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CULTURA POLITICA

TITOLO

Lo spartiacque tra liberalsocialismo e liberismo Convegno Genova 25 maggio 2007
 
DATA 25/05/2007
LUOGO Genova

Lo spartiacque tra liberalsocialismo e liberismo
Convegno Genova 25 maggio 2007
Presentazione di Fabio Morchio, relatori Paolo Bagnoli, Guido Ercolessi, Antonio Landolfi, Enzo Marzo, Luciano Pellicani, Pierfranco Pellizzetti. Ugo Intini, pur avendo aderito come relatore, non ha potuto partecipare per impellenti impegni istituzionali.

Luigi Fasce preambolo

Per poter cogliere appieno il senso del contributo dei relatori, al quesito posto dal titolo del convegno, occorre avere chiari almeno gli estremi del contendere, ovvero cosa si intende per liberismo e cosa si intende per liberalsocialismo.
Molto ma molto sommariamente ritengo di poter fornire dell’ideologia liberista la seguente definizione.
Liberismo, pensiero liberale che ritiene di assegnare in toto al mercato la regolazione automatica dell’intera società. Si tratta, come si diceva nel primo ottocento di lasciare fare alla mano invisibile del mercato e tutto sarebbe andato al meglio. Anche il detto francese “laissez faire – laissez passé” è assai significativo al riguardo. In questo contesto, dunque, compito dello Stato restare alla finestra inattivo.
Certamente detta ideologia, la cui parola d’ordine valoriale è la Libertà, alla fine settecento ha contribuito a rompere l’oligarchia di nobiltà e chiesa e consentire sviluppo di traffici, creazione di ricchezza per la borghesia e l’accesso al potere politico di detta borghesia produttiva,. Ma con questa “filosofia politica” si è andato creando un nuovo steccato tra capitale e lavoro, è sorto un abisso di disuguaglianza tra proletariato e borghesia.
La storia insegna che in Europa nel corso del novecento si è andati nella direzione opposta del liberismo. Mentre negli USA è d’attualità sebbene in maniera assai spuria, infatti tutto l’imponente armamentario prodotto dalle industrie belliche americane sono state ovviamente pagate dal contribuente USA. Ovviamente in regime tutt’altro che liberista.
Nei primi 50 anni del novecento sono sorte le due ideologie totalitariste, da un lato quella nazifascista (Germania, Italia, Spagna, Portogallo, ecc.) e dall’altro quella comunista (URSS).
Con la fine della seconda guerra mondiale c’è stata anche la fine dei sistemi nazifascisti, caratterizzati dal connubio strettissimo di capitalismo e sistema politico, ma in cui il potere politico statale ha la completa supremazia sulla libertà di impresa. Tutt’altra cosa rispetto al liberismo.
Resta in URSS con il regime comunista al potere, sistema antiliberista per definizione. Il regime totalitario comunista – in cui tutta la vita sociale ed economica viene gestita direttamente dallo stato essendo soppressa la libertà di impresa e in generale anche la più infima proprietà privata, come sappiamo oramai oggi fino al 1989 ha retto ma poi fortunatamente senza grande spargimento di sangue diversamente da come avvenuto per la caduta del nazifascismo nella seconda guerra mondiale, si è dissolto anch’esso.
Mentre in tutta l’Europa, compresa l’Inghilterra che ne ha indicato primariamente con pensatori e statisti come Keynes, Beveridge e Meade, dal dopoguerra e fino agli anni 90, si è andato costruendo il sistema liberalsocialista-socialdemocratico in contrapposizione netta con il sistema comunista e in sostanziale modificazione del modello liberista (pur sempre spurio) Usa
Oggi in Europa, e nella fattispecie in Italia, siamo in una situazione in cui le forze politiche che rappresentano il lavoro sono in buona parte al governo e dal dopoguerra fino ai giorni nostri sono state determinanti per la costruzione dello stato sociale universale più avanzato al mondo.
Quindi, allo stato attuale dell’arte, facciamo parte di un sistema politico che si può definire essenzialmente socialdemocratico in fase di riassestamento in senso liberalsocialista (riduzione all’osso dell’impegno diretto o indiretto dello Stato nell’impresa e nei servizi pubblici e allargamento della libertà individuale con le attuali battaglie per i diritti individuali in favore del cittadino per quanto riguarda sfera privata e stili di vita). Ovviamente battaglie contrastate ferocemente dalle gerarchie ecclesiastiche della Chiesa Cattolica entrata direttamente, sebbene illegittimamente, nella lotta politica.
Ecco dunque che per liberalsocialismo, in concreto, si può intendere un sistema politico in cui lo stato non è avulso dall’intervenire, seppure limitatamente, in campo economico, gestisce direttamente o indirettamente servizi di pubblica utilità negli Enti Locali mediante rete di welfare municipale e sforna riforme di stampo liberale per consentire ai propri cittadini di raggiungere il massimo bgvrado di libertà possibile nel rispetto dell’altrui libertà e sicurezza.

