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AUTOGESTIONE-COGESTIONE DELL'IMPRESA

 

TITOLO

Appunti di viaggio e riflessioni sul futuro 17 novembre – 6 dicembre Argentina, 7 dicembre 14 dicembre 2010 Brasile di Luigi Fasce)

DATA PUBBLICAZIONE

27/12/2010

LUOGO

Genova


Il viaggio ha avuto tre scopi,
-turistico classico
-l'incontro vissuto con alcune realtà del Partito Socialista Argentino;
-l'immersione nelle esperienze delle “empresas recuparadas”.

Il viaggio turistico
In Argentina, è cominciato con baricentro Buenos Aires e dintorni, con puntate a Tigre, Sant ‘Antonio, Rosario, La Plata, Colonia (Uruguai), e infine alle Cascate di Iguasu parte Argentina e poi parte Brasile.
In Brasile, Iguasu, Rio De Janeiro, Salvador, e San Paulo, ma solo per la partenza per l'Italia dall'aeroporto.
Il tutto nel periodo pre estivo con punte di caldo intorno ai 35 gradi. A Buenos Aires con vista sul mare, grigio, della Boca e d'intorni che in realtà è acqua dolce, fortemente inquinata, dell'imponente rio della Plata. In seguito visita alle imponenti cascate di Iguasu e infine e a Rio De Janeiro e Salvador con vista mare verde dell'oceano Atlantico e relativi bagni balneari di rito.
Allo splendido ambiente naturale si contrappone un ambiente sociale e politico abbastanza deprimente. Grandissime le disuguaglianze sociali. Povertà palpabile e scippi quotidiani. Assistenzialismo improduttivo. Stato sociale a minimi termini, con scuola pubblica poco adeguata e con ospedali pubblici inefficienti. Trasporti pubblici anche quelli cittadini gestiti da una moltitudine di privati. La rete ferroviaria inesistente pur in presenza di una estensione territoriale immensa. Tutto viaggia su gomma dal piccolo taxi (a Buenos Aires sono migliaia, una fiumana sempre in movimento, e a buon prezzo) ai camion obsoleti e per le lunghe distanze pullman di ogni genere dal più vetusto a quello può moderno. Come carburante benzina integrata da biometanolo ricavato da immense piantagioni di canna da zucchero, tutto terreno sottratto all'agricoltura. In sintesi quasi tutto è privatizzato economia e servizi pubblici.

L'incontro vissuto con la realtà del Partito Socialista Argentino
C'è stata l'occasione, peraltro annunciata fin da quando ero in Italia, di poter partecipare il giorno 20 novembre 2010 a Buenos Aires Sede Salon Versaille – Palais Rouge - Solguero 1433 alla “Conferencia politica nacional del Partido Socialista”. Evento notevole per la numerosissima partecipazione di iscritti e dirigenti proveniente da quasi l'intera Argentina che è grandissima come sappiamo è 9 volte l'Italia. E' stata annunciata la candidatura alla presidenza dell'Argentina alle elezioni dell'autunno 2011 di Hermes Binner, l'attuale presidente della Provincia di Santa Fè, in precedenza Sindaco di Rosario.
Binner come si evince dalla sua “Rasena Parlamentaria”è stato anche deputato nazionale dal 2005 al 2007. Ha introdotto la conferenza il senatore Ruben Giustiniani presidente del Partito Socialista Argentino, si sono succeduti moltissimi interventi di rappresentanti del partito delle diverse Province. Tra gli altri in audio-video c'è stato l'intervento di Pino Solanas, attualmente deputato nazionale, noto regista argentino che ha documentato con filmati vari la crisi Argentina e i percorsi di lotta dei lavoratori delle fabbriche occupate.
E' stata l'occasione di fraternizzare con moltissime compagne e compagni tra cui la rappresentante della provincia di Santa Fè Maria Elena Barbagelata e di Roberto Simiand Segretario politico della città di La Plata.
Il 4 dicembre verso la fine della permanenza a Buenos Aires abbiamo partecipato alla festa del circolo dei socialisti di La Plata incontrando diversi deputati, non solo socialisti ma di altri partiti alleati per le prossime elezioni presidenziali e in particolare il deputato Ricardo Cuccovillo.
In Argentina o trovi persone con cognome italiano, tanto delle Isole, tanto del sud, centro nord ovest-est, come abbiamo visto essere quello genovese di Barbagelata e campano di Cuccovillo o persone di tutti gli strati sociali che al 60% hanno almeno un ascendente italiano.
Senza sottacere i problemi per le alleanze – anche in questo caso c'è la rincorsa al centrodestra - per le elezioni alla presidenza dell'Argentina, un fatto positivo è certo, nella sinistra la centralità e la maggior consistenza numerica è quella del Partito socialista argentino che ovviamente fa parte dell'Internazionale Socialista.
Certo bisognerebbe sapere cosa sta facendo oggi l'Internazionale Socialista per contrastare l'attuale egemonia neoliberista-teocon globalizzata.
C'è da segnalare, grandezza territoriale a parte, la singolare analogia del presidente di Santa Fé, Hermes Binner con il nostro Nichi Vendola presidente della Puglia che sembrano possedere le stesse caratteristiche, onestà, capacità di governo, politiche progressiste e di solidarietà sociale.

