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CULTURA POLITICA

TITOLO

Diritto allo studio SOS in difesa del diritto sociale allo studio
  Ricevuto via e-Mail da Luigi De Paoli
DATA 11/02/2004
LUOGO Roma

Carissime/i, se nelle università, scuole, ospedali stanno dilagando gli scioperi, ciò non è dovuto tanto a rivendicazioni salariali, ma ad un più ampio e devastante progetto di liberalizzazione-mercificazione dei beni collettivi. A tale proposito vi allego una scheda informativa preparata dall'Unione Universitaria e Mutua studentesca.
Pace e Bene. Gigi
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"GATS e processo di mercificazione dell’istruzione"
PREMESSA
L’educazione ha un ruolo fondamentale nello sviluppo sociale e nel rafforzamento della democrazia quando pone al centro delle sue dinamiche il processo di mobilità sociale e di partecipazione da parte della comunità in cui agisce. Tuttavia, l’importanza dell’istruzione come mezzo di emancipazione individuale e di crescita collettiva sta per essere messo fortemente in discussione dagli Accordi Generali sul Commercio nei Servizi. Attraverso i Gats, infatti, l’istruzione, in particolare quella secondaria e quella universitaria, subirà un progressivo processo di mercificazione che porterà tutta l’educazione ad essere un privilegio per pochi piuttosto che un diritto garantito per tutti.
Esso è già una preoccupante realtà in molti angoli del pianeta dove i piani di aggiustamento strutturale imposti dal Fondo Monetario Internazionale e i programmi della Banca Mondiale nei paesi in via di sviluppo hanno prodotto maggiore esclusione sociale e favorito l’espansione delle agenzie "for profit". Anche il linguaggio usato dalle istituzioni internazionali nel descrivere famiglie e studenti come "consumatori" e gli istituti di istruzione superiore come replica horloges kopen fornitori di "un prodotto educativo", sono segnali preoccupanti del diffondersi di un progetto culturale orientato al mercato. Peraltro, già in Canada a Vancouver nel maggio del 2000, si è svolto il World Educational Market che ha visto incontrarsi numerosi produttori della "merce sapere": Produttori che hanno intenzione di "aprire" alla privatizzazione un mercato stimato nel 3 per cento degli attuali scambi commerciali, circa 2000 miliardi di dollari.
GATS - COSA DICE?
L’Organizzazione mondiale del commercio (OMC) identifica 16 settori di servizi, da quelli finanziari alla fornitura di energia, e include anche l’istruzione. Ognuno di questi settori, su richiesta di uno stato membro dell’Omc e su approvazione degli altri Stati membri, può essere incluso interamente (o per alcune sue parti) nelle regole del Gats. In realtà il Gats non si applica ai servizi "pubblici", ma il significato di questo termine nell’ambito degli accordi è molto ambiguo. Nei Gats, infatti, un servizio pubblico è un qualsiasi servizio che è fornito in assenza di fornitori di servizi privati. Siccome sono rarissimi i casi in cui il sistema educativo è monopolio statale, è quasi inevitabile che l’istruzione venga considerata tra i servizi commerciabili e non tra quelli "pubblici". Di fatto nei corridoi della Commissione Europea a Bruxelles si da già per scontata la privatizzazione di ampi settori dell’istruzione nei prossimi anni.
Il Gats mira a permettere un libero commercio internazionale nel settore dei servizi, con meno restrizioni possibili per i fornitori degli stessi. Gli unici servizi esclusi sono quelli forniti nell’esercizio dell’autorità governativa e i diritti del traffico aereo. Il WTO e le regole del GATS sono legalmente vincolanti e, inoltre, tutti i vincoli specifici possono essere modificati non prima di tre anni dopo che l’impegno è stato preso. Il GATS ha, poi, una agenda interna per rinnovare negoziazioni con lo scopo di estendere il numero dei settori coperti dal GATS, e questo è contrario agli accordi sul rolex replica commercio presi dai paesi del G77 (paesi in via di sviluppo).