Dunque il liberismo attualmente in espansione non può essere più lo stesso, naïf, degli inizi dell’ottocento ma può anche riuscire a fare arretrare l’attuale sistema politico sostanzialmente liberalsocialista europeo con relativo stato sociale universale a quello più fortemente riduttivo, residuale si dice in termini tecnici, sebbene spurio (gli armamenti e ricerca di tecnologie sempre più avanzate, vedi Nasa, statali degli USA).
Orbene precisato grosso modo in cosa consiste l’attuale sistema politico liberasocialista europeo rispetto a quello liberista USA ora si tratta di stabilire dove fare arrestare l’attuale deriva liberista in Europa.
Questo convegno vuole tentare di capire dover mettere i necessari paletti e proporre le necessarie politiche, ecologiche, sociali ed economiche si stampo liberalsocialista da porre in competizione vincente con quello liberista USA.


Riassunto liberamente interpretato delle relazioni svolte (in attesa di ricevere testo scritto da ogni relatore) da Luigi Fasce – moderatore del dibattito

Fabio Morchio – assessore alla cultura e sport – Regione Liguria

In qualità di presentatore ha ricordato il difficile punto di equilibrio che si deve stabilire tra pubblico e privato partendo dalla sua lunga esperienza di amministratore pubblico. Portando l’esempio della sanità in Liguria che dal 60% di qualche tempo fa è diventato attualmente l’80% del bilancio a disposizione della Regione Liguria, diventa sempre più problematica la gestione pubblica dei servizi di base.
L’intervento rimarca l’esigenza dell’approfondimento del tema indicato dal nostro convegno.

Paolo Bagnoli – senatore emerito della Repubblica

La soluzione del problema non ce l’ho.
Si tratta di problematica complessa.
Mentre è chiaro il termine liberismo, per quanto riguarda invece il termine liberalsocialismo è tutto da chiarire.
Il nocciolo del problema sembra essere la questione del Mercato e le politiche sociali.
Come si intende in Italia il mercato. Il liberismo non inventa il mercato anzi
crea cartelli.
Il mercato ha da essere regolato dallo Stato.
Oggi siamo di fronte al mercato mondiale globalizzato. Siamo al mercatismo. Non esistono risposte tecniche che possono risolvere i problemi politici. Il socialismo, anche nella versione del socialismo liberale non può esimersi dal pensare che lo Stato debba intervenire contro le distorsioni più macroscopiche del mercato con gravi effetti sul sociale e oggi, a maggior ragione, con gravissime ripercussione catastrofiche sul sistema ecologico.
Il mercato mondiale crea dei fenomeni allarmanti quali quelli migratori che creano problemi sociali. Un grande problema deriva anche dalla concorrenza con i paesi emergenti che producono prodotti a costi bassissimi come la Cina e l’India.
Dobbiamo fermare la spirale di questo genere. Ma come ?
Come si tengono assieme socialismo e liberalismo, la giustizia sociale-uguaglianza e la libertà … con questa ventata di mercatismo confusionario ?
Bisogna ridare la parola alla politica.