L'immersione nelle esperienze delle “Empresas recuperadas”
(Alessandro Bagnulo)
Significa in sintesi un decennio di lotta dei lavoratori per la difesa del posto di lavoro che è iniziata con l'occupazione delle fabbriche, ma anche di piccole-medie imprese a causa della crisi Argentina del 2001 e che vede il coinvolgimento di circa 200 imprese (circa 10 mila occupati) con tipologia estremamente varia e di diverse dimensioni (tessili, frigoriferi, carne, latte, pasta, saponificio, motori, alberghiere, ristorazione, ecc. , per addivenire nel corso degli anni e fino all'attualità all'acquisizione legale dell'impresa sotto forma di cooperativa. Acquisizione legale consentita dalla legge nazionale n.19551 art.240 (in analogia, pare, alla nostra legge Marcora del 1985) e applicata in questi anni con particolare diligenza e supporto con programmi specifici dalla Provincia di Santa Fé. Il fenomeno in questione come già detto è stato determinato dalla spaventosa crisi economica dopo il 2001 e la lotta dei lavoratori è stato fatto sulla spinta della necessità assoluta di mantenere un posto di lavoro retribuito. Dunque per necessità virtù e non per presa di coscienza della propria condizione di lavoratori sfruttati. Comunque duecento di imprese salvate con i dieci mila lavoratori che hanno salvato il posto di lavoro e hanno mutato radicalmente le condizioni del proprio lavoro mi sembra un risultato notevole su una popolazione di circa 40 milioni ma concentrati in due o tre poli territoriali Buenos Aires, Plata, Santa Fé e solo in minima parte nell'immensa Patagonia che non si fa mancare una centrale Nucleare nonostante l'abbondanza di petrolio, biometanolo, e energia da fonte idroelettrica. Diversamente che dalla Mongolia dove in ogni “ger” (capanna) sperduta del deserto ha un pannello solare per fare funzionare lampada, tv e macchina da cucire, non ho visto un pannello solare in tutto il nostro scorrazzare tanto in Argentina tanto in Brasile, eppure il sole caliente, sebbene a sprazzi non manca. Ma neanche nelle favelas ci sono i pannelli solari, ci sono invece le parabole satellitari, le antenne televisive che, però, funzionano a energia elettrica scroccata dalla rete municipale. Certo né più né meno di certe parti di Italia. Interessante a mio avviso la comparazione tra il fenomeno “imprese recuperate” in Argentina con i salvataggi di imprese in Italia che hanno beneficiato della Legge Marcora.
(Vanda Spoto presidente della LegaCoop Campania - Dalla disoccupazione alla coop. La legge Marcora Va potenziata ? 20 gennaio 2010)
Per reperire questi dati statistici è bastato fare una ricerca su Google . Mentre ho ricavato i dati argentini dal capitolo sulle “Le imprese recuperate” del “Programma integrado de Cooperaciòn Técnica” scritto da Alessandro Bagnulo, capitolo che anche è una efficace chiara sintesi per orientarsi sul fenomeno e dalla eccellente ricerca di Carlo Lallo COOPERATIVE ARGENTINE: AUTOGESTIONE OPERAIA E FABBRICHE SENZA PADRONI Crisi e conflitti – periodico on line – 2007 che si può leggere per intero nel sito www.circolocalogerocapitini.it sotto argomento “autogestione e cogestione imprese”.
