politico nella Cdu e negli organismi ecclesiali, e per la sua lingua tagliente. Rivendica il diaconato per le donne e bolla come «delazione» l´invito dell´ultima istruzione curiale sulla liturgia a segnalare in Vaticano abusi liturgici.
E´ un altro mondo questo cattolicesimo tedesco, con una libertà di dialogo che l´Italia si sogna. Quando mai un esponente della Cei si è seduto a dibattere in pubblico con un dissidente come Giovanni Franzoni, ad esempio? Il pubblico segue, applaude, rumoreggia, fischia rivolto all´uno o all´altro dei cortesi duellanti. «Vorrei un Papa che viaggi di meno e consenta invece la comunione comune dei cristiani e riconosca in reciprocità i ministri di culto delle diverse Chiese», scandisce Küng e la gente disapprova mormorando la critica dei viaggi papali e contemporaneamente applaude convinta l´idea di fare la comunione con protestanti e ortodossi.
«Stretta di mano, stretta di mano!», esige la folla al termine del dibattito e Hans e Karl volentieri si serrano la destra. Küng esprime un augurio: «Che in conclave ci siano tanti cardinali che la pensano come Lehmann per eleggere un Giovanni XXIV». Il cardinale è più sobrio: «Al di là dei punti di contrasto non ho mai avuto dubbi su quanto abbia realizzato teologicamente Küng».
Non ha avuto timore del confronto, chiedo - alla fine - al porporato? «E´ importante mostrare una Chiesa che non teme il dialogo e la discussione?».
Ed eleggerete un Giovanni XXIV? «Chissà che nome avrà!», ribatte ridendo.



 

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luigi.depaoli@libero.it

Socio fondatore del Gruppo di Volpedo e del Network per il socialismo europeo .