Giulio Ercolessi – Redazione Rivista “Critica liberale”

In Italia la politica sembra avere divorziato dalle culture politiche.
Proposte politiche che sanno di imprenditoria politica.
Il linguaggio della politica è diventato incomprensibile.
Dunque, lo spartiacque tra liberalsocialismo e liberismo in astratto è facile.
Partiamo da Locke “libertà dell’individuo su se stesso”
Il socialismo dei primordi nasce su una piattaforma di liberalismo progressista.
La scissione avviene quando il socialismo ritiene di fare da sé.
Già in Stuart Mill la libertà liberale per essere compiuta presuppone qualcosa di più che non il mero liberismo.
Dewey dice che se è vero che la libertà individuale è libero gioco dell’intelligenza, è altrettanto vero che le avverse condizioni economiche ne impediscono lo svolgimento e quindi l’intervento dello stato diventa necessario al fine di rimuovere questi impedimenti di ordine economico che limitano la libertà individuale.
Il liberismo, ovvero la mano invisibile del mercato risolve tutto, oggi non dovrebbe avrebbe avere più alcun senso.
In Italia le basi del pensiero politico liberalsocialista sono state messe da Calogero.
In Italia si è coniato il concetto di liberismo con Croce che ci ha consentito di distinguerlo nettamente dal concetto di liberalismo ovvero pensiero liberale.
Mentre in Francia il liberalismo è restato sinonimo di liberale, tanto che colà si poteva affermare che Pinochet aveva instaurato una economia liberale.
La globalizzazione in campo economico pone vincoli alla libertà di impresa degli Stati.
Zapatero per compensazione ha dovuto caratterizzare la sua azione politica di sinistra nell’allargamento delle libertà individuali. Il socialismo spagnolo si è distinto per la tutela dei diritti civili ovvero per il riformismo liberale.
In Italia nulla.
Ci sono state accuse al tempo del governo di centrodestra di Berlusconi di antiliberismo nei confronti del centrosinistra e viceversa di liberismo nei confronti di Berlusconi da parte del centrosinistra.
Ma il Berlusconi pur dicendo di essere liberista non ha fatto una liberalizzazione né ha fatto una privatizzazione.
Nessuna delle forze politiche che formano il centrodestra – Lega – AN – Destra clericale – Forza Italia) ha nel suo DNA una cultura politica liberale.
Così come per quanto riguarda il centrosinistra nemmeno almeno nella misura dell’85%.
Per questo non siamo in Italia paragonabili politicamente agli altri stati europei, ma non lo siamo neppure in campo economico.
Abbiamo troppi consigli di amministrazione e troppo pagati.
Nessuno parla più dell’inutilità delle Province, dell’economicità della gestione della pubblica amministrazione.
La gestione della cosa pubblica è nelle mani di politici che sono avulsi dal pensiero socialista e liberale.
Il compito di socialisti e liberali in Italia è quello dell’ammodernamento della società italiana.
(se si considera la complessità del pensiero suesposto, il sunto ricavato con molta buona volontà è decisamente un abbozzo che attende, come promesso dal relatore, di essere sostituito da una relazione completa scritta dall’autore stesso, entro fine luglio 2007 – Ogni promessa è debito!)



Antonio Landolfi – deputato emerito, Rivista Mondo Operaio

Per entrare nel merito, possiamo considerare oramai sinonimi il socialismo liberale e il liberalsocialismo.
Il manifesto del liberalsocialismo è stato scritto nel 1940 da Calogero, Capitini e pochi lo sanno anche da Bufalini.
Punto della riflessione del pensiero liberalsocialista è quello in particolare dell’economia.
Il principio diffusivo della proprietà è la riflessione teorica da cui parte Calogero facendo riferimento a Stuart Mill e successivamente a Marshall e altri ancora.
Il secondo principio da cui parte Calogero è quello partecipativo, che implica un modello terzo di impresa.
In Italia non si è mai posta la questione di questo modello alternativo.
Si è attuata il modello di stato imprenditore quello di privato imprenditore ma non quello alternativo di impresa partecipata dal lavoratore.
La grande sfida odierna si gioca in economia su questa terza opzione …diffusione della proprietà … partecipazione all’impresa.