Ho avuto l'appoggio dell'Istituto di Cooperazione Economica Internazionale (ICEI) nella persona del suo presidente Alfredo Somoza, che già qui in Italia prima della partenza ha predisposto i contatti necessari con i suoi collaboratori della sede ICEI di Buenos Aires: Valentina Uccelli e Cristian Brisasco.
Ho avuto anche utili colloqui con la responsabile dell'ufficio di rappresentanza della Provincia di Santa Fè dr.ssa Barbagelata Maria già deputato al Parlamento nazionale e del dr. Gonzalo Toselli del Ministerio de la producion della Provincia di Santa Fé. Fondamentale il contatto con Alessandro Bagnulo provvidenzialmente indicato dall'ICEI di Buenos Aires. A suo dire ci sono stati in Italia una marea di articoli e anche di tesi di laurea dedicate al fenomeno dal 2001 ad oggi. Personalmente in Italia non ho riscontato tanto clamore, confesso di esserne venuto a conoscenza qualche anno dopo l'inizio delle occupazioni mediante presentazione di un filmato a Chiavari – Croce Verde - dedicato alla Zanon, fabbrica di piastrelle situata nel nord della Patagonia. Pare anche che si sia verificato un vero e proprio pellegrinaggio in Argentina di entusiasti del fenomeno “occupazione delle fabbriche”. Francamente gli echi e soprattutto l'azione politica in tal senso non li ho percepiti qui Italia. La mia ricognizione sul posto, a quasi 10 anni dall'inizio della lotta per il recupero delle imprese da parte dei lavoratori, è giunta oramai nella fase del raffreddamento dei facili entusiasmi che non intendo rinfocolare. Intendo invece verificare se queste realtà imprenditoriali gestite oramai in maniera consolidata possono essere di esempio per noi europei e in particolare per noi italiani attualmente e ancora per molto tempo sotto scacco dell'offensiva liberista che con leggi coattive ha blindato il sistema economico liberista globalizzato. In realtà in Argentina ci sono anche stati casi che dopo l'autogestione, parlo di piccole imprese, sono state rivendute a un padrone. Penso che la mentalità cooperativistica per una organizzazione aziendale per chi è stato semplice dipendente “sotto padrone” non sia cosa facile da acquisire. Mentre so per certo che in Argentina la cultura psicoanalitica è diffusa, ignoro se ci sia stata anche qualche esperienza di collaborazione di psicologi dell'organizzazione aziendale. Ecco perché per le realtà imprenditoriali che si sono consolidate sarebbe importante riuscire a capire cosa è realmente successo nel percorso che va dalla prima tappa dell'occupazione a quella finale della gestione legalizzata in cooperativa. Compito che può svolgere soltanto una istituzione importante come l'Università, Istituto di Ricerca, o magari la nostra Lega delle cooperative per verificare se i fattori di crisi sono stati di ordine giuridico, manageriale o psicologico e come sono stati risolti.