Copertura dell’istruzione da parte del GATS:
L’istruzione è al momento uno dei settori meno vincolati sotto il GATS. Solo circa 20 paesi hanno inserito l’istruzione come un obbligo specifico, tra loro la maggior parte dei paesi dell’UE. Nonostante l’istruzione, secondo la legislazione comunitaria, non cada sotto la giurisdizione comune della Commissione Europea, questa stessa ha messo l’istruzione come obbligo specifico in nome dei paesi membri. Gli unici esclusi sono Finlandia, Svezia e Austria, che al tempo non erano membri dell’unione e non hanno inserito l’istruzione.Ogni settore può essere sottomesso alle regole del GATS o a livello generale o specifico.
VINCOLI GENERALI
Sono le cosiddette "General obbligations", ovvero dei principi di applicazione generale. A differenza dei vincoli specifici i vincoli generali sono stati già stabiliti nell’atto stesso di nascita dei Gats. Si tratta più che altro di "framework agreement" ovvero di regole generali a partire dalle quali sviluppare i successivi vincoli specifici (specific commitments).
La "nazione più favorita"
Tra i vincoli generali, la regola principale è quella del trattamento "nazione più favorita". Ciò significa che i fornitori di un servizio provenienti da diversi paesi devono essere trattati allo stesso modo. Essa prevede, dunque, che non esistano all’interno dei singoli stati delle "nazioni più favorite" nella concorrenza per la gestione dei servizi. Favorire le aziende di un paese piuttosto che le aziende di un altro paese lederebbe le regole del libero mercato. Pertanto, per esempio, i fornitori di servizi dei paesi in via di sviluppo dovranno essere trattati ugualmente rispetto ai fornitori dei paesi industrializzati. E una situazione del genere porterebbe inevitabilmente alla paralisi dei servizi dei paesi poveri, che non riuscirebbero a reggere la concorrenza e verrebbero schiacciati.
VINCOLI SPECIFICI
Vincoli specifici vuol dire che un settore di servizi è soggetto a un più alto grado di liberalizzazione e regole più strette di quelle previste dagli obblighi generali. Le regole più importanti sono "l’accesso al mercato" e il "trattamento nazionale".
Il trattamento nazionale
Trattamento nazionale si riferisce al fatto che tutti i fornitori devono essere trattati come quelli nazionali, inclusi i benefici finanziari e i diritti legali. Questa regola impone, dunque, che non potranno esserci finanziamenti statali per avvantaggiare il mercato interno. Questo vuol dire che i paesi che hanno economie forti potranno espandere in modo incontrastato i propri mercati, mentre i paesi che hanno economie deboli non avranno alcuna possibilità di rafforzare i propri mercati.
In un paese come il Senegal, per esempio, non ci sarà più nessuna scuola senegalese, ma i servizi scolastici saranno tutti progressivamente gestiti dalle aziende "produttrici di sapere" dell’occidente industrializzato. Di fatto questo già sta accadendo da anni nelle edizioni dei libri scolastici: la banca mondiale elargisce crediti specifici che in teoria sostengono il settore dell’istruzione senegalese, ma nella realtà dettano regole modellate sull’editoria europea che favoriscono quest’ultima a totale detrimento degli editori locali che pure vantavano una delle tradizioni più importanti del continente africano.
Accesso al mercato
Accesso al mercato vuol dire che un numero di fornitori di servizi in un settore non può per principio essere limitato, e tutti gli altri paesi membri del WTO devono avere accesso al mercato nazionale interno. Ciò porterà ad un mercato mondiale nel quale ogni paese dovrà accettare un numero potenzialmente illimitato di fornitori di servizi, che genererà concorrenza tra tutti i produttori e inevitabilmente schiaccerà i piccoli produttori e rafforzerà poche potenti multinazionali. Un principio simile, nel caso del trattato di libero commercio fra Canada, Stati Uniti e Messico, ha obbligato quest’ultimo a modificare l’articolo della propria costituzione che imponeva allo Stato di assicurare l’educazione formale e ha portato al fiorire di una quarantina di "Università Tecnologiche" in soli dieci anni.
Perché i paesi vogliono liberalizzare il settore dell’istruzione:
I paesi che raccolgono entrate sostanziali dall’esportazione dell’istruzione sono i grandi paesi di lingua inglese come USA, Gran Bretagna, Australia e Nuova Zelanda. Sono interessate soprattutto a vendere la loro istruzione all’estero, specialmente ai paesi come Cina e altre nazioni asiatiche con un vasto mercato potenziale. Hanno chiesto agli altri paesi del WTO di inserire l’istruzione e di liberalizzarla maggiormente. Questo potrebbe voler dire un’appendice speciale sul commercio dell’istruzione, simile a quelle già fatti sulle telecomunicazioni o i servizi finanziari. Mentre un vincolo specifico è impegnativo solo per i paesi che hanno inserito alcuni settori come vincoli specifici, queste appendici sarebbero impegnative per tutti i membri del WTO.