Enzo Marzo – direttore Rivista Critica liberale

La situazione è più grave.
Bisogna dare risposte politiche alla crisi del Paese. Il socialismo e il liberalismo hanno perso entrambi.
Il socialismo è arrivato con le ossa rotte dalla prima I^Repubblica.
Il liberalismo ha detto qualsoca nel 1940 con Calogero ma contro il fascismo.
In termini teorici Calogero fa delle critiche a Rosselli.
Il termine liberalsocialismo ha avuto il suo momento clou nel 1940.
Ma ora ? come si può riconsiderare ?
Prima bisognerebbe arrivare a un riconoscimento della crisi del nostro sistema in senso qualitativo.
Un contributo può venire dal côté liberale perché tratta della questione del potere che non si può sopprimere ma si può ammansire … dividendolo.
Purtroppo oggi siamo invece alla massima confusione del potere con Berlusconi.
Il caso diventa ancora più grave quando diventa accettato come cosa normale, è così che si è inquinato totalmente il campo politico.
Si è passati dalla militanza politica alla burocrazia politica.
E’ riuscita l’operazione mediatica di dividere il Paese in due campi quello Berlusconiano e quello comunista.
Oggi il socialismo deve recuperare se stesso.
Ma la crisi del socialismo viene da lontano … dall’incompresione che Nenni ha avuto di Rosselli.
Oggi la tragedia è ancora maggiore. Gli ex comunisti dei DS che liquidano il loro partito per fare dimenticare di essere esistiti.
Non c’è più la ragione politica della politica.
Non c’è una analisi delle condizioni della democrazia in questo Paese. Significa che non c’è più democrazia.
La nascita del PD lascia lo spazio a sinistra.
Una prateria per lo SDI e la consulta socialista se si apre a spazi più grandi.


Luciano Pellicani – Direttore della Rivista Mondo Operaio

Il quadro che abbiamo di fronte non è ottimistico.
Persiste l’anomalia italiana lasciataci in eredità dallo smisurato PCI.
Tre i punti critici in precedenza per la sinistra

Considerare la democrazia liberale uguale a borghese
Il mercato contrario a socialismo
La NATO come elemento di contrasto

Morta l’anomalia comunista ci si doveva allineare al sistema socialista europeo. Sistema lasciatoci in eredità dal riformismo laburista-liberale di Beveridge che ha previsto lo stato sociale universale in Europa.
Opposto al liberismo = mercato massimo e Stato minimo.
Sistema politico che in USA ha uno stato sociale residuale che registra oggi a 30 milioni di cittadini senza copertura assicurativa sanitaria.
Cionostante la critica agli eccessi del capitalismo ovvero al liberismo è cessata da parte del socialismo europeo da almeno 15 anni.
Noi socialisti abbiamo lasciato in Europa la critica al liberismo e la difesa dello stato sociale universale ai liberali.
Attualmente il pericolo numero uno della società sono i fondamentalisti del mercato.
Dobbiamo essere consapevoli che il sistema liberalsocialista – socialdemocratico dell’Unione Europea è moralmente più giusto rispetto a quello liberista USA.
Due le attuali anime del socialismo
1) socialismo liberale o socialdemocratico
2) liberalsocialismo
L’anima del socialismo liberale di Rosselli si colloca all’interno del filone revisionista marxista di Bernstein.
Mentre il liberalsocialismo di Calogero e Capitini discende dal pensiero liberale.
Il socialismo oggi è da interpretare solo in chiave liberalsocialista.
Mentre il liberalismo è critica del potere. Potere che, come è stato già detto non si può eliminare. Gli anarchici sognavano la libertà completa dell’individuo.
Oggi dobbiamo recuperare di pari passo la cultura liberale e la cultura socialista.

Pierfranco Pellizzetti – Rivista Critica Liberale
Nel 1700-1800 il liberismo aveva un segno positivo. Liberava dalle pastoie l’impresa borghese dal potere monarchico.
Dopo il novecento acquisisce un segno negativo.
Il movimento socialista ma anche i regimi totalitari del 900 si frappongono al puro mercato.
Finito la seconda guerra mondiale abbiamo all’incirca fino agli anni ‘70 politiche che mitigano il mercato e permettono l’attuazione dello stato sociale di tipo universale.
Il liberismo riprende successivamente agli anni 80 e fino agli anni 2000.
Oggi fine della politica fine del socialismo e fine del liberalismo.
Tutta la classe politica ha avuto una mutazione genetica e tutti sono saliti sul carro del vincitore. La politica novecentesca è finita.
Una possibile speranza la si può ancora trovare nelle politiche sul territorio …
nella dimensione locale.


Elenco argomenti

Socio fondatore del Gruppo di Volpedo e del Network per il socialismo europeo .