Riflessioni di attualità e sul futuro
Questo ultimo argomento mi sembra particolarmente significativo per l'attuale momento in Europa e in particolare in Italia, sebbene non ci sia la deflagrante crisi finanziaria - economica vissuta in Argentina con gli effetti sociali devastanti (oramai quasi nell'oblio), perché stiamo attualmente subendo uno strisciante subdolo attacco all’occupazione con reiterati casi di delocalizzazioni con chiusura dell'impresa e licenziamento dei lavoratori (due ultimi esempi, quello recente dell'OMSA e quello ancora in corso di Gucci).
Ritengo particolarmente importante riportare all'attenzione della sinistra queste esperienze vissute prima drammaticamente e poi, attualmente oramai con qualche anno di rodaggio fatto, una realtà importante per la possibilità di reagire dal basso all'offensiva neoliberista che distrugge le imprese per aumentare a dismisura la rendita di capitale, anche quando queste sono ancora vitali e produttive, senza tenere in alcun conto della presenza dei lavoratori ridotti alla stregua di “macchinari obsoleti”, fardello antieconomico da sostituire con mirate delocalizzazioni delle imprese in Stati con manodopera costretta a all'estremo sfruttamento.
Non dimentichiamo certamente che queste condizioni di sfruttamento globalizzato dei lavoratori sono state rese possibili dalle politiche neoliberiste-teocon della destra mondiale, cominciate da Reagan-Thatcher ma sono state colpevolmente poi continuate in Europa da Blair-Schroeder-Prodi e sono tuttora coattive mediante accordi, ieri del trattato Maastrich oggi di quello di Lisbona, che consentono di dettare leggi liberiste in ogni angolo dell'Unione Europea.
Restiamo in ansiosa attesa che il Partito socialista Europeo riprenda la sua naturale vocazione socialdemocratica in economia di concreto contrasto a politiche tanto liberiste tanto conservatrici riproponendo da un lato supervisione e controllo dell'economia, intervento diretto in alcuni settori strategici dell'economia, ma anche per calmierare il mercato andato fuori controllo, il tutto peraltro previsto da ”Art. 41 della nostra Costituzione. L'iniziativa economica privata è libera. Non può svolgersi in contrasto con l'utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana.
La legge determina i programmi e i controlli opportuni perché l'attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali.”, e da Art. 43. “A fini di utilità generale la legge può riservare originariamente o trasferire, mediante espropriazione e salvo indennizzo, allo Stato, ad enti pubblici o a comunità di lavoratori o di utenti determinate imprese o categorie di imprese, che si riferiscano a servizi pubblici essenziali o a fonti di energia o a situazioni di monopolio ed abbiano carattere di preminente interesse generale.”, dunque economia mista, difesa beni e servizi pubblici e stato sociale universali ma anche difesa e allargamento dei diritti delle libertà individuali strettamente intrecciati con l'economia reale.
Pare che non si voglia capire questo nesso e si insiste con la pura e semplice politica repressiva mediante le forze dell'ordine che in alcuni Paesi prevede anche l'impiego dell'esercito, e non si vuole procedere nell'unico modo possibile per stroncare l'illegale, criminale, mercato globalizzato delle droghe che consiste nel liberalizzate le droghe leggere e legalizzare medicalizzandole quelle pesanti. Ricordo a questo proposito un esempio estremamente significativo, il mercato monopolistico della cocaina lasciato in mano alle mafie ha un “fatturato” impressionante e riesce a condizionare, anzi sta progressivamente soppiantando l'economia sana, legale con quella illegale mafiosa. Non è certo con gli interventi di polizia che si può fermare questo illegale mercato ma ponendo fine all'epoca del proibizionismo di queste sostanze così come è stato fatto con l'alcool negli anni 30 negli USA: Solo così comincerà il graduale risanamento dell'economia in buona parte del mondo ed in particolare in Italia.