Verso la privatizzazione dell’istruzione
La prima conseguenza dell’inserimento dell’istruzione nei trattati Gats potrebbe essere l’immediata privatizzazione dell’istruzione, o di alcune sue parti, in tutti i paesi firmatari dell’accordo o comunque la crisi del settore pubblico a causa della grossa concorrenza. Il Gats divide, infatti, l’istruzione in cinque segmenti: primaria, secondaria, superiore, per adulti, e "altri servizi". Anche i paesi dove l’istruzione è un servizio statale, infatti, non potrebbero più, a parere di alcuni interpreti dell’ambiguo testo che è il Gats, consentire l’erogazione di fondi statali per il mantenimento dei servizi inclusi nei Gats. I finanziamenti statali alla scuola e all’università potrebbero infatti essere considerati come "concorrenza sleale" nei confronti delle aziende private e dunque dannose per il commercio. Se vengono considerate in questo modo, possono essere dichiarate illegali secondo le regole del GATS. Oppure potrebbe essere richiesto che i fondi statali vengano dati senza distinzioni tra fornitori nazionali ed esteri, pubblici e privati, per metterli in condizione di concorrere: molto difficile calcolando le ristrettezze di bilancio. Questo porterà inevitabilmente molti paesi a privatizzare le istituzioni scolastiche e universitarie e ad introdurre maggiori tasse.
Accesso limitato all’istruzione
La privatizzazione delle istituzioni scolastiche e universitarie e il conseguente aumento delle tasse, provocherà una notevole limitazione dell’accesso all’istruzione. L’esperienza ormai ventennale, in continenti come Africa e America Latina, mostra come tale politica, alla base del Gats, porta ad un investimento di risorse sempre più contenuto e concentrato nell’istruzione primaria da parte dello Stato, con un progressivo aumento degli abbandoni e dell’analfabetismo. E’ chiaro infatti che non sarà possibile, per gli studenti, scegliere liberamente il proprio percorso formativo. Esso dipenderà dalle condizioni finanziarie familiari, dalla capacità della famiglia di sostenere le tasse scolastiche e universitarie, dalla possibilità, insomma, di pagarsi l’acquisizione di un diritto che dovrebbe essere fondamentale. Ad esempio in Brasile chi frequenta le scuole pubbliche, poco finanziate e di bassa qualità, non ha le conoscenze adeguate per superare il test d’accesso all’università pubblica, né evidentemente i soldi per pagarsi l’università privata.
Antidemocraticità del sistema
La destrutturazione del sistema pubblico dell’istruzione e dell’università, provocherà una conseguente cancellazione di tutti gli organi collegiali. Un’azienda infatti, prende decisioni in modo molto differente rispetto ad un sistema pubblico. In essa, gli azionisti nominano un consiglio di amministrazione e un amministratore delegato, ed essi fanno gli interesse degli azionisti, non certo degli studenti o dei docenti. Non avranno alcun interesse a fare alcun investimento se questo non generi in qualche modo un profitto.
Libertà di insegnamento
Ad essere messa in discussione con la privatizzazione dell’istruzione sarebbe anche la libertà di insegnamento. Cosa succederebbe, infatti, se un professore decidesse di insegnare, per esempio, teorie contrarie a quelle del libero mercato che sono alla base del pensiero delle multinazionali che andranno ad investire sulla commercializzazione dell’istruzione? Sarebbe data la libertà di un sapere critico allo stesso modo in cui viene data oggi?
Produzione dei saperi
Il concetto stesso mercato dell’istruzione, porta con se un’idea dell’istruzione come "prodotto" e degli studenti come "consumatori" o "utenti". In questa visione, non esiste alcuna considerazione degli studenti come potenziali creatori di sapere. Questo modo di vedere le cose è diametralmente opposto alla concezione del sapere come risultato di un impegno culturale collettivo. Ciò vorrà dire che lo studente non potrà mai essere un coautore del proprio processo formativo, non potrà mai sentirsi protagonista nel processo di apprendimento, ma sarà un semplice ricettore di una prodotto "preconfezionato".
