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GLOBALIZZAZIONE SOLIDALE

TITOLO

Monsignor Caffarra mette sotto accusa il laicismo moderno e da Bologna lancia una sfida di Gian Guido Vecchi

DATA PUBBLICAZIONE

30/04/2004

LUOGO

Corriere della Sera


A monsignor Carlo Caffarra, arcivescovo di Bologna, la cultura laica moderna non piace granché. Di più: il successore del cardinale Biffi lancia una «sfida educativa», invoca una «radicale e totale alternativa» alla posizione della «cultura oggi dominante, la cosiddetta post-modernità». E tra i cattivi maestri che ne sarebbero campioni mette pure Umberto Eco e Gianni Vattimo, peraltro in ottima compagnia assieme a Jean-Paul Sartre e Friedrich Nietzsche. Per forza che le cose vanno male, «pensate al successo dei romanzi di Eco». Ma che hanno combinato i nostri? L’arcivescovo di Bologna lo ha spiegato ieri, durante un convegno («A scuola di valori in parrocchia») del Centro Sportivo Italiano dedicato all’educazione. L’essenziale è che «la cultura oggi dominante ha reso impossibile l’educazione». Caffarra cita una frase di don Giussani, «mai come oggi replicas rolex l’ambiente ha avuto a disposizione strumenti di così dispotica invasione delle coscienze; oggi più che mai l’educatore, o il diseducatore sovrano, è l’ambiente con tutte le sue forme espressive». Perché l’atto educativo, argomenta l’arcivescovo, «è possibile solo se si pensa che possa esistere un rapporto dell’uomo con la realtà». E invece la cultura attuale, sostiene, «è dominata dalla negazione di quel rapporto originario: non esiste una realtà da interpretare, esistono solo delle interpretazioni della realtà sulle quali è impossibile pronunciare un giudizio veritativo, dal momento che esse non si riferiscono a nessun significato obiettivo». Così «siamo chiusi dentro al reticolato delle nostre interpretazioni del reale, senza nessuna via d’uscita verso il reale medesimo: poiché "non ci sono fatti, ma solo interpretazioni", come diceva Nietzsche, diventa impossibile dare un giudizio di verità su di esse». Va da sé che quando l’arcivescovo parla di «verità» e di «apertura costitutiva della replicas rolex persona alla realtà» punta al trascendente: la cultura moderna, dice, «estingue ogni desiderio verso un "oltre"», arriva a «estenuare e censurare» la «domanda radicale che dimora nel cuore dell’uomo». Il progetto educativo «post moderno» sarebbe quindi «riassunto dalla affermazione di Vattimo: "vedere se riusciamo a vivere senza nevrosi in un mondo in cui Dio è morto"». È nella «dissoluzione del reale» che sta la vera «malattia mortale» dei giovani. E l’arcivescovo ne rintraccia alcune conseguenze pratiche. Il matrimonio, anzitutto: «Se l’essere uomo o donna non possiede un senso obiettivo, non si vede perché debba chiamarsi matrimonio solo l’unionerelojes de imitacion fra l’uomo e la donna. In sostanza, la sessualità ha il significato che tu decidi di attribuirle». Sempre in tema di sesso, Caffarra parla di «dissoluzione del senso di libertà nella pura scelta» e nell’«assenza di impegno» e aggiunge: «È significativo il modo in cui viene trattata l’educazione sessuale: informare in modo tale che uno possa fare della sessualità ciò che vuole senza averne danni fisici - ad esempio l’Aids». Per il «gaio nichilismo contemporaneo» inoltre «ogni opinione deve essere rispettata» e «non ha senso che mi chieda e ti chieda se ciò che pensi sia vero o falso, semplicemente è più utile che ciascuno tolleri ciascuno, sulla base del principio che la mia libertà non si scontri con la tua». E così via: idee che faranno discutere. Anche se, per la verità, un filosofo come Massimo Cacciari non ritiene ne valga la pena, tutto sommato: «Temo che il vescovo non abbia capito nulla del discorso di Nietzsche, senza contare questo affastellare discorsi fraintesi di diavoli e acque sporche... Cosa c’entra Eco con Sartre, con Vattimo? Un discorso di questo genere è ingiudicabile dal punto di vista di una elementare educazione filosofica: l’idea che il pensiero di Nietzsche sia la negazione della possibilità di attingere alla realtà può dirlo soltanto uno che abbia letto il Bignami, ma un Bignami scritto male». Cacciari ha pubblicato di recente Della cosa ultima (Adelphi), una riflessione radicale fra filosofia e teologia. È noto come un pensatore laico aperto al senso religioso e al pensiero cristiano. Ma il peggio, fa capire, è proprio questa ostilità verso una cultura laica vista come un blocco unico: «Secondo me quei libri non li ha letti. Fa male che ci siano uomini di Chiesa che non riescono a fare i conti con l’effettiva complessità della filosofia e della cultura contemporanea. Che credono che la filosofia sia riducibile a un Vattimo in sedicesimo, un Nietzsche in trentaduesimo. È disperante che nella grande Chiesa ci siano persone come il cardinale Martini, che queste cose le sa benissimo e, insieme, posizioni totalmente cieche e vuote di fronte alla tragicità e alla complessità della cultura contemporanea, anche quella atea. E dove collocherebbe Husserl? Gli pare forse che un Heidegger si possa ridurre a un gioco di interpretazioni fine a se stesso, quando parla della filosofia come custodia dell’essere?». Tutto è un po’ più complicato: «Il vescovo si renda conto che gran parte della filosofia contemporanea, in assoluto accordo con la fisica, non dice affatto che le interpretazioni si chiudono in se stesse eccetera. Filosofia e scienza dicono che non si dà realtà senza interpretazione, che quando tocchi una cosa devi essere consapevole che in quella cosa ci sei anche tu. E questo non è un giochetto dei filosofi, è anche il discorso di Heisenberg e Gödel, della fisica contemporanea. Non capirlo significa porsi agli stessi livelli dei peggiori antigalileiani di quattro secoli fa» .orologi replica
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Socio fondatore del Gruppo di Volpedo e del Network per il socialismo europeo .