Augurabili ma di là da venire gli interventi a livello globale da parte di stati a conduzione governativa socialista, dall'internazionale socialista ma anche dall'internazionale sindacale presso : G8 e G20, ONU, WTO, FMI, Banca mondiale, ILO.
E' incredibile che i partiti della sinistra, in primo luogo quello socialista che fino agli anni 80 ha svolto una efficace azione di riformismo economico (difesa di IRI, ENI, nazionalizzazione dellenergia elettrica), sociale e libertario, ma questo vale anche per gli ex comunisti prima PDdS poi DS e infine, ma oramai fuori tempo massimo per fare qualcosa di sinistra, del PD , non abbiamo contrastato le direttive dell'Unione Europea e le leggi liberiste dei governi di centrosinistra mettendosi contro i D'Alema, Amato, Ciampi, Prodi. Vale la pena di ricordare che la fase italiana dell'ultimo Craxi è stata propedeutica al neoliberismo. Purtroppo questa è l'impietosa diagnosi da cui dobbiamo forzatamente ripartire. Dobbiamo sapere che è da questa base di devastazione economico-sociale che siamo costretti a ripartire con l'azione politica efficace di contrasto.
Pensare globale e agire localmente.
Dunque, per non aspettare annichiliti una tardiva azione politica da parte di PES e dell'Internazionale Socialista di forte contrasto a livello almeno europeo e mondiale, per non ritrovarci anche in Italia a fare le stesse esperienze dai lavoratori argentini dobbiamo attrezzarci da subito per mettere in atto una capillare azione di contrasto. Come ho già avuto modo di indicare nel mio articolo “ Il punto archimedico del riformismo socialista.” e precisamente al punto “Qui intendo concentrami sulla questione del capitale che detiene i mezzi di produzione di marxiana buona memoria e i modi di trasferire ai lavoratori il capitale.”
Si tratta di colpire i punti critici del capitalismo, per le grandi aziende erodere il potere del capitale pretendendo come in Germania la Cogestione (art.46 Costituzione Italiana) e per le medie e piccole imprese, considerato il boccone mangiabile, che il capitale-lavoro faccia a meno del capitale-denaro. Lo strumento adeguato, di cui sono venuto solo di recente a conoscenza già utilmente applicato in Italia, a mio avviso molto limitatamente, per bloccare d'ora in avanti ogni possibile delocalizzazione delle nostre medie e piccole imprese è Legge Marcora Legge 27 febbraio 1985, n. 49 - Provvedimenti per il credito alla cooperazione e misure urgenti a salvaguardia dei livelli di occupazione.
Legge varata come come prescritto dalla nostra Costituzione, di cui all'Art. 45 “La Repubblica riconosce la funzione sociale della cooperazione a carattere di mutualità e senza fini di speculazione privata. La legge ne promuove e favorisce l'incremento con i mezzi più idonei e ne assicura, con gli opportuni controlli, il carattere e le finalità.”
Purtroppo anche l'originaria Legge Marcora sopra citata che già dagli anni 80 stava svolgendo una rilevante azione di salvataggio di piccole imprese italiane trasformandole in produttive cooperative è stata “riveduta e corretta” secondo le liberiste direttive europee restringendo le possibilità di aiuti pubblici alle imprese fallite che avevano la necessità di trasformarsi in cooperative . Secondo l'assioma liberista imposto dalla U.E. che non si può da parte dello Stato privilegiare nell' agone della competizione libera sui mercati alcuna impresa. Proprio nella fase storica in cui le agevolazioni erano più necessarie mantenere in vita le aziende in sofferenza prima che arrivasse la crisi finanziaria della fine del 2008 e attualmente ancora in corso con i fallimenti d'impresa e con l'andazzo incontrastato delle delocalizzazioni selvagge di imprese ancora sane.
Mentre fino agli anni novanta la legge Marcora ha consentito, come sopra indicato ma anche da testimonianza diretta fattami dell'allora presidente nazionale della Lega delle Cooperative Lanfranco Turci, il recupero in Italia di numerose realtà produttive.