Chi certifica la qualità?
L’articolo VI 4(b) dice che le misure regolatrici non dovrebbero essere più pesanti di quanto necessario per assicurare la qualità del servizio. Che cosa voglia dire qualità è aperto all’interpretazione. In questo modo il sistema di valutazione delle scuole e dell’università potrebbe essere messo in discussione e privatizzato. I paesi che ne hanno già uno funzionante potrebbero essere obbligati a modificare taluni meccanismi sotto la pressione dei fornitori di servizi. Il Gats ha anche disposizioni per formare strutture internazionali per regolare le licenze e i certificati di qualità!
Istruzione transnazionale (TNE):
Avviene quando un fornitore di istruzione opera in un paese diverso dal proprio. È coperta dal Gats parte 1 articolo I, 2. Gli accordi del Gats cercano di stabilire un quadro di riferimento per la TNE. Questa è una cosa in generale necessaria, che manca. Aree come la mobilità dei fornitori di istruzione, degli studenti, di ricercatori e docenti, accordi sui sistemi di valutazioni e i certificati di qualità sono presi in considerazione dal Gats. Ma non c’è alcun provvedimento per la mobilità del diritto allo studio e il controllo della qualità. Delle regole internazionali sono necessarie, ma non è certo il Gats lo strumento adatto. Piuttosto un organo come l’Unesco potrebbe essere il luogo dove approfondire questi temi.
Una strada senza ritorno:Un altro aspetto preoccupante dei Gats è il fatto che essi scavalcano le legislazioni nazionali e non danno possibilità di chiudere al commercio determinati servizi una volta che si è dichiarato che essi sono commercializzabili. Questi accordi commerciali, infatti, proibiscono ad un Paese di mutare politiche commerciali a seconda della convenienze.
Inoltre, quello previsto dal Gats, è un processo di progressiva e poi finale liberalizzazione. Il fatto di bloccare momentaneamente un tipo di servizio o tener fuori alcuni paesi non garantisce nulla sul futuro. Per questo la posizione dell’Unione Europea, emersa in questi ultimi giorni, di escludere l’istruzione (insieme ad acqua, energia e salute) dalla trattativa non ci tranquillizza minimamente. Infatti tale risposta non è ancora definitiva. Per di più, salvare l’educazione europea dalla giungla globale non può bastare: cosa accadrà agli studenti del resto del mondo, più deboli nelle contrattazioni con il gigante USA? Infine sembra che l’espressione usata dalla Commissione Europea sia "per il momento non vogliamo inserire l’istruzione": "per il momento" potrebbe voler dire "dobbiamo prima convincere più stati a privatizzarla e nel giro di 2 o 3 anni saremo pronti…".
COSA CHIEDIAMO
Noi crediamo che l’istruzione non debba essere un privilegio per alcuni, ma un diritto garantito per tutti. Crediamo che l’istruzione debba essere pubblica, gratuita, multiculturale, di qualità. Gli accordi Gats, invece, porteranno alla privatizzazione dell’istruzione e renderanno il sapere una merce.
Alla luce di tutto ciò noi chiediamo:
· che l’istruzione, come servizio essenziale e in quanto diritto umano fondamentale riconosciuto dall’Onu, sia esclusa dai trattati Gats.
· che l’Italia e l’Unione Europea attuino politiche di maggiore investimento nel settore dell’istruzione pubblica, pari ad almeno il 6% del proprio PIL, limitando il fenomeno della dispersione scolastica e sostenendo leggi di diritto allo studio che permettano realmente a tutti di avere accesso ai canali dell’istruzione superiore e universitaria.
· che il nostro paese e l’Unione Europea si facciano portavoce di un cambiamento di tendenza sulle politiche neoliberiste che permettono la diffusione di sistemi educativi pubblici esportati dall’occidente ai paesi in via di sviluppo. Il governo belga ha già preso l’iniziativa in tal senso ed ha incontrato l’immediato sostegno di altri Stati membri dell’Ue quali l’Austria e la Svezia. Tal iniziativa va sostenuta ed allagata.

Elenco argomenti

Socio fondatore del Gruppo di Volpedo e del Network per il socialismo europeo .