Occorre riprendere il cammino interrotto come peraltro già perorato recentemente dalla presidente della Lega Coop Campania, a partire da proposte di legge e di programmi regionali che vadano a integrare in questo senso le politiche del lavoro.
Occorre produrre un formidabile sostegno a ogni organizzazione che ha adottato il principio di cooperazione, mondo dell'associazionismo in generale, terzo settore, ma primariamente la Lega delle Cooperative perché è in nel campo dell'impresa economica che dobbiamo sferrare la nostra offensiva contro l'impresa privata che ha adottato principio di competitività ad ogni costo, ma sostanzialmente a spese dei lavoratori. Occorre a mio avviso riformare in senso originario o addirittura implementare la “Nuova Legge Marcora”, ma per poterla utilmente cambiare occorre prima conoscere bene le modifiche apportate e verificarne i margini di utilizzo attuali. Dalla mia ricerca ho potuto sapere quanto segue: la "nuova legge Marcora" si compone di due titoli: il primo disciplina il fondo di rotazione per la promozione e lo sviluppo della cooperazione denominato Foncooper.
Il secondo titolo è relativo all’istituzione e al funzionamento del fondo speciale per gli interventi a salvaguardia dei livelli di occupazione.
Tale secondo strumento permette ai lavoratori provenienti da imprese che hanno cessato l’attività, di costituire cooperative di produzione e lavoro sociali beneficiando di una partecipazione minoritaria al capitale e di un finanziamento da parte di una finanziaria creata appositamente dalle Centrali Cooperative.”
Bisogna assolutamente verificare l'attuale efficacia per i necessari salvataggi che in Italia si renderanno sempre più frequenti da oggi in avanti. I contatti con rappresentanti della Lega Coop sono in corso, confido di riuscire a fare presto il punto sui risultati conseguiti recentemente in Italia dalla legge Marcora modificata: individuare quale agenzia governativa nazionale se ne occupa assieme al Cfi, predisporre il monitoraggio per rilevare se e quali Regioni hanno implementato la Legge Marcora legiferando in proposito e attuato programmi con i relativi stanziamenti di fondi da assegnare alle Province che hanno la delega per le politiche del lavoro. Poi su questo argomento chiedere anche ai soggetti istituzionali preposti secondo Costituzione (Governo nazionale, regionale e amministrazione provinciale e comunale) in concreto cosa stiano facendo. Penso che la Lega delle cooperative dovrebbe essere il principale protagonista e un fortissimo alleato per sollecitare le istituzioni all'applicazione della Legge Marcora a mettere in atto un programma straordinario per la difesa della media e piccola impresa in Italia. Penso che però dovrebbero essere coinvolte anche Confapi, CNA e in generale ogni soggetto economico organizzato, comprese le Camere di Commercio come pure le Fondazioni Bancarie, nel nostro caso La Fondazione CARIGE.
In fondo si tratta valorizzare la secolare esperienza della cooperazione in Italia, e iniziare una efficace azione politico-sociale di contrasto alle politiche liberiste (peraltro anticostituzionali) dei tagli agli incentivi pubblici (statali e regionali che siano) tagli meramente ideologici, ma tanto è, non c'è articolo del titolo terzo – parte economica della Costituzione che non sia stato proditoriamente sterilizzato dalla “mano visibilissima del mercato liberista” imposto agli Stati (sovrani ?) dalle multinazionali.
All'efferato nemico neoliberista contrario a permettere di avere la possibilità di agevolare la costituzione di imprese cooperative – peraltro in adempimento della Costituzione - sopraggiunto dopo il 2000 bisogna aggiungere le forti resistenze generali di ordine ideologico ma anche di ordine psicologico che hanno ostacolato lo sviluppo delle imprese di lavoro cooperativistico. Il paradossale combinato disposto di ideologia comunista, parte maggioritaria della sinistra fino agli anni '90 e di riottosità individuale a prendersi la responsabilità di gestire in senso cooperativistico una impresa hanno creato un sottofondo culturale ostile, l'attuale deleterio pensiero individualista di cui si comincia a vedere i negativi effetti sociali, familiari. Il gravissimo sintomo individuale di questi effetti sono i ricorrenti suicidi tanto di piccoli imprenditori tanto di singoli lavoratori rimasti disoccupati.
E' causa di questa cultura l'analoga ostilità nei confronti della cogestione delle grandi fabbriche private anch'essa prevista dalla costituzione di cui a “Art. 46.
Ai fini della elevazione economica e sociale del lavoro in armonia con le esigenze della produzione, la Repubblica riconosce il diritto dei lavoratori a collaborare, nei modi e nei limiti stabiliti dalle leggi, alla gestione delle aziende.”
Bisogna riprendere lena per rimettere in agenda questi due obiettivi, peraltro come ben chiarito, decisamente sanciti dalla Costituzione Italiana.
Oggi in verità molti della sinistra anche di cultura comunista si stanno facendo difensori della Costituzione, mi dicono che Bertinotti – di recente qui a Genova mentre ero in Argentina a un convegno di SEL si è speso in questo senso. Il fortunoso casuale incontro del 3 dicembre 2010 a Rosario nella Provincia di Santa Fé con il presidente della Lega Coop Italiana Giuliano Poletti e di Massimiliano Smeriglio dell'ufficio di presidenza nazionale di SEL colà convenuti per un convegno con José Abelli e numerosi dirigenti argentini del "Movimento imprese recuperate” (con i quali abbiamo pranzato mia moglie ed io al Ristorante La Parrillia del Centro”, una delle tante imprese recuperate), così come da annuncio del 22 dicembre 2010 per cui ,sono tutti segnali che fanno ben sperare per la ripresa di questa lotta, ma che va incrementata quotidianamente con una convinta azione capillare. Bisogna riprendere il cammino interrotto dai tempi – sembrano passati secoli - di “Marghera contro Cernobbio” quando nella V^ edizione del Forum di Sbilanciamoci! Marghera, 6-9 settembre 2007 “L’IMPRESA DI UN’ECONOMIA DIVERSA Globale e locale per un modello di sviluppo dal basso, sostenibile e partecipato.” ancora si discettava ad alto livello governativo sull'argomento e vedeva presenti personaggi significativi, tra i tanti, Susan George (Vice presidente di Attac), Josè Abelli (Fondatore "Movimento imprese recuperate”, Argentina) Luciano Gallino (Presidente Fondazione responsabilità sociale di impresa), Marco Revelli (Università di Torino), Gianni Rinaldini (Segretario generale della FIOM), Paolo Ferrero (Ministro della Solidarietà Sociale), Fabio Mussi (Ministro dell’Università e della Ricerca), Alfonso Pecoraro Scanio (Ministro dell'Ambiente), Patrizia Sentinelli (Vice Ministra agli Affari Esteri), Luisa Morgantini (Vice Presidente del Parlamento Europeo), Paolo Cento, Sottosegretario al Ministero dell’Economia, Alfonso Gianni, Sottosegretario allo Sviluppo Economico.
Confido che il concetto “licenziare i padroni !” si faccia ora concreto programma della sinistra in Italia e poco importa se gli sbocchi avranno diverse forme di autogestione come già si intravede dall'esperienza Argentina (vedasi “Un'altra fabbrica è possibile di Claudio Tognonato - il manifesto del 21/04/2007 - Il nuovo modello argentino delle «fabbriche recuperate», che si oppone al neoliberismo in nome della solidarietà, si estende in altri paesi latinoamericani. E cerca accordi economici internazionali. Un incontro con Josè Abelli”), quello che è il denominatore comune delle “imprese recuperate” è mettere fuori dall'impresa produttiva il capitalista-padrone, tanto del capitale familiare in mano a pochi tanto del capitale disperso nel mondo finanziario gestito da rapaci manager.



Socio fondatore del Gruppo di Volpedo e del Network per il socialismo europeo .